2 - Naditza

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La ragazza teneva in mano la penna e fissava il foglio bianco. Davvero non sapeva cosa scrivere. Non tanto perché non avesse argomenti, ma perché ne aveva troppi e in confusione. Chiuse gli occhi e il volto di Filippo prese forma nella sua mente, lasciandole increspare le labbra in un sorriso. Posò la penna sulla carta e la lasciò andare.

"Caro Filippo,
amore mio. Sì, l'ho urlato davanti a tutti, come una matta, ma è la verità. Io ti amo. Non importa se le tue belle mani sono sporche di sangue, perché le ho sentite suonare e mi hanno emozionata. Le mani possono dare gioie e dolori. Tu hai cercato di dare gioia e un errore ha fatto sì che portassero dolore.
Tu sei tutto questo, sole e tempesta. Amore e odio. E mi sta bene così.
So quanto hai sofferto, anche se non me lo hai detto, perché per te parlano i tuoi occhi e la tua musica. Il cuore mio è pieno di te e accetta tutto, anche quello che tu stesso non riesci ad accettare di te. Sei un casino meraviglioso, un caos in cui sono pronta a vivere, pur di starti accanto.
Un giorno usciremo da qui e verrò a Milano con te. Non importa se non potremmo permetterci più di una tastiera per suonare, perché lo faremo insieme.
La morte fa parte della vita, ma niente mi impedisce di pensare che, se dovevo tifare per te o per Ciro, non avrei voluto scegliere. Ciro era terribile e crudele, ma questo non vuol dire che meritasse la morte.
Meglio lui che te, no? Certo. Avrei preferito non avere il terrore di vedere te sotto il lenzuolo. Tutto questo è stato terribile. Sono morta dentro nell'attesa di vedere chi c'era sotto quel lenzuolo. Mi sono sentita cattiva a gioire nel vedere che non eri tu, ma non ho potuto farne a meno. La rivolta è stata terribile e non vorrei mai rivederne una, ma siamo in un carcere e questa è una cosa che può succedere.
Chiattillo mio... Mi uccide vederti soffrire per Carmine, so che gli vuoi bene assai.
Perché non parli più con me? Hai detto di amarmi anche tu, ma non mi dici niente di quello che ti passa per la capa. Amare significa condividere e io voglio condividere il mio cuore nel tuo.
Tu non lo sai cosa significa essere una zingara (di merda o no), ma io voglio dirtelo. Voglio dirti lo schifo da cui mi stai salvando col tuo amore. Io sono riuscita a scappare dal matrimonio deciso da mio padre, che mi usa come un oggetto che si può scambiare con un altro, perché è la libertà che voglio e te che voglio. Le due cose che più desidero sono qui dentro e non posso essere felice là fuori. Il mare lo voglio vedere da qui, non mi interessa la sabbia sotto i piedi, se la tua mano è nella mia.
Filippo, non mi interessa altro. Voglio solo te. Sei tu la mia libertà, l'aria che mi serve per respirare. Fuori c'è solo da soffocare per me. Nelle tue braccia c'è calore e musica. Cosa potrei volere di più?
Ti amo, Chiattillo. Ti amo, Filippo."

Rilesse tutto e sorrise con gli occhi umidi. Amava quel milanese viziato, che ora viziato non era più. Si lasciò trascinare nel ricordo delle carezze che le aveva dato con dolcezza, della visione degli occhi spalancati nel piacere di stare a lei più vicino di come avrebbe mai potuto essere. Le loro epidermide che si erano scaldate l'un l'altra, le guance arrossate dal rendere fisico quel sentimento così dirompente.
La paura che tutto finisse era potente, ma Naditza non credeva che potesse accadere. Si chiedeva solo se Filippo avrebbe ceduto alla sofferenza per Carmine e per i sensi di colpa. Per il suo amico Greg, per la morte di Ciro, per la lotta verso la vita di Carmine. No, non poteva lasciare che si abbattesse. Quelle mani dovevano ancora suonare melodie con intrisa speranza, non dolore. Filippo non era un assassino, lo era diventato. Sapeva che Filippo vedeva il piano sporcarsi del sangue sulle sue mani, quando chiudeva gli occhi e suonava da solo. Lei voleva pulire quelle mani e i tasti del pianoforte. Voleva suonare per lui una melodia che racchiudesse il loro amore. Voleva giocare con le stesse carte di Filippo e insegnargli che non c'era bisogno di vincere se poteva avere il suo amore. Il Chiattillo che le aveva rubato il cuore, sin dal primo sguardo, sin dal primo battibecco.

***

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Lettere dall'Istituto Penitenziario MinorileDove le storie prendono vita. Scoprilo ora