Capitolo 2 ~ 별

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Il giorno seguente…
Dopo essermi svegliata stranamente ad un orario normale, decisi di farmi una doccia ed indossare un jeans ed una felpa rosa. Successivamente mi preparai la colazione e guardai i social, quando mi arrivò un messaggio.
Da “AD”: “Salve signorina Fallaci, il suo colloquio si terrà al ristorante “별” alle 10:00 in punto. Ricordi di portare il suo curriculum. Buona giornata.”.
Il nome del ristorante era piuttosto strano, “별” in italiano significava “stella”, lo trovavo piuttosto insolito come nome. Presi un respiro profondo, avevo paura di fallire un'altra volta anche se questa volta non si basava su un esame universitario o una questione amorosa ma su un colloquio di lavoro per fare la cameriera, quindi sarei potuta andare tranquillamente ma da quando ne ho memoria sono sempre stata negativa e pessimista, in maggior modo ora poiché da questo posto dipendeva la mia economia. Ma ora era tutto diverso, io ero diversa e per una volta volevo essere sicura di me…
Finita la colazione lavai gli utensili usati e andai a lavarmi i denti, erano ancora le 8:00, quindi avevo tutto il tempo per sistemare i miei documenti e il materiale necessario per il colloquio. Mi truccai un po’ e verso le 9:00 mi avviai verso la fermata dell’autobus e chiesi informazioni su come raggiungere la mia destinazione.
Dovevo prendere la linea 4477 e poi proseguire per alcuni vicoli a piedi, avevo tutto il tempo per camminare con tranquillità, per fortuna ieri mentre ero al minimarket avevo preso l’abbonamento dell’autobus per cui mi potevo spostare tranquillamente in tutta la città. Alla fermata c’erano molti ragazzi di all’incirca la mia età, probabilmente tutti studenti universitari e sicuramente con un giusto senso dello stile. Ridevano e scherzavano e mi dilettavo ad immaginare come fosse la loro vita, cosa facevano, com’era composta la loro famiglia, come si chiamavano, era come se creassi tante storie intorno a me. Fui sorpresa dall’arrivo del mio autobus e salì a bordo, mi sedetti su un sedile accanto al finestrino e iniziai ad ammirare le strade e i mille negozi, tenendo il conto delle fermate in quanto la mia era la penultima e non conoscevo ancora la zona.
Prima di scendere chiesi ulteriori informazioni su come raggiungere il ristorante all’autista il quale molto gentilmente, me lo spiegò. Appena scesa iniziai ad incamminarmi fino a quando non arrivai difronte ad una struttura di architettura moderna, che si differenziava dal resto delle costruzioni circostanti, con un’insegna abbastanza scura che mostrava la scritta “별”. Controllai l’orario, ero un po’ in anticipo ma decisi di entrare lo stesso. Un cameriere mi accolse dicendomi che il locale era chiuso e che non potevo entrare. Gli spiegai che ero lì per un colloquio e cercavo l’amministratore delegato e mi fu detto di aspettare, nel frattempo mi accomodai in uno dei divanetti. Mi girai intorno e il locale era spettacolare. Aveva le luci suffuse, ogni tavolo con le sedie e i divanetti era separato da pareti shoji (pareti scorrevoli tipiche giapponesi). Sporgendomi vidi che c’era una bacheca con la scritta “I nostri clienti preferiti” e al di sotto c’erano tante polaroid e post-it colorati, volevo avvicinarmi a scorgere meglio i volti delle foto ma subito vidi entrare un signore ben vestito e anche molto giovane. Il cameriere che mi accolse si avvicinò a lui e gli disse qualcosa indicandomi, quest’ultimo si avvicinò a me e si presentò:
“Salve signorina, io sono l’AD Ma. Lei deve essere la signorina Fallaci.” Disse inchinandosi.
“Salve, piacere mio”.
“Prego si sieda e iniziamo subito”. Sorrideva spesso e sembrava come se mi volesse mettere a mio agio. Gli diedi i miei documenti e il mio curriculum e iniziò a sfogliarlo.
“Allora signorina vedo che lei è italiana, come mai qui?”.
“Si. Sono qui perché sono attratta da questo paese e dalla sua cultura quindi ho intrapreso questa avventura”.
“Capisco. Molto coraggiosa.” -continuò- “Lei parla il francese, inglese, coreano, italiano e spagnolo nativo?”.
