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-Jimin dove sei stato? Tra poco dobbiamo andare- lo richiamò sua madre in un concerto di utensili e bicchieri insaponati dalla cucina.

-Lo-lo so mamma- richiuse leggermente la porta alle spalle.

-No che non lo sai perché altrimenti sares...oh santo cielo! Jimin cosa hai combinato?- si portò una mano alla bocca indicando quel gruzzolo di paglierino chiaro.

-Io...volevo cambiare un po'...non ti piacciono vero?- si morse il labbro in preda alla riprovazione che emergeva dal finto sorriso della donna.

-Ma no che dici, hai 19 anni e sei libero di tingerti un paio di ciocche...- si toccò la guancia e poi l'azzardo del figlio -...beh in questo caso tutte...il problema è che me ne avresti dovuto parlare-

-So che le regionali non accettano i candidati con capelli colorati o piercing perché le esibizioni saranno proiettate sul canale nazionale, l'ho letto il regolamento- lasciò cadere lo zaino gettandosi sul sofà.

-Se lo sapevi...oh no Jimin, perché? Non vuoi più andarci?- gli si sedette accando captando già le scelte incoscienti di quella progenia selvaggia e d'altri tempi.

-Mamma, io penso che una persona non debba essere misurata da una stupida competizione. Per me l'importante è che la mia famiglia mi trovi capace di questo mio sogno e me lo farò bastare- prese a giocherellare con i pollici per nascondere il nervosismo.

-Hai ragione, ma hai lavorato così tanto e questa sarebbe la tua occasione per emergere. Se vincerai potrai permetterti quel viaggio in Europa...- si avvicinò catturandogli le mani -...farai vedere a tutti chi sei, cosa hai da offrire anche oltre oceano. Io, tuo padre, Hoseok e persino il professor Jeong, saremo tutti lì a fare il tifo per te-

A quel nome il sorriso che stava per pronunciarsi si cancellò, ma subito fu riacquistato per non destare sospetti.

Infondo era solo un nome in mezzo a tante belle parole.

Non avrebbe permesso ad un paio di lettere di rovinare quel momento materno e non avrebbe concesso a quelle faville che consumavano gli occhi della donna di soffocare.

-Non hai torto, questo può essere il passo che mi serve forse...parteciperò, grazie mamma- annuì.

-Sì è questo lo spirito Jimin!- lo abbracciò.

Il ragazzo portò il mento a sorvolare nei pressi della spalla e comprese quanto potesse essere meraviglioso quel contatto.

Un dono che non spesso bramava a causa della quotidianità, ma che in quel preciso istante accoglieva, proprio così, non avrebbe mai voluto lasciarla andare.

-Bene, ma ora sbrighiamoci. Ho uno spray che uso per la tinta della ricrescita di là...oddio quanto sono felice, avevo già visto crollare tutto quando ti sei tirato indietro, ma su su...ah dove l'ho messo?...vado a vedere, tu sbrigati a prendere le tue cose- sbandierò le dita.

La casa era vuota a parte lui e sua madre.

Hoseok e suo padre erano già sul luogo, in una frustrazione comune.

"Eccolo" trovò il fascicoletto impastato di note che inserì nella tracolla insieme allo smoking.

Nella fretta però si elargì della compagnia delle pagine bianche del suo diario.

Partendo dalle penultime scrisse un messaggio di incoraggiamento, stabilì un patto silenzioso con quel suo amico fittizio al pari dell'immaginazione di un preadolescente.

ßℓαcк Yσυηg Cђαηg  ||  YσσηmιηDove le storie prendono vita. Scoprilo ora