Capitolo Cinque

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La mattina seguente, ciò che era successo a Gwendolyn Dawlish era ancora sulla bocca di tutti.

L'intera scuola continuava a parlare di come Gwendolyn si fosse sentita male improvvisamente, di come si fosse accasciata sul pavimento sotto lo sguardo attonito della sua migliore amica, di come fosse impossibile - ma evidentemente non così tanto - che qualcuno avesse volutamente aggredito una studentessa.

L'attenzione di tutti era rivolta a quell'unico argomento.

Beh, non proprio di tutti.

Hermione continuava a fissare il posto vuoto accanto a sé e a chiedersi dove fosse Draco e perché non fosse a colazione con il resto degli insegnanti.

Sollevò lo sguardo sulla Sala Grande, notando che gli studenti si stavano preparando per andare a lezione.

Avrebbe dovuto farlo anche lei. Aveva lezione con quelli del secondo anno alla prima ora, e poi avrebbe dovuto anche trovare il tempo di andare in infermeria a parlare con Gwendolyn.

Gli anni passati a lavorare al Ministero - oltre che la sua indole naturale - le avevano conferito un senso della giustizia piuttosto spiccato, motivo per cui era intenzionata a capire cosa fosse successo alla studentessa.

Sapeva che per il momento i genitori di Gwendolyn non erano ancora stati avvisati - la ragazza aveva già compiuto diciassette anni, era maggiorenne a tutti gli effetti per il mondo magico - ma Hermione era certa che prima o poi Gwendolyn li avrebbe informati e voleva che per quel momento la situazione fosse risolta e conclusa.

Voleva dare modo alla sua studentessa di avere delle certezze da comunicare alla propria famiglia, e non solo dei dubbi.

Si alzò e uscì dalla Sala Grande, ripetendo nella mente tutte le domande che avrebbe voluto fare a Gwendolyn, e fu in quel momento che lo vide.

Draco era fermo in cima alle scale che portavano ai sotterranei. Osservava gli studenti correre verso la lezione della prima ora con un sorriso divertito, probabilmente ricordando quante volte era stato lui ad arrivare in ritardo a una lezione.

Hermione si avvicinò a lui prima che potesse anche solo rendersi conto che le sue gambe si stavano muovendo.

"Professor Malfoy" disse in segno di saluto.

"Buongiorno, professoressa Granger" rispose Draco sorridendo, con lo stesso tono.

"Non ti ho visto a colazione. Stavo per preoccuparmi" ammise Hermione.

"Ieri sera sono andato a trovare un amico. Abbiamo fatto tardi e mi sono addormentato sul suo divano" disse Draco.

Non aveva idea del perché sentisse il bisogno di giustificarsi con lei, ma sapere che aveva notato la sua assenza lo faceva sentire bene. E soprattutto lo faceva sentire come le dovesse qualcosa in cambio.

Hermione annuì con un cenno, decisamente più serena. Non era accaduto nulla di preoccupante.

Era semplicemente stato a casa di un amico. Nessun pericolo di mezzo. E nessuna donna.

Hermione si sentì stranamente sollevata da quella consapevolezza.

"Sei già stata da Gwendolyn?" chiese lui dopo qualche attimo.

"Ci vado tra poco. Ti aggiornerò se ci sono novità. Cioè vi aggiornerò, aggiornerò tutti gli insegnanti, non solo te" rispose Hermione, rischiando di inciamparsi nelle sue stesse parole.

"Certo, avevo capito" disse Draco senza riuscire a nascondere un sorriso.

Era bello vederla così imbarazzata, ma in senso buono. Non era imbarazzata per colpa di qualcuno, stava facendo tutto da sola.

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