1.

322 19 12
                                    

Sei anni prima...


Hailey

Hailey alzò gli occhi e guardò sconfortata l'asfalto che, a due passi da lei, si inclinava impennando in una maniera del tutto illegale; percorreva quel percorso da un chilometro oramai sotto il sole cocente, costeggiando l'immancabile scogliera della morte a strapiombo sulla sua sinistra — scogliera oltre la quale aveva seriamente rischiato di finire durante il viaggio d'andata scendendo proprio per quella strada — ma si era dimenticata ci fosse quella salita e, di certo, non aveva previsto di farla spingendo la moto. Per l'ennesima volta pensò di essere davvero finita in una specie di film, uno di quelli dove gli avvoltoi ti seguono facendosi due risate ad ogni tua sventura.

    Prendendosi fra i denti il piercing al labbro ci giocò stringendolo. «Ma era tanto ripida anche prima?» Dopotutto che alternative ho? 

    Avvinghiata al manubrio della sua moto, una Yamaha R1 pesante quanto un pachiderma, Hailey decise di andare a vedere se vi fosse qualcuno sullo spiazzo panoramico in cima; si fece forza e, piantati ben a terra i piedi infilati negli stivaletti da moto slacciati, spinse il suo mezzo con tutte le sue forze, sentendosi il sudore colare lungo la pelle nuda delle braccia lasciata scoperta dalla canotta larga. 

«Che mi serva da lezione.» Credeva bastasse la riserva per andare e tornare dalla posta, ma si era sbagliata; come se fosse la prima volta, ci era abituata, ma di solito le capitava vicino a casa sua.

    Arrivata in cima tirò giù il cavalletto e, non appena intravide che lo spiazzo, che vi era nella curva come punto d'osservazione, era più vuoto del suo stomaco, abbandonò la moto cercando di non spingercela di sotto, assicurandole un posto all'ombra; era il grande tesoro di suo padre, una delle poche cose che gli era rimasta di lui, e di sicuro non le avrebbe fatto fare una fine simile per così poco.

    Tolto il casco infilato al suo braccio Hailey lo agganciò al manubrio e liberatasi anche della sacca di tela sulle spalle — quella con dentro il pacco appena ritirato — che la faceva sudare ancora di più; prese il telefono dalla tasca del giubbotto poggiato sulla sella, per poi digitare subito il numero di Natalie che, da quando era rimasta a piedi, sembrava aver dimenticato l'esistenza del cellulare. 

    «Rispondi... ti prego!» Era rimasta a casa e, da lì, avrebbe di sicuro potuto mandarle qualcuno. Il giorno stesso del diploma, circa una settimana prima, non appena avevano ricevuto il loro "pezzo di carta" erano saltate in sella con lo zaino in spalla e si erano fiondate al mare arrivando, dopo circa mezza giornata di viaggio, nella città di mare dove andavano da piccole assieme ai loro genitori. Dopo la morte dei genitori di Hailey ed il suo trasferimento dai nonni, con conseguente cambio di scuola, non ci erano più andate ed il tornarci era sembrato loro il modo migliore per chiudere quel cerchio... oltre che il posto perfetto per festeggiare il loro compleanno il giorno dopo.

    «Pronto?» Con il telefono incollato all'orecchio non fece in tempo a dire niente che il messaggio registrato continuò. «Ci siete cascati vero? Non posso rispondere ora, lasciate un messaggio se vi va, altrimenti tanto vedrò la notifica. Ciao!» Al solito, ci cascava tutte le dannate volte. Chiusa la conversazione il telefono si spense di colpo, ancor prima che Hailey potesse tentare di nuovo sul numero fisso, nemmeno avesse pronunciato le fatidiche parole "può andare peggio di così?".

    Scoppiò a ridere.

    «Capitano tutte a me.» Incapace di prendersela decise di godersi lo spettacolo sull'oceano nell'attesa di veder qualcuno passare; d'altronde per scendere da lì vi era un altro dislivello e tenere la moto sarebbe stato impossibile per lei, sarebbe sicuramente ruzzolata assieme alla sua due ruote... tanto valeva rilassarsi. «E poi, almeno qui c'è un po' d'ombra.»

RAVENED - E se il vero amore tornasse?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora