Capitolo Nove

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Malfoy Manor era esattamente come Hermione la ricordava. Purtroppo.

Aveva sperato che negli anni Draco avesse apportato qualche modifica, che avesse fatto qualcosa per farla apparire diversa dalla casa in cui era stata torturata anni prima.

Non era stato così.

L'ampio salone davanti a sé era identico, fatta eccezione per qualche foto di famiglia che Hermione non ricordava di aver visto l'ultima volta.

O forse c'erano ma lei era troppo impegnata a dimenarsi mentre Bellatrix Lestrange la torturava per rendersene conto.

Quando Draco aveva proposto di pranzare a casa sua per Natale, Hermione era stata troppo concentrata sul fatto che avrebbero passato il Natale insieme per rendersi conto di dove lo avrebbero passato.

Solo qualche giorno dopo aveva iniziato a pensarci, ma a quel punto non voleva fare la figura della codarda dicendogli che forse non se la sentiva poi così tanto di entrare in quella casa.

"Stai bene?" le chiese Draco lanciandole un'occhiata.

Hermione annuì, ma continuava a tenere lo sguardo rivolto verso il pavimento e senza che se ne rendesse conto aveva iniziato a toccare il punto del braccio in cui portava ancora le cicatrici di ciò che le aveva fatto la zia di Draco.

"No, non stai bene" disse Draco mettendole una mano sulla schiena e spingendola ad uscire dalla stanza.

C'era un motivo per cui aveva deciso di portarla in quel salone, ma ora che vedeva la sua reazione gli sembrava di aver fatto un'enorme stupidaggine.

Quando uscirono dalla stanza e Draco chiuse la porta dietro di sé, Hermione sospirò sollevata.

"Mi dispiace, non avrei dovuto farti entrare lì dentro" si scusò Draco.

Hermione non rispose. Sapeva che sarebbe stato carino ed educato dirgli di non preoccuparsi, ma non poteva farlo.

Non poteva farlo perché per un attimo le era tornato in mente ciò che era successo e aveva odiato Draco e tutta la sua famiglia, anche se Draco in realtà non aveva colpe.

"Non sono un sadico e non ho alcuna intenzione di farti del male" iniziò a dire Draco, giustificandosi per ciò che era appena successo. "So benissimo cosa ti ha fatto mia zia lì dentro e so che non ho modo di cancellarlo, anche se vorrei. Quindi pensavo che se fossi entrata lì con me, avresti smesso di associare quella stanza solo a qualcosa di orribile e magari pensarci avrebbe fatto meno male."

Lo sguardo di Hermione si addolcì immediatamente.

In fondo le intenzioni di Draco erano buone. Forse aveva usato il metodo sbagliato per provare a farla sentire meglio, ma ci aveva provato.

"Farà sempre male e non c'è niente che possa rendere il ricordo meno doloroso" disse Hermione.

Draco abbassò lo sguardo e lei aggiunse: "Non c'è cosa peggiore dell'essere torturata e marchiata per ciò che sei, per qualcosa che non dipende da te e che non puoi cambiare."

"Lo so" rispose Draco, toccandosi l'avambraccio su cui Hermione sapeva che c'era ancora il Marchio Nero.

"Non è la stessa cosa, Draco."

Non poteva pensare di paragonare un marchio fatto volontariamente a ciò che lei si portava inciso sul braccio da anni.

Draco non fece nemmeno caso al fatto che Hermione lo avesse chiamato per la prima volta per nome, troppo infastidito da ciò che aveva detto.

"Ah, no? Non è la stessa cosa? E tu che ne sai?" le disse con tono duro.

Aveva gli occhi assottigliati e la mascella serrata, segno di quanto fosse arrabbiato.

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