Prologo

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Harry non si era mai davvero reso conto, negli ultimi tre anni, quanto facile potesse essere spostarsi da New York per ritornare nella sua piccola cittadina del Maine. Dopo aver volato per un ora fino a Portland si sentiva già a casa, eppure doveva rimanere per un altra ora, o giù di lì, su un pullman che lo avrebbe finalmente portato a Rockport, più precisamente nella periferia di Rockport, dove era cresciuto e dove viveva suo padre.

Lo stesso padre che non aveva la ben che minima idea che Harry, dopo tre lunghi anni, stesse ritornando a casa, lo stesso che il ragazzo sperava fosse pronto ad accoglierlo.

Non che durante quegli anni fosse sparito nel nulla senza mai farsi sentire ma aveva rifiutato tutti gli inviti a tornare per Natale o per le vacanze estive e nonostante Des continuasse a dire che lo accettava e lo avrebbe accolto quando si sentiva pronto, Harry era comunque abbastanza timoroso.

Gli mancava suo padre e finalmente era pronto a tornare a casa senza paura di stare male, senza la paura di rivedere il fantasma di sua madre ovunque. Non che avesse superato la sua morte, certo, ma era riuscito a scendere a patti con questa convincendo se stesso che qualsiasi atmosfera triste e deprimente avesse lasciato nel Maine tre anni prima fosse ormai sparita, era sicuro di poter invece rivivere il ricordo di sua madre sorridendo perché ormai anche suo padre era riuscito a scendere a patti con quel vuoto incolmabile, sapeva non fosse felice al cento per cento ma era sereno ed Harry lo aveva notato durante le loro chiamate degli ultimi due anni.

All'inizio era davvero difficile per entrambi, piangevano per la maggior parte del tempo e Des confessava ad Harry quanto fosse difficile vivere senza la sua metà. Talvolta il riccio si era sentito in colpa, un egoista, nel trovarsi lontano da lui, a New York dove ogni centimetro del suo piccolo appartamento condiviso non gli avrebbe ricordato di sua madre ma ogni volta che esprimeva questo suo stato d'animo Des lo riprendeva ricordandogli di come la stessa Anne gli avesse fatto promettere di non restare bloccato lì, di inseguire il suo sogno e tornare solo quando ne avesse sentito la necessità.

Harry adesso sentiva quella necessità mentre fissava fuori dal finestrino del pullman il paesaggio così diverso dalla metropoli in cui si era abituato a vivere.

Sorrise riconoscendo tutto quel verde e gli edifici piccoli e colorati mentre il veicolo attraversava Rockport fino a fermarsi all'unica fermata in periferia. Da lì sembrava cominciare un altra piccola città nella città, non c'erano grandi negozi e supermercati, niente discoteche o locali per turisti, solo tante piccole tenute di campagna immerse nel verde, qualche pub, qualche piccolo negozietto di alimentari, una libreria e, oh, Harry si rese conto che il suo negozio dell'usato preferito era ancora lì. Sorrise istintivamente al ricordo delle giornate trascorse a curiosare tra i vari oggetti con sua madre.

Si chiese se la signora Betty del panificio stesse bene e che fine avesse poi fatto suo nipote Klaus che diceva di voler entrare ad Harvard. Harry si sentì così pieno di felicità che nemmeno il cielo nuvoloso scalfì il suo buon umore, era fiero di se stesso e non stava provando neanche un briciolo di malinconia triste e deprimente, solo una nostalgia che lo faceva sorridere.

Continuò a camminare con il suo borsone in spalla diretto verso la tenuta che sapeva per certo distare più o meno venti minuti e poi, all'improvviso, si fermò di fronte ad un posto in grado di scatenare tanti di quei ricordi da stordirlo, ancora una volta non si trattava di emozioni negative.

Il pub degli Horan era ancora esattamente uguale all'ultima volta che l'aveva visto, l'unica cosa diversa era la scritta sulla vetrata, accanto alla porta, di cui avevano finalmente sostituito la parola "irish" in arancione che qualche anno fa si era sbiadita in "rsh" con gli spazi delle "i" che apparivano completamente vuoti a chi passava lì di fronte senza prestare troppa attenzione.

A Piece Of Me | Larry StylinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora