Capitolo 1~ L'arrivo a Seoul

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Ammiravo stupita la città dal finestrino del taxi mentre raggiungevo l’indirizzo che avevo fornito all’autista. Quando ho organizzato il viaggio avevo cercato su internet un posto economico e ben localizzato dove sarei potuta andare a vivere. Avevo trovato un piccolo appartamento sul tetto di un palazzo nel quartiere di Ihwa-dong, con una stanza, una cucina, un bagno ed una terrazza a mia disposizione. Anche se non era un attico o un appartamento di lusso per me andava più che bene e mi ricordava molto i drama coreani che ero solita guardare. L’affitto non era alto, anzi era molto economico, pagavo circa 200 euro al mese compreso di acqua e luce.
Pagai il taxi e salì verso quella che sarebbe stata la mia nuova casa.
Mi fermai ad ammirare il panorama, avevo scelto bene perché dalla terrazza si poteva vedere benissimo tutta Seoul e quella vista mi fece rianimare e mi diede la forza per cominciare tutto. Decisi di posare le valige in casa e andai a comprare un telefono con una tariffa telefonica. Mi persi ad ammirare le persone che camminavano e parlavano in dialetto, guardavo affascinata i murales e quasi mi veniva da piangere perché quello che avevo sempre sognato ora lo stavo piano piano realizzando senza nessuno che potesse ostacolare il mio cammino.
Entrai in un minimarket per fare la spesa e comprai qualche detersivo per pulire la casa e del semplice cibo. Sin da quando sviluppai la passione per la loro cultura ero sempre stata curiosa di assaggiare le loro pietanze come il ramen ai fagioli neri, il loro sushi e la loro carne. Anche se avevo solo vent’anni sono sempre stata abbastanza responsabile e capace di prendermi cura di me stessa.
Pagai tutto e mi diressi verso casa. Quando salì le scale trovai due ragazze a sbirciare dalla finestra per vedere dento casa, con un colpo di tosse le feci girare verso la mia direzione, erano abbastanza imbarazzate. Erano bellissime, entrambe magre e con i capelli lunghi neri e soprattutto senza nemmeno un segno sulla pelle. Quello che ho sempre invidiato dei coreani è il loro amore per la cura personale e per l’aspetto, certo ci sono le eccezioni e non si può di certo andare contro la natura per cui è più che normale trovare persone con l’acne nel periodo dell’adolescenza, ma loro hanno sempre avuto una pelle perfetta, un fisico perfetto e questo mi faceva sempre arrabbiare. Io non credo di reputarmi magra, ho fatto tanti sacrifici per raggiungere finalmente una taglia 44 e per ottenere un fisico degno di essere guardato ma il mio volto ha evidenti cicatrici dell’acne che con un po’ di trucco possono essere coperte ma di certo non posso essere paragonata a loro. Le due ragazze mi riportarono alla realtà e si presentarono.
“Annyeonghaseyo, mi dispiace se abbiamo sbirciato ma eravamo curiose di conoscere la nuova ragazza. Io sono Lee So-Yon e lei è la mia migliore amica Park Ha-Eun. Viviamo esattamente nell’appartamento sotto. Piacere di conoscerti” disse la ragazza con gli occhiali inchinandosi assieme alla sua amica.
“Piacere mio. Io sono Samantha ma voi potete chiamarmi tranquillamente Sam” dissi inchinandomi anche io. Erano veramente dispiaciute, quindi le invitai a bere una birra, scusandomi della condizione della casa.
“Scusate ma sono appena arrivata”.
“Tranquilla, ti capiamo anche noi ci siamo da poco trasferite a Seoul. Per qualsiasi cosa puoi chiedere a noi” disse Park Ha-Eun che fino ad ora non aveva parlato ed era rimasta a fissare i suoi piedi per l’imbarazzo.
“Cosa ti porta qui?” chiese Lee So-Yon.
“Niente. Avevo semplicemente bisogno di cambiare e la Corea per me è sempre stato un sogno” risposi finendo di sistemare la spesa negli scaffali e prendendo due birre che porsi alle ragazze.
“Voi? Da dove venite?” chiesi.
