Chapter 5

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Sapevo che il periodo "no" stava ritornando, e ritornare nella settimana del compleanno di mia sorella non era il massimo della felicità. Dopo il nosto momento di accordo avevamo nuovamente discusso sul suo comportamento, e ovviamente finiva sempre con urla da parte sua e interventi di mia madre. Ci parlavamo a stento e questo fatto iniziava già a stancarmi; Edith non doveva e non poteva comportarsi in quel modo, oltre ad essere del tutto ineducato e abbastanza schifoso, poteva portarla in condizioni peggiori. Speravo davvero che potessimo farla migliorare, ma a quanto pare stava rinunciando a tutto. Quel giorno era una di quelle giornate in cui sarebbe stato bello stare a casa a leggere un libro e non parlare con nessuno, ma ironia della sorte volle che Grace Parks fosse chiamata in presidenza con la sorella.

«Signorine Parks» sussurò la bionda, alzandosi dalla poltrona di pelle nera «era da molto che non vi recavate nella mia aula» alzò un sopracciglio, sorridendo maliziosamente.

Avanzai fino alle due poltroncine poste di fronte alla grande scrivania color noce, al fianco di mia sorella Edith. Lei continuava a mostrarsi disinteressata, nonostante sapessi che era anche piú nervosa di me. La signora Frederic continuava a camminare avanti e indietro, facendo risuonare il fastidioso rumore di tacchi nella piccolo spazio. Sussultai quando si fermò di scatto e si voltò furiosa dalla nostra parte.

«Mi risulta che la signorina Edith Parks» fece una pausa, socchiudendo leggermente gli occhi «abbia aggredito una ragazza nel corridoio A, non preoccupandosi neanche di aiutarla a fine discussione» disse dura. Sgranai gli occhi, voltandomi verso la ragazza al mio fianco, che, diversamente dai minuti prima, era tesa e nervosa, mentre mordeva il proprio labbro inferiore. Corrugai la fronte quando incrociò il mio sguardo e l'unica risposta che ebbi fu un'espressione di rammarico. Mi voltai nuovamente verso la direttrice, che prontamente mi fermò prima che potessi parlare, alzando una mano in segno di negazione.

«Passando a te, Grace» abbassò il mento «urlare alla professoressa Shay "Brutta stronza" non è da meno dell'atto appena fatto da sua sorella»

Sussultai, ricordando l'ora precedente e il litigio con la professoressa di chimica. Arrossii imbarazzata, abbassando lo sguardo e sussurrando un flebile 'scusi'. La dirigente non fiatò, ma sentivo il suo sguardo fisso su di noi, pronto a fulminarci. «Penso che ora possiate anche andare, penserò in seguito ai provvedimenti»

Non alzai il viso neanche per un secondo, seguendo mia sorella alla porta e chiudendola dietro di noi. La trascinai alla fine del corridoio, accertandomi che nessuno fosse presente. «Ma sei pazza?» la strattonai, costringendola ad alzare lo sguardo. Socchiuse le palpebre, scivolando dalla mia presa. «Tu non sai cosa ha detto quella stronza» ringhiò fra i denti, guardandomi negli occhi. «Non dovevi aggredirla, Ed!»

«Lei sa di nostro padre, Grace! Lei lo sa e minaccia di farlo sapere a tutti!» sbraitó, alzando le mani in aria e voltandosi dalla parte opposta. Aveva le lacrime agli occhi, lei teneva a mio padre e non avrebbe mai voluto che qualcuno sapesse della sua storia. Cercai di richiamarla, ma la reazione fu piuttosto maldestra, cosí mi ritrovai con cinque dita stampate nella guancia destra ed un graffio sullo zigomo. Portai la mano al viso dal dolore, lanciando un'occhiata furiosa a mia sorella, che a sua volta camminò a grandi passi, allontanandosi da me e lasciandomi sola a metà corridoio. Raggiunsi i bagni piú vicini e sciacquai la guancia dolente, levando il sangue in eccesso. Quando uscii mi scontrai contro qualcosa di duro e profumato, che mi fece indietreggiare di poco.

«Sta attenta, ragaz-» riconobbi la voce «Grace»

«Harry» sospirai «scusami, non ti avevo neanche visto» mi giustificai, sorpassandolo. Mi bloccò dall'avambraccio, facendomi voltare.

«Cosa hai fatto?» inclinò la testa di lato, guardando il mio zigomo destro e passandogli un dito sopra.

