Capitolo 18

17 6 0
                                        

Tornai a casa e vidi che la mia cameretta era rimasta come l'avevo lasciata il giorno in cui ero morta.
Le penne sparse sulla scrivania si erano impolverate e la loro posizione era rimasta invariata, c'era ancora qualche rimasuglio della gomma qua e là e il post-it che avevo sul muro con scritto "compito di matematica 05/02".

Vedendo la mia cameretta nel complesso, devo ammettere che l'ordine non era il mio forte.

Le lenzuola erano state cambiare proprio il mio ultimo giorno, il biglietto che avevo lasciato ora si trovava sul comodino lì vicino, mentre lo specchio che avevo, ormai era coperto da un velo nero.
Mia madre pensava che lo specchio ci mettesse a confronto con la realtà visibile e con l’anima profonda.
"Lo specchio rivela una parte consistente di noi stessi" diceva lei. Quel velo probabilmente era lì per conservare una piccola parte di me in un certo senso.

Sammil, nel frattempo che esploravo le mie vecchie cose, tolse il velo dallo specchio e chiese di avvicinarmi.
«Così è come dovrebbe apparire un'anima normale» disse muovendo la mano in direzione dello specchio. Quando tolse la tensione di magia la mia anima apparì nella sua forma più pura, come se fosse avvolta da dei colori.
«Cos'è quella roba colorata?»
«È quel che rimane della tua aura. L'aura circonda tutti i viventi, non saprei spiegarti in maniera semplice a cosa serva... diciamo che ha più strati e ognuno di essi ha una funzione. Quando si muore si perde l'aura perché non serve ai morti.»
«E perché a me è rimasta?»
Sam rise per un attimo e prima che rispose ci arrivai. «Come si riesce ad avere l'aura nel mondo dei morti?»
«Non so, credo che capiti e basta. Sto cercando di informarmi lo sai...»
«Tu quindi mi vedi con queste cose colorate o in maniera normale?»
«L'aura e poco visibile in realtà, non riesco a percepirla così bene.»
«Io la vedo benissimo invece...»
«Perché è la tua, ma non è così per gli altri.»
«Ho capito» dissi io per poi creare un silenzio.
«I tuoi genitori dove sono?» disse Sammil togliendosi l'aria spiritosa di prima. Ora sembrava molto più serio.
«Non lo so, dovrebbero essere a casa da un pezzo. Sarà meglio andare in cucina, mia madre si segna sempre le cose da fare su dei foglietti» poi aggiunsi, «è andata in un gruppo di sostegno, ma ha smesso, per oggi non c'è scritto niente.»
Toccando i vari fogli sentivo dell'energia negativa. Uno o due di questi erano stati bagnati, magari lacrime. Quel che percepivo non era un buon segno, inoltre Sammil aveva cambiato atteggiamento, sembrava rivelare ora una delle parti che mi piaceva di meno. La parte da demone senza sentimenti.

Sentii la porta aprirsi e quella che vidi era mia madre. Si tolse subito le scarpe ma il suo volto sembrava affranto. Mi avvicinai di più a lei per sentire cosa provava.
«Usa la sua aura» mi suggerì Sam.
«Come dovrei fare?»
«Fidati di me, tieni chiaro il tuo obiettivo a mente. Ti aiuterò» disse mettendo la sua mano sopra la mia.
«Non sento niente.»

Oh no, non dovevo farlo...

Dopo un paio di secondi riuscii a percepire tutto, era una delle cose peggiori che mi fosse capitata fin ora, per questo motivo smisi subito di tenere la presa a quella magia, ma vedendomi lasciare, Sammil mi tenette la mano molto più forte di prima. Non credo che volesse lasciarmi abbandonare la magia che stavamo facendo.
«Non ce la faccio, è troppo per me» dissi non potendomi fermare a usare quella magia.
«Non ti permetterò di lasciare» disse Sammil con tono freddo.
Mia madre nel frattempo si sedette su un lato del letto e per un attimo sembrò come immobile e persa nel vuoto.
«La mia anima Sam, fa male...»
«Credi veramente che quello che abbia passato lei sia stano meno doloroso?» disse lui in tono quasi arrogante.
La mia anima stava tornando grigia, questa volta era come se il dolore che provavo fosse stata una pugnalata allo stomaco.
«Sei ancora un dybbuk, questo non dovrebbe farti niente.»

Cosa gli è preso? Perché si comporta così?

«Sammil...» dissi con le lacrime in volto.
Non capivo cosa fosse successo, di certo però, vedere Sam in questo modo mi rattristava e feriva.
«Morendo hai perso la parte parte più importante di te stessa.»
«Non capisco, cosa vuoi che faccia?»
«Devi capire ciò che hai fatto.»
«Non posso tornare indietro» dissi ancora in lacrime.
«Dovevo farlo Stef.»
«Cosa mi hai fatto...»
Realizzai dopo pochi istanti. Le mie lacrime non cessavano per colpa di Sammil.
«Ti ho dato la tua punizione, anche se non sei all'inferno ne devi avere una. Questa è la tua.»
«Perché l'hai fatto in questo modo...»
«Non posso essere sempre gentile. In quanto demone del terzo regno questo è un altro dei miei compiti.»
«E quando finirà la mia punizione?»
Sammil non rispose.
«Ci sono anime con punizioni peggiori.»
«Non hai risposto alla domanda.»
Lui si girò di spalle, ma prima di farlo, i suoi occhi brillarono per un attimo. Il suo giuramento con me era finito.
«Smettila di stressarmi,  faccio solo quel che mi viene ordinato... e comunque non avrà fine la tua pena.»
«Avrei accettato tutto questo molto più facilmente se me lo avessi detto.»
«No, non lo avresti accettato.»
«Non puoi saperlo... perché sei voluto venire con me se ti sei comportato tutto il tempo come se non ti importasse di quello che provassi?»
«Mi importa, il problema è che tu hai perso parte delle tue vere emozioni da umana.»
«Cosa avrei perso esattamente?»
«Il dispiacere, la tristezza, i sensi di colpa, la rabbia, la felicità...»
«Ma io sono felice se sono con te, mi arrabbio come sto facendo ora e sono anche ferita da te.»
«Queste non sono emozioni sono sensazioni, niente è reale in un mondo irreale.»

Che palle, sempre il mistero del cazzo deve fare lui...

«Spiegati meglio.»
«Non c'è niente che deve essere spiegato, non esistiamo e basta, non siamo umani fatti di carne... tutto qui.»
«Forse me lo avevi spiegato tempo fa» dissi per troncare in qualche modo il discorso. Non avevo voglia di ascoltarlo dire cose incomprensibili che poi non avrei capito.
«In ogni caso non posso scusarmi per quel che ti ho fatto, sono solo ordini.»
«Lo so e lo capisco, me lo merito. Ho visto che il tuo giuramento è finito.»
«Già, quasi mi ci ero abituato a essere ancora in piccola parte dell'ordine angelico.»
«Cosa ti succederà?»
«Rimarrò in fondo ancora un angelo-demone perché devo accettare il mio destino e perderò le mie ali da angelo. Ho ancora un'ultima possibilità di tornare un angelo vero e proprio prima che le mie ali si trasformino diventando nere» disse Sammil triste.

4D classe scomparsaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora