Enumerazioni

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Due di notte e siamo ciechi, c'è quella distesa nera, dev'essere il mare; sospesi nel buio della nostra cecità cantiamo una canzone già cantata, avviciniamo le sirene. Senza volto nell'estasi dei sensi, siamo esseri fatti di pelle, l'aria umida e rovesciata nella pioggia diventa il ponte delle nostre visioni. Eterna e incessante, la viviamo nei solchi e nelle impronte, l'acqua che erode le rocce è un'estensione del nostro corpo presente. Entrambi destinati all'erosione in un tempo inorganico in cui perderemo le tracce allargando le tracce, e ci distenderemo.

C'è una mappa, che in qualche modo ci condurrà fuori dalla scena. Congedati nell'intero o per metà, per quanto di me per quanto di te, sovrapposti intersecati, funzionali e senza soluzioni. Proiettàti nel capriccio di definire la formula.
Hai scritto col gesso quello che il mare ha dilaniato.
Nel chiedermi perché hai tracciato il suo confine, scartato l'involucro: non saprai dove buttarlo e lo avvolgerai al collo. Fingerai di conoscere il finale, una volta abissato il tutto nel tentativo di strozzare qualcosa. Quel che hai seppellito l'avrai disperso e digerito in altre forme, mai annegato.

Tre di notte, c'è quell'ombra che è una nuvola di atomi, io che non so chi sono ma so che sono.
Una luce scivola fredda sull'acqua; non c'è luna, nave, lampione, faro né terra. Conto sessanta minuti un'ora, quattro increspature, tremilaeseicento secondi enumerando ancora l'origine e il limite, il nome il percorso deviato, il muovere al buio dell'onda che forse ti avrebbe allontanato.

Il mio sangue è una distesa di asfaltoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora