1

1.1K 52 22
                                    

L'estate mi metteva sempre una tristezza immensa.
I miei amici partivano, andavano a fare viaggi tutti insieme e io rimanevo escluso non per loro cattiveria ma perché io e la mamma non navigavamo nella ricchezza e dunque preferivamo risparmiare, piuttosto che spendere in cose di cui si poteva fare a meno.
Certo, mi dava fastidio che i miei amici facessero almeno tre viaggi, uno per ogni mese estivo, ed io invece rimanevo dietro lo schermo del mio cellulare a guardare le foto che postavano la sera nei locali o dei posti che frequentavano, foto della città in cui erano, i monumenti, i bei paesaggi...
L'estate mi faceva sentire solo, era completamente grigia senza neanche una sfumatura.
E la odiavo.
Odiavo quando arrivava perché sapevo che ogni anno mi avrebbe travolto esattamente come quello precedente, perché non sarei mai potuto scappare da lei, non avrei mai potuto evitarla.
Avrei passato le mie giornate chiuso in casa, sul divano o sul letto a guardare serie TV oppure a guardare video su youtube, avrei cazzeggiato su instagram e forse sarei potuto uscire la sera, mi sarei divertito per quei pochi minuti bevendo un drink e poi sarei tornato a casa a deprimermi come sempre, avrei dormito e il mattino dopo avrei aperto gli occhi e la routine sarebbe ricominciata.
L'estate non aveva senso e continuavo a pensarlo, ogni giorno sempre di più.
Maggio stava finendo, il caldo iniziava invece a farsi sentire ed anche quello era una delle cose che non sopportavo dell'estate. Probabilmente tutto l'aumento delle temperature era dovuto ai problemi climatici, l'inquinamento ed al riscaldamento globale. Io onestamente, non ero uno che se ne importava tanto dei problemi d'attualità e pensavo che non avesse senso attivarsi, fare proteste su proteste e manifestazioni. Nessuno sarebbe riuscito a cambiare il mondo e ci sarebbe sempre stato quel grande figlio di puttana a discriminare una minoranza oppure quello che avrebbe gettato il mozzicone di sigaretta a terra o la cicca appena finita di masticare.
Mi ero adattato al fatto che il mondo e l'umanità fossero ingiusti e che niente sarebbe potuto cambiare, neanche fra cento anni.
Eppure dentro di me sapevo che questi pensieri fossero sbagliati. Mi ero lasciato influenzare dalle idee dei miei amici probabilmente, loro erano i primi che pensavano che protestare sui problemi d'attualità non avesse senso ed anzi, erano anche i primi ad inquinare l'ambiente o ad insultare ragazze trans o coppie di omosessuali che si tenevano per mano quando li incontravano per strada, persone di etnie diverse alla nostra.
E io facevo finta di stare al loro gioco ma sapevo infondo che non era giusto.
Però cos'avrei dovuto fare? Erano i miei unici amici, non avrei mai potuto allontanarmi da loro e giustificarmi con "non mi piace quando discriminate le persone", poi avrebbero dato del frocio anche a me perché difendevo qualcuno di diverso e onestamente avevo paura.
Probabilmente ero un vigliacco e me ne rendevo conto, ma erano i miei unici amici e non mi piaceva stare da solo. A parte in estate loro mi tenevano compagnia durante l'anno e se sorvolavamo i problemi d'attualità, alla fine mi trovavo bene ed erano anche piuttosto divertenti.
Insomma... volevo solo degli amici e finché non buttavano odio su di me era tutto okay, no?
Comunque loro sarebbero partiti il mattino successivo per la prima vacanza: Paesi Bassi, Amsterdam. Sarebbe stato un lungo viaggio dall'Asia fino in Europa e non volevo neanche sapere quanti soldi avessero speso solo per il volo.
Avevo chiesto qualche minuto prima se gli fosse andata di vederci così che avrei potuto salutarli ed augurargli un buon viaggio e divertimento, ma tutti e tre mi avevano risposto che sarebbero dovuti andare a letto presto perché poi l'indomani si sarebbero dovuti svegliare alle cinque del mattino per non ritardare al check-in.
Qualcosa mi disse che quel due di picche che mi avevano lanciato fosse stata solo una scusa per non vedermi ma decisi di non farci troppo caso, dal momento che sapevo quanto i miei amici fossero strani.
In realtà erano state tante le volte in cui avevo dubitato di loro e della loro amicizia, ad esempio quando qualche mese fa non mi avevano detto niente riguardo una serata alcolica tra amici a casa di Jongjin e quando avevo chiesto il motivo per cui non ero stato invitato, quest'ultimo mi aveva scritto un veloce messaggio del tipo: "scusaci bro, nessuno si è ricordato di te ma ovviamente sei invitato."
E ci ero rimasto decisamente male perché come possono i tuoi migliori amici dimenticarsi di te? Chiunque al mio posto non l'avrebbe presa bene, eppure avevo scacciato i brutti pensieri, avevo scelto di fidarmi della loro dimenticanza ed alla fine mi ero divertito.
Sì insomma, loro erano strani talvolta, però era anche vero che quello era il loro modo di mandare avanti un rapporto d'amicizia e a me andava bene così.
Tutto, pur di non restare solo.
Ad ogni modo, dopo il bidone dei miei amici mi ero promesso che ci sarei andato da solo ad un pub a farmi una bevuta e poi sarei tornato a casa, ma si fecero le undici, io dovevo ancora cenare perché mamma era tornata super tardi da lavoro e non avevo più granché voglia di uscire, non da solo almeno.
La mamma mi chiamò dalla cucina a voce abbastanza alta per dirmi che la cena era pronta ma io non avevo neanche molta fame quella sera.
Aveva preparato dei semplici noodles con la salsa di soia e in realtà era un piatto che di solito mangiavo sempre molto volentieri, quella volta invece mi sembrarono tutti appallottolati e la visuale contribuì a farmi chiudere lo stomaco.

Ho cercato i colori || woosanDove le storie prendono vita. Scoprilo ora