Chapter 13

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«Grace» bofonchiò mia sorella, scuotendomi per la spalla. «Grace, devi sbrigarti» sussurò impaziente, accostandosi al mio fianco. Aprii gli occhi contrariata, accogliendo di malavoglia i raggi del sole. «Non voglio» dissi con voce impastata dal sonno, stiracchiandomi. Ero dolorante e sorprendentemente stanca, nonostante nei giorni precedenti non avessi fatto alcuna attivitá fisica. Mi alzai distratta e confusa, uscendo dalla stanza velocemente, lasciando Edith sola. Potei giurare che avesse alzato gli occhi al cielo mentre uscivo dalla camera disordinata, ma continuai il mio cammino stanco verso il bagno, chiudendomi lì dentro. Guardai il mio riflesso con una smorfia, sistemando i lunghi capelli in una coda alta e lavandomi velocemente i denti. Ero pallida, ma non stavo male, così uscii esitante dalla piccola stanza e mi andai a vestire riluttante. Sospirai sollevata quando notai che mia sorella era giá di sotto. Negli ultimi giorni faceva dei discorsi strani, quando eravamo sole e senza ascoltatori. Iniziai a pensare che avesse qualche dubbio su Harry, perciò mantenni una posizione piuttosto distaccata da lui, tanto che non mi feci vedere al parco per almeno due settimane. Se non potevo salutarlo pubblicamente, allora non mi avrebbe visto da nessun'altra parte. Scesi nervosa di sotto, trovando mia madre ed Edith borbottare qualcosa di incomprensibile. Si voltarono nervose quando feci il mio arrivo nella cucina, ma non mi soffermai più di tanto sul loro strano comportamento e annoiata uscii di casa, decidendo di iniziare a camminare da sola. La fresca brezza d'autunno mi riempiva le narici, accarezzandomi dolcemente il viso e scompigliandomi i capelli. Presto i miei pensieri ricaddero sul misterioso ragazzo dai capelli ricci, e mi chiesi perchè lo pensassi così tanto. Quando mi aveva detto che non potevo salutarlo, avevo sentito un tuffo al cuore. Si vergognava? Lui mi aveva detto di no, ma una parte di me era covinta che lo avesse detto solamente per non offendermi. Mi fermai di colpo, guardandomi intorno e rielaborando ciò che stavo facendo. "Questa non è la strada per andare a scuola!" Sbuffai arrabbiata, decidendo cosa fare. Avevo due opzioni: o girare e raggiungere mia sorella a scuola, o non andare per una buona volta e godermi del tempo da sola. Optai per la seconda, volendo dedicare un pò del tempo al mio essere solitario. Camminai a grandi passi per una via poco conoscente che portava a Spring Hill Park. A quell'ora Harry doveva essere a scuola, così proseguii sicura. Le grandi case che costeggiavano la strada assumevano diverse colorazioni, dal bianco al giallo canarino, e grandi auto alla vista costose stavano allineate di fronte ad esse. Un'auto particolarmente familiare catturò la mia attenzione, mentre attraversavo la strada esitante. Decisi di non pensarci troppo e in pochi minuti raggiunsi il parco colmo di bambini e madri indaffarate. Sentii una strana sensazione allo stomaco, ma raggiunsi comunque la siepe che portava al piccolo giardino, osservando cautamente che nessuno stesse adocchiando. Passai disinvolta per la siepe e fui felice di trovarlo come lo avevo lasciato, e sopratutto vuoto. Il prato incolto cresceva sempre di piú, creando una morbida distesa di verde in quel piccolo pezzo di paradiso terrestre. Lí per lí non trovai alcun cambiamento, ma presto mi accorsi di qualcosa ai piedi dell'albero e mi avvicinai curiosa. Presi tra le mani il piccolo oggetto, rigirandolo. Un bracciale in cuoio con una "H" incisa e delle rondini al suo fianco. Sussultai, arrivando subito alla conclusione che fosse del ragazzo dai capelli ricci. Lo infilai nella tasca della borsa verde militare e mi lasciai cadere sul terreno umido. In un modo o nell'altro dovevo vederlo, e mi arresi al fatto che volessi evitarlo. Chiusi gli occhi confusa, inspirando la fresca aria di Novembre.

Mi alzai rilassata quando finii di leggere l'ultima pagina del libro, stiracchiandomi. Guardai il cellulare, notando che erano passate solamente due ore e decisi di fare una passeggiata. Misi un piede fuori dalla siepe, ma goffamente mi scontrai contro qualcosa. Alzai gli occhi stordita, incrociando due iridi verdi e familiari. Un ampio sorriso comparve sul suo volto «Grace Parks» disse quasi in un sussurro, scrutandomi «cercavo proprio te» continuò, alzando un sopracciglio. Pensai che lo avesse fatto per la mia reazione nervosa e imbarazzata, ma presto ritornò alla sua solita espressione, continuando a tenere i suoi occhi su di me. «Ciao» borbottai, sistemando una ciocca dietro l'orecchio e facendo un passo indietro. Lui a sua volta, fece un passo in avanti, facendomi sussultate.

