Prologo

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Quando quella mattina di ottobre Gwendolyn Dawlish, studentessa dell'ultimo anno, era stata portata in infermeria sotto gli occhi sconvolti e preoccupati di tutti gli studenti e del corpo insegnanti, di certo Hermione non si aspettava che quello sarebbe stato l'inizio di tutto.

Non avrebbe mai immaginato che ciò che era successo a una studentessa di Tassorosso avrebbe avuto conseguenze importanti anche nella sua vita.

Non si aspettava che quel giorno sarebbe iniziata una spirale di eventi che in poche settimane l'avrebbe portata a testimoniare davanti a una squadra di Auror in favore di Draco Malfoy.

Ma soprattutto, non avrebbe mai immaginato ciò che sarebbe accaduto dopo.



***



Il giorno in cui Hermione aveva saputo che il posto di insegnate di Difesa Contro le Arti Oscure a Hogwarts era vacante, era stato uno dei migliori della sua vita.

Era stato il giorno in cui aveva capito che la vita le stava dando una seconda possibilità, una chance di abbandonare il lavoro al Ministero - che di certo non faceva per lei - e di fare qualcosa che le piacesse davvero.

Il lavoro al Ministero in realtà non era così terribile, ma nemmeno così entusiasmante.

Le piaceva il lavoro d'ufficio, ma ogni tanto sentiva la mancanza dell'adrenalina che aveva provato spesso durante gli anni a Hogwarts, quando era rimasta coinvolta quasi senza accorgersene nella vita di Harry e nella sua lotta contro Voldemort.

Fare l'insegnante le avrebbe dato la possibilità di rimettersi in gioco, di posare la piuma e riprendere la bacchetta, ma soprattutto di insegnare ad altri ciò che in passato aveva imparato lei e ciò che in più di un'occasione le aveva garantito la sopravvivenza.

Così non ci aveva pensato due volte a scrivere alla preside McGranitt allegandole il suo curriculum, anche se sapeva che non sarebbe stato necessario.

Era sempre stata la migliore della classe - tranne in Pozioni, con suo profondo disappunto - ed era quasi certa che la sua ormai ex insegnante non avrebbe avuto problemi a darle il posto.

Certo, rimaneva la possibilità che il ruolo fosse già stato assegnato a qualcun altro, magari a un mago o una strega con più esperienza. Ma Hermione aveva un buon presentimento che le infondeva più speranza di quanta ne avesse mai avuta in vita sua.

E poi Harry, Ron e Ginny continuavano a incoraggiarla.

Le avevano detto che sarebbe stata un'insegnante perfetta e che la McGranitt doveva essere pazza a non darle il lavoro - Hermione aveva protestato, ma con l'ombra di un sorriso sulle labbra, quando Ron aveva parlato della preside definendola "pazza" - e lei si era fatta convincere così tanto che si era sentita invincibile.

Come se avesse appena bevuto un bicchiere di Felix Felicis.

E forse era stato proprio grazie a quella sensazione di potere, quel sentirsi sulla vetta del mondo e capace di ottenere qualsiasi cosa volesse - che nel suo caso era semplicemente un posto come insegnante a Hogwarts - che le aveva permesso di superare quella settimana senza alcuna traccia di ansia.

Almeno fino a quando, una mattina di agosto, un gufo aveva fatto il suo ingresso nella sua cucina, superando la finestra lasciata aperta per rinfrescare l'ambiente in una torrida giornata estiva.

Hermione aveva riconosciuto il simbolo della scuola sul sigillo in ceralacca prima ancora di prendere la lettera tra le mani, e a quel punto aveva iniziato a tremare.

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