Un soffio che fa cadere il castello.

24 2 0
                                    

9:00

Mi sveglio e dopo pochi minuti mi rendo conto di non avere Dario affianco, non vado in para, probabilmente è solo in cucina, resto ancora 10 minuti nel letto con gli occhi socchiusi e un sorriso sul volto.
Nel momento in cui decido di alzarmi e mi siedo sul letto, dalla porta vedo entrare Dario, in mano ha un vassoio con la colazione e sul viso un sorriso in cui i miei occhi si perdono.
Come previsto, passiamo la mattinata tra baci e chiacchiere sul letto e a pranzo cucina lui due semplici ma buonissime cotolette.
Nel pomeriggio ci facciamo una passeggiata in Via Farini sotto i portici, mentre camminiamo mano per mano, mi chiama mio padre.

Io: ciao!

P: ciao! Come va? Come stai?

Io: sono felice...sto bene finalmente

P: che è successo di così importante da farti essere felice...ti sei fidanzata vero?

Io: no, mi sono innamorata

P: sappi che poi lo voglio conoscere eh!

Io: certo certo

P: immagino tu ora voglia restare a Bologna...

Io: si se non ti dispiace, Ale però a Bergamo mi sa che ci vuole venire

P: Ale l'ho già sentita, a me comunque va bene, tanto poi ne parleremo meglio magari domani.

Io: tanto mi devo organizzare bene

P: come si chiama il fortunato?

Io: Dario

P: dai poi organizzeremo qualcosa così lo inviti e conosce me e Ale

Io: ok, ci sentiamo domani

P: a domani

Chiudo la chiamata e subito dopo mi ricordo che a Dario non avevo detto nulla sull'incidente e di Bergamo.

Io: senti devo parlarti...c'è una cosa importante che devi sapere

D: anche io ti devo dire una cosa...

Ci sediamo al primo bar che incontriamo e con la paura che mi opprime il cuore, inizio a raccontagli tutta la verità e nonostante io gli abbia mentito, prende la cosa bene e dopo pochi minuti inizia lui a parlare.

D: volevo dirtelo ieri sera, ma non volevo rovinare la serata.
Io no, ma Tonno e Nic conoscevano già Alessandra...

Io: cioè? C'è no aspetta, come?

D:ora ti spiego tutto ciò che mi hanno detto. Erano in giro per Bologna e Ale li ha fermati per una foto e si sono messi a chiacchierare, finché non sei entrata non so come nella conversazione e Ale gli ha proposto di farvi conoscere, subito Tonno lo fece per forza, ma mi ha detto che poi era diventato tutto vero e che alla fine gli faceva piacere stare con te e pure Nic mi ha detto che nulla gli era più d'obbligo...

Io: quindi mi stai dicendo che tutto questo è falso....

D: no, ti prego non andartene, io non centro te lo giuro e in più Tonno e Nic adesso sono pure tuoi amici

Io: scusa, devo fare una cosa

Mi alzo e mentre le lacrime scendono come cascate dagli occhi, me ne vado verso casa, devo parlare con Ale, sta volta non la perdono.

In pochi minuti sono sotto casa, entro sbattendo la porta e mi dirigo dritta verso camera di mia sorella.

Io: Ale...ma cosa ti ho fatto di male? Me lo spieghi? Non puoi farti la tua cazzo di vita?

A: Ele ti prego non incazzarti...sono anni che sei triste, era l'unico modo per farti un po' sorridere, non volevo farti del male

Io: non volevi ma l'hai fatto, hai costruito un castello di sabbia ed è crollato...

A: scusa, ti giuro non volevo farti del male, ti prego non odiarmi

Io: invece si, ti odio, ti odio per queso, ti odio per l'anno scorso, ti odio per la mamma, ti odio per tutto.

In casa con lei non posso stare, così esco e non sapendo da chi andare, prendo il primo autobus che passa e con le cuffie nelle orecchie, mi avvio ad una meta sconosciuta.
All'inizio dicevo che la mamma se ne é andata, ma non è stato proprio così, lei è partita quando è nata Ale, sembrava la volesse, ma dopo un anno dalla sua nascita non l'abbiamo più vista.
Non dovrei odiare Ale, ma come faccio, alla fine tutto questo è colpa sua.

Tutto ciò che non volevo, ma aspettavo.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora