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Questa mattina mi sono svegliata positiva, ma da Arek; ieri sera abbiamo dormito insieme e mi sono sentita protetta tra le braccia del padre di mio figlio o di mia figlia.
Decido di alzarmi per poi andare verso la vetrata che si affaccia sulla città.
Dopo poco sento delle mani posizionarsi sui miei fianchi; quelle mani le conosco benissimo:
Quelle mani che hanno scrutato il mio corpo mentre facevamo l'amore,
Quelle mani che hanno stretto il mio corpo quando piangevo,
Quelle mani che hanno asciugato le mie lacrime,
Quelle mani che hanno stretto le mie.
Dopo poco le sue labbra si posizionano sul mio collo lasciandone un semplice bacio.
Mi giro verso di lui e noto che avvicina il volto verso il mio, so che stiamo sbagliando.
«Arek, no...» dico per poi spingerlo leggermente.
«scusa ma non ce la faccio a starti distante»
«lo so ma continuando così ci faremmo solo male»
«capisco» dice per poi fissare ciò che mostrava la vetrata in modo freddo e distaccato; non l'ho mai visto così e mi fa anche un po' paura.
Decido di andarmene e di tornare nella mia stanza, giusto difronte alla sua.
Prima di uscire definitivamente dalla porta lo guardo mentre torna sul letto e si tiene la testa tra le mani.
Questa scena mi spezza il cuore così decido di andarmene per non creare danni per il bambino o bambina che avrò.
«Buongiorno Anna» dico entrando nella mia camera d'hotel notando la ragazza che si stropiccia gli occhi e prende il telefono.
«com'è andata con Arek, eh? Racconta tutto»
«beh niente di che...questa mattina ha tentato di baciarmi» dico sussurrando quest'ultima frase, ma noto che ha sentito ciò guardandomi stranita.
«Ale io vado  che mi devo preparare per tornare in Italia, tienimi aggiornata su tutto anche su quello che succede con mister sorrisone» dice guardandomi in modo buffo.
«Anna si chiama Joshua, non chiamarlo mister 'sorrisone'» dico per poi ridere seguita da lei.
Mi saluta con un bacio sulla guancia e torna nella sua camera.
Arek's pov
Rimango dei minuti con la testa tra le mani a pensare a cosa fare per riconquistarla, non mi piace vederla vicino ad altri e mi ha innervosito vederla abbracciarsi con quel ragazzo al centro di allenamento.
Per un momento ripenso alla chiacchierata con Robert, ripenso a quando mi disse di doverla lasciare andare.
Nella mia mente scorrono tutti i momenti felici con lei e sorrido leggermente.
La porta della camera si apre mostrando la mia migliore amica intenta a prendere i vestiti da indossare ed inizia a farmi la ramanzina sull'avere provato a baciarla.
«È stata una mossa falsa, lo sai vero?»
«si Anna lo so, è stato più forte di me»
«ma, facendo così, l'hai allontanata da te, devi lasciarle il suo spazio»
«mica ti sei coalizzata con Robert?»
«no..perchè?»
«mi hai detto la stessa ed identica cosa che ha detto lui»
«eh vuol dire che ha ragionato» detto ciò prendiamo le borse ed andiamo a fare il check out per poi andare in aeroporto.
Appena salito sull'aereo spero solo che la vedo fuori l'oblò dell'aereo.
Ma ciò non succede quando annunciano che l'aereo stava per partire.
Metto le auricolari, aziono la musica e guardo verso l'oblò.
Delle lacrime rigano il mio volto ma le asciugo subito cercando di non far notare ad Anna che torno in Italia con il cuore spezzato.
Durante tutto il viaggio rido e scherzo con Anna che cerca di confortarmi dopo aver visto come ho guardato ferito Ale e quella sottospecie di essere umano quando ero andato con lei a trovare ale al centro di allenamento per assistere agli allenamenti.
Appena atterriamo in Italia siamo quasi gli ultimi a scendere per l'aereo.
Ho dormito pochissime ore per via dei bambini che piangevano nella fila al fianco di quella mia e di Anna. Per tutto il viaggio avevo solo lei nella mente,
solo lei che abbracciava un altro che non ero io,
solo lei che rideva con un altro,
solo lei felice con un altro.
Pensare ciò mi viene una stretta al cuore che camuffo con un'espressione calma, misi le auricolari ed iniziai ad ascoltare la musica. Entrando in macchina e, dopo aver iniziato a guidare spesso mi è capitato di lanciare lo sguardo sul lato del passeggero vuoto che prima era occupato da lei che cantava a squarciagola le canzoni che passavano alla radio.
Appena arrivato a casa apro la porta e vado direttamente in camera ad indossare una delle tante magliette che utilizzava lei per dormire a casa mia.
Inizio a scrivere nelle note uno dei messaggi che non le arriverà mai, uno di quelli in cui ci metto tutto me stesso ed ammetto che mi sono emozionato nel ricordare tutte le cose belle successe con lei.
Spengo il telefono e guardo il suo lato del letto vuoto. Per un momento ho una stretta al cuore nel ricordare il nostro litigio e la cazzata che ho fatto questa mattina.
Lascio stare ciò, spengo la luce, mi stendo nel letto e chiudo gli occhi, nella mia testa ci sono ancora i pensieri che mi ronzano nella mente e non mi lasciano un momento di quiete, decido di alzarmi ed andare verso il terrazzo per poi appoggiarmi al muretto che dava sul golfo di napoli, per un momento mi tornano in mente i ricordi della sera prima, lei così vicina a me, lei stesa su di me, le sue gambe tra le mie, le nostre teste vicine, il mio cuore velocissimo e penso che il suo stava facendo la stessa maratona che stava facendo il mio.
Decido di rientrare in casa per poi tornare in camera e stendermi sul letto. Chiudo gli occhi e finalmente riesco a dormire dopo minuti, o forse ore, passate ad immergermi nei miei pensieri.

Ti dedico il silenzio //Arek MilikDove le storie prendono vita. Scoprilo ora