«Vieni a mangiare qualcosa? Conosco un bar poco lontano che prepara dei dolci ottimi» disse titubante, guardandomi. Riflettei velocemente sulla sua proposta, pensando che forse sarebbe stata la volta buona per parlare e magari capire qualcosa sul ragazzo misterioso. Annuii esitante, ottenendo un piccolo sorriso in risposta e seguii Harry verso la strada principale. Mi accostai al suo fianco nervosa, giocando con le dita e guardando distratta il marciapiede. Lui non fiatò per tutto il tragitto, tanto impegnato era a guardarsi intorno. Arrivammo ad un bar di piccole dimensioni alla fine di Hertman Street. Il suono del piccolo campanello risuonò quando Harry aprii la porta facilmente, facendomi passare. Qualche viso curioso si spostò su di noi, e sentii velocemente le guance accaldarsi mentre attraversavo a piccoli passi la stanza poco affollata. Le pareti in legno scuro e i tavoli impostati perfettamente davano l'idea di un ambiente caldo e accogliente. Una donna anziana e con un sorriso dolce ci fece accomodare in un tavolino solitario e distaccato nella parete di fronte al bancone, e velocemente mi chiesi se lo avesse fatto apposta. Poco dopo venne a prendere le nostre ordinazioni, ed io mi limitai ad un caffè ed una briochê vuota. Quando la donna si allontanò decisa, notai che Harry era nervoso tanto quanto me, mentre muoveva ripetutamente le dita sul tavolo di legno chiaro. Tossii, catturando la sua attenzione. «Uhm, oggi non sei andato a scuola?» chiesi, interrompendo il fastidioso silenzio che si era creato tra noi. «No» rispose semplicemente. "Era ovvio che non fosse andato a scuola, Grace! È qui con te!" schiaffeggiai mentalmente la mia vocina interiore e ripresi la mia compostezza, ricordandomi del braccialetto. «Oh, devo darti una cosa che credo sia tua» sussurrai, cercando distrattamente il bracciale nella borsa e acciuffandolo al secondo tentativo. Lo posai cautamente sul tavolo, alzando gli occhi verso Harry, che adesso guardava sorpreso il piccolo oggetto. Lo prese fra le mani, guardandomi poco dopo. «Grazie» disse poi, aggacciandolo nuovamente al polso e scuotendolo in modo tale che scendesse con naturalezza. Sorrisi brevemente, guardandolo. Deglutii a fatica, sentendomi in dovere di dover dire qualcosa, ma stranamente mi interruppe lui, sospirando fortemente e incrociando i suoi occhi con i miei.

«È da qualche settimana che non ti vedo al parco» disse cauto, portando una mano sotto il mento e appoggiandosi su un gomito «immagino tu lo abbia fatto per evitarmi» continuò in un sospiro, aspettando impaziente una mia risposta. Abbassai lo sguardo confusa, guardandomi le mani intrecciate fra loro. «I-io» ansimai «non volevo evitarti» mentii. Alzò un sopracciglio, aprendo la bocca per parlare, ma la signora bionda e anziana lo interruppe, portando le nostre ordinazioni. "Grazie al cielo!" mangiai velocemente ciò che avevo davanti e sperai che il ragazzo di fronte a me avesse dimenticato ciò che voleva dirmi pochi minuti prima. Sussultai quando si alzò di scatto, dirigendosi alla cassa. Supposi che stesse pagando, e velocemente lo raggiunsi. Dopo aver consegnato i soldi mi lanciò uno sguardo confuso, dirigendosi fuori dal locale. Lo seguii esitante, deglutendo quando si fermò appena dopo il bar, di fronte al muro in mattone grezzo. «Perchè mi hai evitato?» chiese calmo, forse troppo. "È esasperante!"

«Io non ti ho-» «Lo hai fatto!» tuonò. Sgranai gli occhi preoccupata, ricordando la sera al compleanno di Tyler ed il suo attacco d'ira. «Non posso neanche parlarti pubblicamente» sospirai, tenendo il fiato in attesta di una reazione. «È questo il motivo?» chiese. Annuii timida, sentendomi in imbarazzo di fronte a quel ragazzo alto e possente che mi sovrastava. «Non puoi» sputò «fine della storia» corrugò la fronte, guardandomi torvo. «Ma perchè?» domandai nervosa, piantando i piedi al suolo e stringendo i denti. Un'occhiata cupa passò per il viso di Harry quando si voltò bruscamente contro di me. «Oh, Grace!» sbuffò avvicinandosi velocemente, prendendomi il viso tra le mani e posando le sue morbide labbra sulle mie. Sgranai gli occhi incredula, e velocemente mi lasciai trasportare da quel bacio improvviso. Le sue mani scivolavano tra i miei capelli sciolti, mentre le sue labbra lavoravano dolcemente. Sussultai imbarazzanta quando si allontanò, sorridendomi soddisfatto. ** Gettai la borsa sul letto ben sistemato e mi distesi confusa, fissando distrattamente il soffitto bianco. Gli occhi si riempirono di lacrime velocemente, mentre mi giravo frustata su un fianco, rannicchiandomi su me stessa. Harry mi aveva baciato per distrarmi, ed io ero caduta nella sua trappola!

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