“Si. Mio padre e la sua famiglia sono di origine spagnola. Da un paio di mesi avevo intenzione di studiare anche il giapponese”.
“Ottimo, veramente. Ha avuto qualche esperienza anche nel campo della ristorazione vedo”.
“Si per venire qui ho fatto dei lavori part-time in alcuni ristoranti”.
“Beh, vede questo non è un ristorante come tutti gli altri, lo può notare” -in effetti i ristoranti coreani sono totalmente diversi da questi- “non a caso si chiama “별”. Questo locale è frequentato dalle star del kpop e dei drama, infatti nella nostra bacheca ci sono molti attori e cantanti conosciuti. Però apriamo anche al pubblico e ci sono volte in cui la gente è veramente tanta per questo cerchiamo sempre personale”. Annuì e lui continuò.
“Se non le dispiace le vorrei fare qualche giorno di prova perché molto spesso capita che le cameriere hanno reazioni spropositate davanti ai clienti per questo abbiamo solo camerieri maschi, sono più calmi diciamo”. Immagino che non sia facile per delle ragazze vedere magari l’attore o il cantante preferito e mantenere la calma, ma grazie al cielo io sono sempre stata calma per via del mia timidezza e poi questo lavoro mi serve più di qualunque altra cosa in questo momento.
“Certo capisco”.
“Comunque, il contratto ha durata un anno ed è full-time, con un giorno a sua scelta libero e la paga mensile è di 1.500 euro. La paga è alta rispetto gli altri posti per l’importanza di questo posto”.
“Perfetto. Quando potrei iniziare la prova?”.
“Anche oggi se lo desidera, verso l’una dovrebbero arrivare dei ragazzi”. Annuì e mi presentò i due camerieri e il cuoco, si chiamavano rispettivamente JJ, Min-Youk e Jin-Young, almeno erano facili rispetto ad altri nomi che avevo sentito.
“La saluto signorina, buona prova. JJ le mostrerà gli spogliatogli e le spiegherà come funziona il locale. Buona giornata”. Disse inchinandosi e dirigendosi verso l’uscita.
“Allora cara Samantha…” disse JJ.
“Chiamami Sam”.
“Ok cara Sam, lì in fondo ci sono gli spogliatogli con le divise scegli quella della tua misura e puoi posare i tuoi effetti personali nel primo box vuoto che trovi, ricordati di mettere la traghetta con il tuo nome.
Poi torna e ti spiego le altre cose. Ah, ci sono degli armadietti li devi posare il tuo telefono e conservare la chiave, sai per la privacy dei clienti”. Annui ed entrai nella stanza infondo al corridoio dietro al bancone.
La stanza era abbastanza capiente, sulla destra c’erano gli armadietti e degli scaffali con dei box di cartone color grigio e su tre di essi c’erano i nomi dei ragazzi. Sulla sinistra invece c’era un armadio con all’interno le divise, che consistevano in un pantalone beige, una polo nera e il grembiule grigio con lo stemma del ristorante. Accanto all’armadio c’era un bagno dove ci si poteva cambiare. Presi la mia divisa e posai i miei effetti personali, raccolsi i capelli in una coda alta e uscì dalla stanza dirigendomi verso JJ che era appoggiato al bancone a parlare con Min-Youk.
“Eccoti qui, ti sta benissimo la divisa, attenta che ti guarderanno in molti” disse Min-Youk. Dal suo modo di fare e di parlare credo proprio che sia gay.
“Si cara, è quello che pensi. Sono gay”. Rimasi scioccata dalla sua risposta e mi sentivo quasi in imbarazzo per averlo pensato e fissato intensamente per qualche secondo.
“Va bene Min-Youk, non credo gli importi molto del tuo orientamento sessuale. Allora Sam, qui ci sono i menù ovviamente appena arrivano li fai accomodare e chiedi se vogliono da bere. Questa è la procedura standard. Accanto al lavandino c’è il frigo e lì” - disse indicando un piccolo carrellino vicino ad un pilastro- “ci sono le posate, nel caso in cui dovessero chiederle, noi, come ben sai usiamo le bacchette usa e getta di legno”. Annuì, tanto più o meno ero lo stesso comportamento di un qualsiasi ristorante.
“Alle 13 arrivano dei ragazzi, sono gli Astro. Il loro tavolo è il 14, mi dai una mano ad apparecchiarlo?”
