Capitolo Tre

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Si era comportato da stronzo. Come sempre.

Ma in realtà, per una volta, non sentiva di avere tutte le colpe.

Si era accorto di come si era irrigidita Hermione quando aveva salutato la loro collega chiamandola per nome, a differenza di quello che aveva fatto con lei.

Però d'altra parte che avrebbe dovuto fare? Era stata lei la prima e rivolgersi a lui chiamandolo Malfoy e calcando più del dovuto sul suo cognome, quasi a voler far capire che quello era l'unico modo i cui lo avrebbe mai chiamato.

Lui aveva solo reagito di conseguenza.

E poi aveva fatto lo stronzo.

Perché insomma, avrebbe anche potuto evitare di scegliere proprio quel momento per cambiare le sue abitudini e iniziare a rivolgersi a Denise come se fosse un'amica piuttosto che una collega.

Il fatto era che il giorno precedente, per un attimo, gli era sembrato che Hermione ci fosse rimasta male per ciò che era successo, che quasi si aspettasse di sentire il suo nome scivolare fuori dalle sue labbra.

Non aveva chiuso occhio tutta la notte per quel motivo.

E poi invece era arrivato in Sala Grande e lei si era rivolta a lui quasi con disprezzo.

Era stata una vendetta rivolgersi a Denise in quel modo, una tecnica subdola e immatura per far infuriare ancora di più Hermione.

E meno male che quando aveva saputo che sarebbero stati colleghi, si era ripromesso di comportarsi bene e di lasciare da parte le cattive maniere che aveva sempre usato con lei.

Trattenne un sospiro frustrato mentre scostava la manica della camicia e buttava un'occhiata all'orologio che teneva al polso, una delle poche cose di suo padre che ancora teneva con sé.

Gli aveva regalato quell'orologio per il suo sedicesimo compleanno, dicendogli che era una tradizione di famiglia tramandarlo di padre in figlio. E per quanto Draco odiasse suo padre, gli piacevano le tradizioni. Lo tenevano ancorato al passato ma con uno sguardo al futuro.

"Per oggi basta così. Riempite le fiale, metteteci sopra il vostro nome e consegnatele" disse Draco sollevando lo sguardo verso gli studenti. "Per il resto della settimana continueremo la parte teorica. Dalla prossima settimana invece faremo un ripasso sull'Amortentia. Ha una preparazione simile a una pozione che imparerete quest'anno, quindi voglio essere sicuro che vi ricordiate le basi. Non voglio che qualcuno rischi di dare fuoco all'aula."

Gli studenti si misero a ridere cogliendo il chiaro riferimento a ciò che Tyler Zabini e David Walsh avevano combinato l'anno precedente, rischiando seriamente di mandare a fuoco l'aula di Pozioni per aver sbagliato un procedimento.

"C'è poco da ridere. Se qualcuno si fa male, la responsabilità è mia. E non intendo essere responsabile per dei ragazzi che sono così disattenti alle lezioni da sbagliare completamente il compito" disse Draco con tono di rimprovero.

Nessuno però prese quel discorso come una ramanzina vera e propria. Nemmeno Draco.

Sapeva benissimo che i suoi studenti erano volenterosi e attenti e che gli sbagli che commettevano potevano capitare a chiunque.

Certo, mandare a fuoco un calderone non era raccomandabile e per questo motivo doveva mostrarsi intransigente, ma sapeva benissimo di avere a che fare con studenti che per la maggior parte erano maturi e responsabili.

Seguì i ragazzi fuori dall'aula e si richiuse la porta alle spalle, avviandosi verso la Sala Comune degli insegnanti.

Era teso, come sempre da un paio di giorni ogni volta che sapeva che avrebbe avuto la possibilità di incrociare Hermione.

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