«Oh, niente» mi scrollai dalla sua presa e lo sorpassai nuovamente, dirigendomi verso il cancello principale. A dirla tutta, Harry mi faceva paura da quando Aria mi aveva parlato di lui. Aveva passato un anno ad Holmes Chapel, in Inghilterra, con il padre e la sorella Gemma, a causa del suo brusco comportamento qui a Spring Hill. A quanto pare era stato rimandato una volta al primo anno, dopo aver mandato in ospedale un ragazzo del terzo. Inoltre, girava voce che avesse aggredito la propria ragazza, e non era esattamente ciò che intendevo per 'uomo', un ragazzo che alzava le mani alla persona che in teoria dovrebbe amare. Aria sapeva tutto ciò tramite Charlie, suo fratello, che per intendersi, era uno dei ragazzi piú conosciuti dell'intero istituto. Non vedevo piú Harry nel modo in cui avevo immaginato che fosse, e la conferma mi fu data quando sentii un fastidioso tonfo alle mie spalle. C'era un ragazzo accasciato a terra, con le mani allo stomaco e gli occhi serrati. Harry stava teso di fronte a lui, i pugni stretti e gli occhi iniettati di sangue e di rabbia. I ricci scombinati gli ricadevano sulla fronte; sussultai quando si voltò verso di me, ero sicura di avere un'espressione spaventata e gli occhi spalancati, non riuscivo a credere a quello che avevo appena visto. Fece per parlare, ma in men che non si dica io ero già in corsa verso il corridoio C, dove si trovava l'aula di fisica. Poco dopo uscí da essa Aria, e insieme ci dirigemmo verso i giardini centrali. La feci bloccare a metà strada, fermandola dal polso. Le raccontai di quello che avevo visto e di quello che aveva previsto lei qualche giorno prima, quando mi aveva parlato della vita passata del ragazzo. Istintivamente si guardò attorno, scrutando per bene il giardino affollato. Fermó lo sguardo su qualcuno. Il largo sorriso che le affiorò sulle labbra mi fece voltare, facendomi notare Luke appogiato alla porta principale, che le faceva segno di avvicinarsi. Aria si scusó velocemente e in una frazione di secondo mi ritrovai sola, ringraziando mentalmente la mia amica. Ripensai alle ore precedenti e alla convocazione della signora Frederic; non riuscivo a credere che mia sorella avesse aggredito qualcuno, ma solo pensare che quel qualcuno sapesse di nostro padre mi faceva rabbrividire. Le uniche persone a saperlo erano Aria e la sua famiglia, e non lo avrebbe dovuto sapere nessun'altro.

Quando sentii la voce di Edith mi voltai velocemente, trovando immediatamente i capelli biondi tra la folla. Stava urlando contro qualcuno. Il professor Greyman. Mi avvicinai piú che velocemente e la strattonai da un braccio. «Edith, smettila!» esclamai, costringendola a girarsi verso di me. Il piccolo gruppo di persone che si era accerchiato dietro di noi iniziava a sgretolarsi, dandomi la possibilità di poter parlare con mia sorella. Lei mi guardava fissa negli occhi e mi scrutava per bene, fino a quando si voltó bruscamente e mi fece indietreggiare. Mi scusai con il professor Greyman, che in tutta risposta mi diede una convocazione per la mattina seguente. Non feci caso a lui e seguii mia sorella per tutto il giardino, spingendo qualche ragazzo distratto. La persi di vista, cosí decisi di ritornare a casa. Mi strinsi nel cappotto e la raggiunsi velocemente. Edith era già in casa, ma a quanto pare, mia madre non era consapevole di ciò che era successo.

«Mamma» esitai «devo parlarti» lei si voltò, comprendendo immediatamente di chi si trattava. Mi incitò a parlare, sedendosi nella vecchia poltrona di stoffa di fronte alla TV.

«Edith ha aggredito una ragazza, lei» balbettai «lei sapeva di papà» quasi mi affogai. Sgranó gli occhi, alzandosi. «Cosa?!» non sembrava particolarmente colpita, era spaventata. «È impossibile» continuava a ripetere. Poi sussurò qualcosa di incomprensibile, e un nome, un nome che non riuscii a capire. Il suono del campanello mi fece distrarre. Dissi a mia madre di star calma e mi diressi verso l'ingresso. Un ciuffo biondo e una camicia a quadri spuntarono velocemente, facendomi alzare lo sguardo.

«Sono Stephan, c'è Edith in casa?»

Secret || Harry StylesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora