Stringhe coperte di luci dorate s'arrotolavano attorno alle piante, ai fiori e sulle pareti di vetro della serra, attraverso le quali rosseggiava il tramonto imminente. Lucciole volavano nell'aria, completando l'illuminazione fatata. Nel centro della serra c'era un gazebo dalle forme sinuose, una specie di gabbia sontuosa e magica, posta su una pedana sopraelevata. All'interno del gazebo, c'era un tavolino in ferro battuto con due sedie.
Appoggiato al tavolino, le mani in tasca e la solita espressione corrucciata venata di un'insolita insicurezza e impazienza, c'era Bakugou, baciato dai raggi fluorescenti del sole calante.
Indossava una t-shirt arancione, scarpe da ginnastica chunky multicolore e - Kirishima non riusciva a credere ai propri occhi - jeans della sua misura.
Cercò di ricapitolare nella sua mente cosa era successo in quell'assurdo pomeriggio.
Le ragazze lo avevano tirato fuori dalla sua stanza con l'inganno, l'avevano vestito e truccato di tutto punto per poi fingere di portarlo in un locale e lasciarlo davanti a quella che sembrava una serra, fuggendo via con delle scuse assurde, dopo averlo spinto dentro a forza.
Soltanto che la serra sembrava essere stata addobbata per ospitare un matrimonio, e dentro c'era Bakugou, vestito come se volesse impressionare qualcuno.
Ma chi? Chi mai poteva voler impressionare, Bakugou, che non si curava dell'opinione di nessuno?
Me.
Kirishima deglutì, arrossendo. Non è possibile, pensò. Non voleva permettersi di crederci, di illudersi, aveva troppa paura di farsi male. E se le ragazze avessero condotto lì anche Bakugou senza spiegargli nulla? Se anche lui fosse caduto vittima degli intrighi di quel club di fangirls fuori controllo?
"Datti una mossa e vieni qua, Kirishima!" esclamò d'improvviso il biondo, riscuotendolo dai soliti pensieri negativi che tendevano a trattenerlo e soffiando via l'incertezza in una sola frase.
Kirishima scattò meccanicamente verso l'amico come un cane fedele, imbarazzato e rigido, fastidiosamente cosciente di sé stesso - era come se ogni parte del suo corpo fosse improvvisamente diventata scoordinata e buffa sotto lo sguardo vermiglio del ragazzo per il quale aveva una cotta.
Bakugou aveva un bracciale di cuoio arrotolato a più giri attorno al polso. Sottolineava la forma dei suoi avambracci. Le braccia piegate nel gesto di aggrapparsi al tavolo erano tese e toniche. Kirishima si soffermò sui bicipiti un secondo di troppo, per poi saltare direttamente al viso del biondo, come un bambino colto con le mani sporche di cioccolata.
Bakugou non sembrava dispiaciuto di essere stato squadrato così attentamente. Sembrava trattenere a stento un sorrisetto compiaciuto. Gli occhi di Kirishima corsero sul dilatatore rosso a forma di spirale che pendeva da un orecchio dell'amico. Era la prima volta che gliene vedeva indossare uno. Gli stava benissimo.
"Ce ne hanno messo di tempo a portarti qua" borbottò il biondo.
"Quindi tu lo sapevi?" balbettò Kirishima, col tono di chi ha bisogno di un cartello luminoso scritto in stampatello prima di credere che i propri sentimenti possano essere ricambiati.
"Certo che lo sapevo, sono io che gli ho chiesto di farti preparare e portarti qui!" tagliò corto il biondo, mettendo fine al dibattito interiore dell'altro. "Sono state brave..."
Il ragazzo gli girò attorno guardandolo attentamente. Kirishima non aveva idea di cosa fare o dire. Era talmente rosso e accaldato da sentirsi la testa leggera.
"Non essere così rigido, dannazione" mormorò Bakugou, passandosi una mano sul viso. "Di' qualcosa."
Il rosso trattenne un sorriso, lo sguardo basso.
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KiriBaku // Points of View
FanfictionKirishima rimane incastrato in una serata tra ragazze, ed è così che queste smascherano la sua colossale cotta per il suo migliore amico e decidono di intervenire per salvarlo da delusione certa. Il loro punto di vista, tuttavia, verrà ribaltato.