13 - Milos

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Si guardava allo specchio. Milos vedeva i suoi occhi scuri ricambiare un'espressione triste.
La morte di Ciro lo aveva colpito, ma forse non come gli altri. Lo rispettava e ancora si sentiva parte di quel gruppo che ora brancolava nel buio, ma... Lui aveva i suoi segreti e a nessuno li avrebbe detti, qualunque cosa fosse successo.
Era un membro silenzioso del gruppo di Ciro, se gli veniva dato un ordine lo eseguiva, punto. Aveva aiutato nella rivolta e una parte di lui, piccola piccola, gli bisbigliava che aveva sbagliato, ma si rifiutava di ascoltarla.
Beppe e quello stupido compito... Cosa doveva scrivere? Lui non era mica Edoardo, non sapeva fare poesie ed esprimere sentimenti. Era tutta la vita che si allenava a passare inosservato ed era diventato davvero bravo. A volte la gente neanche si ricordava che lui era un membro della cricca di Ciro.
No, lui non voleva scrivere niente, tanto...
Guardava la finestra con aria annoiata e pensava che doveva buttare giù qualcosa, perché sennò le attenzioni di Beppe sarebbero state su di lui e questo non poteva definirlo passare inosservato.
Sbuffò e prese carta e penna. Guardò il foglio e sbuffò di nuovo.
Iniziò a scrivere, senza riflettere.

Ciao Ciro.
Si sente la tua mancanza. La voce che non gira nelle celle è... Non lo so cos'è.
Forse ti devo ringraziare. Senza di te sarei finito schiacciato, perché qui è impossibile passare inosservato quando si è appena arrivati e tu mi hai preso subito sotto la tua protezione.
Non posso dire che non ti devo niente. Ti devo che sono ancora vivo. È per questo che ho sempre fatto quello che mi chiedevi. Ora tocca a Edoardo, se è in grado, ma lo seguirò comunque, perché è così che deve essere. Il tuo posto lo prende lui e così è giusto che sia.
Se mi fossi rifiutato di aiutarti nella rivolta avrei sbagliato. Ad averlo fatto ho fatto cose che hanno portato alla tua morte. In ogni caso ho sbagliato. Qualunque cosa sarebbe stata sbagliata, almeno così ti ho portato rispetto e sei morto con onore, difendendo il tuo onore.

Milos si fermò. Non si era reso conto di quei pensieri fino a quel momento. A lui Ciro mancava più di quanto pensasse e questo gli faceva sentire lo stomaco ritrarsi, rimpicciolirsi. Sentiva il cuore martellare nel petto e le lacrime che gli pungevano gli occhi per uscire. Riprese a scrivere, sperando che quelle sensazioni si cancellassero.

Sei morto Ciro. Ciro Ricci è morto e io non ho più un posto sicuro. Devo aiutare Edoardo a tenere in piedi la baracca, solo così mi terrò il mio posto nell'ombra. Solo così.
Ciro, grazie.

Rilesse il foglio e una lacrima sfuggì al controllo, scivolando sulla guancia. Era solo e nessuno poteva vederlo, ma l'asciugò in fretta. Nessuno doveva vederlo debole.
Maledizione! Beppe e le sue idee! Aveca detto che scrivere li avrebbe aiutati a "elaborare il lutto", ma Milos si sentiva solo più devastato di prima. Si coricò su un fianco, stringendosi nelle braccia, con una sola frase ripetuta nella mente, ripetuta all'infinito.
"Grazie Ciro."

***

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