Penso alla pelle come al mio organo preferito,
ha così tante cose da raccontare.
Il centro caldo del dolore
a vita nuova restituito
migra verso l'esterno.
Non ha motivo di trattenersi nella libidine
di una febbre che scioglie le tempie,
le infiamma come chi le ha troppo morse, cercate.
Lasciate tutti segni sulle guance
non sapendo come sigillarle
ché i vostri denti non le modelleranno quanto il tempo
ché tanto più morderete tanto meno resterà da scaldare
ché il mio cuore è nel petto e non più in bocca,
ché se fosse in bocca sputerebbe sabbia
che mi polverizzerò da sola.
Vedo sul tuo collo l'insistenza delle mie emozioni,
ringrazio di non essere atrofizzata,
che a staccarsi fosse solo la mia pelle, morta
mentre trasferivo il fiato dalle narici ai pori.Quanto è strano che ogni cellula accetti di smettere di vivere
per paura di uccidermi per intero.(11/10/22)
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Il mio sangue è una distesa di asfalto
PoesiaLe poesie di una ????enne che cerca ossigeno nell'arte.