“Da Busan, siamo qui per studiare chimica all’università della Corea. Vorremmo diventare profumiere” disse entusiasta Lee So-Yon. Tra le due sembrava essere quella più socievole e anche quella più coraggiosa. Sembra molto sicura di sé e soprattutto convinta del suo futuro perché mentre mi raccontava come le venne in mente di diventare una profumiera le si illuminavano gli occhi. Passammo circa tre ore a parlare e ogni tanto mi confidavo anche io, raccontando qualche piccolo dettaglio su di me. Ero contenta di essermi fatta due amiche. Mi diedero anche una mano a disfare le valigie e nel frattempo parlammo di tutto.
“Tu ascolti il kpop?” mi chiese Park Ha-Eun.
“Diciamo...” risposi quasi imbarazzata. Lei mi disse che il suo gruppo preferito erano i GOT7 e che i BTS non le piacevano, anzi li detestava. Mi fece ridere perché parlava come se fossero suoi amici. Per loro gli idol sono molto importanti e ne ho capito il motivo solo quando mi sono interfacciata al mondo del kpop. Gli idol sono come il frutto della tua immaginazione, ci sono quando sei sola con i tuoi pensieri, belli o brutti che siano, ci sono quando sei triste, quando sei contenta o quando succede qualcosa e anche se non puoi toccarli o viverli li avrai sempre accanto a te. Almeno questo è ciò che mi è stato raccontato dai miei vecchi amici e parlando con le ragazze posso capire che è la verità.
“Sam hai un ragazzo?” chiese di punto in bianco Lee So-Yon.
“A dir la verità l’ho lasciato quando sono venuta qui. Ho sempre pensato che l’amore all’italiana non facesse per me, sarà colpa dei troppi drama coreani che ho visto. Voi?”.
“Tranquilla non sei la sola, qua tutte noi ragazze desideriamo un amore come i drama coreani ed è triste vedere che alcune ragazze riescono a trovarlo ed altre no. Però sono convinta che ci sia un uomo per ognuna di noi. Almeno per me è così ma per la timida Park Ha-Eun non è cosi, lei già ha trovato il suo amore” disse Lee So-Yon strattonando l’amica che era diventata rossa. Lei decise di raccontarmi come aveva conosciuto il suo amore, Kang Ha-Joon. Sembrava una vera e propria fiaba, un giorno mentre era seduta in un bar le si è avvicinato un cameriere chiedendole di provare una nuova bevanda, quando iniziarono a parlare per lei era già stato amore a prima vista ma quando, il giorno seguente, tornò al bar di lui non c’era nessuna traccia, e nemmeno il giorno a seguire. Dopo due mesi, lo rincontrò sempre nello stesso bar ma questa volta era vestito in maniera elegante. Lui la guardò e la porto a cena fuori, lei scoprì che era il titolare di quel bar e da qual momento non si erano più lasciati.
“Ah che fortuna, è pure un bel ragazzo” esclamò Lee So-Yon buttandosi per terra. Era molto teatrale in ogni suo modo di fare e per questo scoppiammo a ridere.
“Sam ma tu hai un lavoro?” mi chiese Park Ha-Eun.
“A dir la verità domani avrei cercato qualcosa. Voi conoscete posti che cercano qualcuno?”.
“Un amico di Kang Ha-Joon ha un ristorante in zona e cerca sempre nuovo personale…” non la feci finire di parlare che la ringraziai in mille lingue.
“Ho pensato che per iniziare non è male dato che in qualche modo dovrai procurarti del cibo e pagare l’affitto” continuò.
Dopo che parlammo ancora per altre ore, fino a notte fonda, decidemmo di scambiarci i numeri di telefono e loro andarono nel loro appartamento e io mi sistemai per la notte. Ricevetti un messaggio da parte di Park Ha-Eun:
DA: “Sam questo è il numero del direttore del ristorante. Mandagli un messaggio e di che ti mando io così vi potete organizzare per incontrarvi. Notte Unni”.
Prima di dormire rimasi a guardare ancora il panorama di luci che la città sfoggiava davanti a me. Presi la mia macchina fotografica e feci molte foto. Presi il mio nuovo telefono e mi registrai su Instagram e su Kakaotalk, il WhatsApp coreano diciamo. Mandai un messaggio al direttore del ristorante presentandomi e concordammo per un colloquio il giorno dopo. Non speravo in niente, avevo imparato a non aspettarmi niente né dalla vita né da me stessa. Mentre caricavo la prima foto sul mio nuovo profilo Instagram potei dire di essere finalmente rinata…

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