4 - Edoardo

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Aveva già scritto quella bella poesia, cosa poteva mai essere scrivere un diario? Una sola paginetta bastava, aveva detto Beppe.
Steso sul materasso Edoardo volgeva lo sguardo al cielo scuro che si rifletteva sul mare. Il mare fuori. Sapeva cosa lo tormentava e cosa non si sarebbe mai perdonato. Sapeva cosa scrivere su quel diario, ma non voleva che fosse una pagina buttata lì, così.
Si alzò e andò alla scrivania. Il foglio era bianco e la dita premevano sulla penna.

Ciao Ciro, amico mio.
Lo sai, sono un poeta e anche uno scemo. So che non leggerai mai queste parole, ma voglio credere che tu sia qui e che le senti mentre le penso.
Perché penso che potevo fare di più per te. Potevo coprirti le spalle di più. Ciro, non sei solo mio amico, sei mio fratello. Non dovevo farti arrivare dove nessuno può più toccarti, dove non possiamo realizzare i nostri sogni insieme.
Napoli doveva essere nostra, ma ti dico la verità, lo sarà. Mio figlio si chiamerà proprio come te e io conquisterò tutto. Mio figlio crescerà e questa città sarà di Edoardo e Ciro. Te l'ho detto che sono scemo. So che non sarai tu quel Ciro, ma gli insegnerò il rispetto. Gli insegnerò che può ottenere tutto quello che vuole e come averlo.
Ciro, mi manchi, ma non posso dirlo. Non posso mostrarmi debole, perché ora che tu non ci sei, devo essere io a tenere in piedi tutto.
Qui dentro l'IPM devo mostrare a tutti chi comanda adesso e la debolezza non è per chi sta al comando. Sarà difficile, ma non perdo di vista i nostri progetti. Li porterò a tutta Napoli. Napoli sarà nostra. Tutti ricorderanno i nostri nomi e li temeranno.
Amico mio, fratello mio, non mi perdo per strada per il dolore. Quel che va fatto, va fatto. Punto.
Ora ti lascio andare e so che adesso lo vedi il mare là fuori.

Edoardo posò la penna e rilesse quello che aveva scritto. Fissava le parole, le lettere... Anche i puntini sulle i e i trattini sulle t. Sapeva che non c'era tutto il suo cuore in quella lettera, non gli aveva parlato di Teresa, perché era giusto placare quel sentimento. Sì, l'amava da impazzire e forse era proprio quello che gli stava succedendo: aveva perso la testa. In fondo, però, il potere non negava l'amore e finché non fosse stato necessario, poteva far sentire una principessa la sua Teresa ancora per un po', poi le avrebbe detto la verità. Lei lo amava e avrebbe capito. Come lui, avrebbe accettato la situazione e non avrebbe lasciato correre via l'amore. Lo avrebbero protetto insieme. Lui e la sua Teresa.
Quella ragazza gli donava la vita, era luce per la sua vita fatta di regolamenti di conti e tese relazioni con gli altri clan. Era ciò che non lo faceva affogare nelle sue scelte sbagliate, ma gli dava forza per affrontare tutto.
I suoi occhi lo catturavano ogni volta che li incrociava e ormai non poteva più fare a meno del tocco della sua pelle. Oh, la sua Teresa... Il cielo gli aveva mandato un angelo, per dare sollievo al suo cuore, pieno di odio per il mondo e di dolore. Quanto l'amava!
Sì, lui e la sua Teresa avrebbero cavalcato il destriero imbizzarrito del sentimento che provavano. La sentiva l'anargia di quella splendida principessa.
Restò imbambolato a fissare il muro, con gli occhi accesi di emozione.
Sì, la sua principessa.

***

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