Lui non era uno che scriveva. Lui faceva lo scemo, lui faceva ridere gli altri, aiutava i suoi amici.
Totò aveva riso quando Beppe aveva chiesto a tutti di scrivere una lettera o una pagina di diario. Ma che erano? Mica doveva fare romanticherie per una femmina! Beppe voleva che scrivesse di Ciro, del Chiattillo e di Carmine. Cosa avrebbe mai potuto scrivere?
Non prese il foglio e la matita. Era seduto alla finestra e guardava fuori. Il cielo era un tappeto puntellato di stelle, neanche una nuvola. La luna era appena uno spicchio. Totò guardava quell'infinito paesaggio. Non perché era poetico, ma perché gli ricordava quel che era, come le stelle, un puntino nel nulla.
Cos'avrebbe mai potuto scrivere? Che si sentiva il cuore strappato a brandelli? Che Ciro era tutto per lui? Che una piccola parte della sua mente lo odiava perché era morto? Questo doveva scrivere?
Si sentiva perso e arrabbiato. Ciro era morto e così voleva solo uccidere il Chiattillo e Carmine. Ciro li voleva morti tutti e due, quindi ammazzarli era portare a termine il suo lavoro. Ed era anche vendetta. Quei due non si meritavano neanche lontanamente di avere il sangue di Ciro sulle mani.
Non stava scrivendo, ma erano queste le parole che avrebbe voluto marchiare a fuoco sui corpi di quelle due... Sì. Lo avrebbe fatto, avrebbe finito l'opera di Ciro.
Per Ciro avrebbe fatto di tutto e il fatto che era morto non cancellava questo senso di realtà.
Una lacrima era sfuggita al suo controllo, ma l'asciugò subito. Nessuno doveva vedere quanto era divorato da se stesso, dalla sua mente. Il cuore martellava come se dovesse esplodergli il petto.
Davanti ai suoi occhi non c'erano più le stelle, ma i ricordi di Ciro. Ogni volta che lo aveva aiutato nei suoi piani, sia all'IPM sia una volta uscito in permesso. Scorsero nella mente i vari momenti della rivolta. Vari complicati. Vedere gli adulti spaventati era stato un brivido che gli aveva fatto assaporare il potere. La direttrice era terrorizzata. Lei e le sue regole! Non aveva mai capito che il potere nelle sue mani era un'illusione, perché lì dentro ad avere il potere era Ciro. Di riflesso era un potete anche loro, di Edoardo, di Pirù, di Milos e suo. Loro cinque erano il potere il controllo lì dentro.
Una piccola fitta allo stomaco lo avvisava che la coscienza si stava svegliando. Iniziava a sussurrargli che stava sbagliando tutto, che tutte le sue scelte erano enormi e incalcolabili errori.
Quella maledetta coscienza gli urlava che non avrebbe risolto niente uccidendo Carmine o il Chiattillo.
Totò scosse la testa, per scrollare via quei pensieri. Strizzò gli occhi per non piangere, fino a sentire dolore. No, quel mondo senza Ciro, trovava equilibrio solo con la morte dei due amici. Quei traditori.
Il cielo era ancora terso, mentre iniziava a rischiarare, l'alba era vicina. Totò si buttò sul letto e finse di dormire, per non far sapere a nessuno che i suoi fantasmi erano pericolosi, quanto leali.***
Vi piace la storia?
Inseritela in un elenco di lettura, per trovarla prima e non dimenticatevi di lasciarmi una stellina!
STAI LEGGENDO
Lettere dall'Istituto Penitenziario Minorile
FanfictionATTENZIONE! SPOILER SUL FINALE DELLA PRIMA STAGIONE. I ragazzi sono tutti nell'IPM e la vita di Carmine è appesa a un filo. Gli educatori propongono ai ragazzi e alle ragazze di tenere un diario, per sfogare le ansie instaurate dalla morte del lor...