“Si certo”. Mentre prendevo le tovagliette e i bicchieri pensavo al nome della band, mi sembrava molto familiare. Ascoltavo il kpop ma molto sporadicamente, forse le ragazze me ne avevano parlato, ma non ne sono certa. Appena finimmo di sistemare la tavola mancava ancora un’ora, così mi misi a parlare con Min-Youk, che mi era molto simpatico.
“Sam, mia dolce Sam, quando arriveranno i ragazzi cerca di mantenere gli ormoni saldi perché sono tutti bellissimi”.
“I tuoi occhi sono estremamente luccicanti” risi per le sue espressioni.
“Ma davvero non li conosci?”.
“Avrò sentito qualche loro canzone ma non ricordo i loro volti”.
“Allora, la mia crush è Sanha quindi attenta a non toccarlo”. Ridemmo e mi fece vedere una foto, la persona accanto la conoscevo, lo avevo visto in qualche drama.
“Lui l’ho visto” dissi indicandolo.
“Beh, lui è l’icona del gruppo, lui è il Dio della bellezza. È Cha Eunwoo.” Ora ricordavo.
“Ora ricordo me ne ha parlato una mia conoscente e lui l’ho visto in qualche drama”. Iniziai a canticchiare una canzoncina che Lee So-Yon mi aveva fatto sentire l’altro giorno e che mi aveva colpito molto, assieme a me partirono Min-Youk e JJ. I ragazzi erano abbastanza simpatici e mi piaceva stare in loro compagnia, cosa abbastanza strana perché non mi trovavo mai bene con nessuno. Min-Youk era un ragazzo alto, magro ed ero più che sicura che sotto i vestiti avesse un fisico ben scolpito.
Alle 13 sentimmo la porta aprirsi e delle voci avvicinarsi al bancone. Li andò ad accogliere JJ che li salutò con un abbraccio e li condusse al loro tavolo, non riuscì a vedere bene i loro volti perché erano nascosti dagli occhiali da sole, mascherine e cappelli. Mentre sistemavo alcune cose dietro al bancone, JJ mi chiamò per portare al tavolo i menù e le posate. Appena arrivai al tavolo i ragazzi mi guardarono spaesati soprattutto uno di loro, aveva i capelli castano scuro e un orecchino con la croce.
“Ragazzi lei è la nuova cameriera, è italiana” disse JJ facendo l’occhiolino al ragazzo che continuava a fissarmi.
“Annyeonghaseyo” dissi inchinandomi.
“Ma non ci conosci?” disse Cha Eunwoo, l’unico di cui mi ricordavo il nome.
“Si, vi conosco. Le vostre canzoni sono strepitose”.
“Vuoi un autografo?” continuò.
“No grazie, sono a lavoro e voi dovreste mangiare in tranquillità. Avete già deciso cosa ordinare?” risposi in maniera schietta.
Presi le loro ordinazioni e le portai in cucina, nel frattempo gli avevo portato da bere.
“Ecco a voi”.
“Grazie mille” rispose quello che credo si chiamasse Sanha. Aveva i capelli rosa e una faccia abbastanza tenera.
JJ mi chiamò verso il bancone, così dissi ai ragazzi che se avessero avuto bisogno avrebbero potuto chiamare e mi diressi verso JJ.
“Tutto ok?” mi chiese con tono preoccupato.
“Si, mi sento un po’ a disagio però”.
“Per Rocky vero?”
“Il ragazzo con l’orecchino a croce?”. Annuì.
“Tranquilla è innocuo però porto io da mangiare a loro oggi. Tu stai dietro al bancone che sicuramente qualche altro cliente arriverà”.
Mi misi a chiacchierare con Min-Youk e il tempo passò in fretta, di altri clienti nemmeno l’ombra. I ragazzi se ne andarono verso le 16 del pomeriggio e dopo aver pulito il locale decisi di tornare a casa.
“Andiamo a bere qualcosa?” disse Min-Youk.
“Io passo, ho un impegno” disse JJ.
“Io pure, vorrei riposare un po’” dissi dispiaciuta.
Ci salutammo e ognuno si diresse a casa propria.
Dopo essermi fatta la doccia e preparata la cena, decisi di andare a dormire, dato che il giorno dopo avrei dovuto lavorare di nuovo.

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