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Terza persona pov

I ragazzi si sentivano così distanti, e così tristi, che a volte finivano una chiamata alle tre di notte, o addirittura quando uno dei due si addormentava. Erano proprio innamorati persi l'uno dell'altro. Ma c'era questa distanza, loro avrebbero fatto un passo avanti dicendo "ti amo", ma c'era la distanza. Quella che ogni giorno li uccideva.

E il castano si ritrovò nel letto con gli occhi bagnati e rossi, per il pianto. Cercava lati positivi, quando il suo lato positivo era esclusivamente Alex. «Dai, tornerà presto.» Si ripeteva il ragazzo, ogni giorno, ogni notte, ogni mattina, ogni pomeriggio, ogni sempre. I due avevano una fissa l'uno per l'altro. E il castano veniva rapito dalla scuola, per non trascurare Alex i suoi voti si abbassarono, ma a lui non importava. A lui importava sapere che Alex stesse bene e che a breve sarebbe stato da lui. Studiava, sì, ma non come ha sempre fatto, non così approfonditamente. «Colpa di Alex!» Esclamava alla prof quando prendeva un voto più basso di sei. La prof, ingenua, continuava a ripetere al castano chi fosse l'Alex di cui tanto parlava, dicendo che chiunque fosse avrebbe dovuto lasciarlo stare e studiare. Ma il castano ignorava la prof, ignorava sua madre e tutto il resto dei suoi parenti. Per quanto lo negasse, Alex lo aveva rapito, il suo modo di fare lo aveva rapito. E gli andava più che bene, continuava a sorridere all'idea di rivedere il suo "amico".

Mentre il castano si dilungava la vita complicandola, il blu stringeva forte il cuscino a sé. «Dove sei?» Diceva mentre passava i bei momenti, pensando al castano che tanto aveva a cuore. Voleva passare con lui tutti quei bei momenti, tutte quelle emozioni, tutti quei sbagli. Non voleva sbagliare, ovvio; ma se ci fosse stato Giorgio l'avrebbe accettato comunque. Perché il minore nei suoi movimenti e modi di fare l'aveva rapito. E continuavano a rapirsi a vicenda, continuavano a sognarsi a vicenda, continuavano a pensarsi a vicenda; senza mai dirlo. Erano troppo timidi, avevano paura di un possibile rifiuto. E il blu impediva ai suoi occhi di piangere, ci riusciva stranamente, era un'abilità, come la chiamava lui, che non gli serviva ad altro se non sembrare duro. Ma con Giorgio si scioglieva, esso lo faceva sciogliere, con la sua vocina, con il suo finto broncio, con i suoi piccoli gesti, ad esempio un bacio sulla guancia.

E continuavano a pensarsi immersi tra i pensieri, entrambi allo stesso momento. «Ti voglio qui.» Ripetevano in mente a coro, inconsapevolmente. Era un'emozione nuova per entrambi, il cosiddetto "amore", che ti bucava il cuore quando voleva, lo aggiustava quando voleva, e lo riempiva quando voleva. L'amore, così bastrado, così infame, così bello, così emozionante. Da un lato troviamo il castano a piangere sorridendo, dall'altro il blu a stringere il cuscino trattenendo le lacrime.

Il castano udì una notifica, non entrò nell'app, si limitò a leggere dalla notifica appena arrivata.

[Amore💙]

<Oi. Probabilmente leggerai il messaggio domani mattina prima di andare a scuola. Ma okay.. Mi manchi tanto Gio, e ti penso sempre, sei l'unico a cui penso. Perché continui a camminare col tuo sorriso nella mia testa, e penso solo a te ormai, ti penso quando non so cosa fare. Sei un passatempo bellissimo; sei bellissimo. E voglio che tu sappia che ti scrivo col cuore in gola, perché probabilmente penserai che io sia debole e cose del genere. Mi manchi e sto piangendo perché ho voglia di abbracciarti. Ti giuro che ora prendo la patente e scappo di casa, mandami il tuo indirizzo. E sono serio okay? Mio padre potrà dire quello che vuole, ma io vengo da te. Dammi il tempo, il tempo di prendere la patente Gio, e sono da te. Ti voglio bene topo <3
03:48

[]

E il castano sorrise, non lasciò il visualizzato, non rispose neanche, avrebbe fatto tutto domani. «Domani voglio scrivergli la divina commedia. Aspetta che inizio a scrivere un po' sulle note del cellulare.» Disse tra se e se, come detto aprì le note del cellulare e si sfogò, gettando fuori tutto quello che doveva dire ad Alex. Non sapeva con quale coraggio avrebbe inviato il messaggio ad Alex, ma sapeva che avrebbe riletto ciò dieci, venti, trenta, quaranta, cinquanta, sessanta, settanta, ottanta, novanta, cento e passa volte, solo per farlo sembrate bello. Solo perché voleva che Alex si sentisse bene leggendo quel messaggio; come lui era stato bene leggendo il suo. Nelle note scrisse:

Ok. Non sono bravo con i discorsi, faccio schifo ok? Ma non so mi ispiri così tanto.. Ti dedicherei mille concerti, mille libri, mille canzoni, mille.. Non so non trovo più nulla. Fatto sta che mi fai sentire speciale, con quei piccoli messaggi che mi mandi, con quelle piccole cose che fai.. E Dio, talvolta vorrei stritolarti così forte da farti perdere il fiato. Quando torni qui io ti abbraccio, non mi importa un cazzo ok? Bene, spero tu abbia afferrato il concetto. Voglio essere serio con te Alex, voglio che tu sappia che il mio cuore, e la mia mente appartengono esclusivamente a te. E va bene, continua a rapire i miei pensieri, continua ad esserci lì, fin quando vorrai, io ti accoglierò.

Convinto del testo che aveva scritto posò il cellulare sul comodino, chiudendo gli occhi pronto a finire quella giornata piena e viva. Sorrise un'ultima volta, poi finì per sprofondare nell'abisso, chiamato "Sonno".

❦︎𝐏𝐫𝐢𝐧𝐜𝐢𝐩𝐞 𝐁𝐥𝐮. [𝐓𝐡𝐞𝐛𝐚𝐝𝐧𝐚𝐮𝐭𝐬]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora