Capitolo 7

191 16 2
                                    

Il giorno successivo sarebbero partiti per andare bel clan. Entrarono nel bilocale arredato e, Rachele sospirò di sollievo. Non si sentiva più al sicuro come una volta.

-fa come se fossi a casa tua- parlò il Duca mentre si toglieva il cappotto scuro. La ragazza fece la stessa cosa, con eleganza e maestria. -potremmo conoscerci meglio- cercò un punto di incontro la donna per evitare di entrare in un silenzio imbarazzante.

-sono nato a Belgrado nel 1348 e sono morto ventitré anni dopo per colpa della peste nera- disse Enea sedendosi nel piccolo divano in pelle rossa. Il Duca sbatté la mano nel posto vuoto accanto a sé invitando la ragazza a sedersi vicino a lui e così fece lei.

-io sono nata a Roma il 1532 e sono morta diciassette anni dopo perché sono caduta e ho sbattuto la testa- disse lei. Era stata fortunata, non era morta per colpa di una malattia, come la madre, o durante uno scontro all'ultimo sangue. Si sentiva in pena per l'uomo accanto a sé. Lui aveva sofferto, mentre lei no.

Erano stoccate le sette in punto di sera, ormai era ora di cena. Entrambi si sedettero intorno al tavolo posto al centro della sala. Enea prese un paio di sacche di sangue zero positivo, una per saziare lui stesso e l'altra per la sua ospite. -sta sera puoi dormire nel mio letto, io dormirò sul divano- disse il Duca alla ragazza che lo guardò contrariata.

-no, tu dormirai sul tuo letto come giusto che sia- dichiarò Rachele più testarda di un mulo. Questo poteva essere ritenuto sia un pregio che un difetto, ma a lei non importava. Bevvero con molto gusto il sangue all'interno della sacca trasparente.

La ragazza pensava di aver vinto la battaglia, ma si dovette ricredere non appena si pulì la bocca con un tovagliolo di carta. Anche Enea era testardo e questo era un problema per entrambi.

-facciamo cosi, visto che è un letto matrimoniale, dormiremo entrambi lì comodamente- disse lui senza aspettarsi una risposta affermativa da parte della donna presente in casa sua, ma Rachele sapeva come stupire le persone.

-va bene, basta che tu stai dalla tua parte- accettò con sicurezza l'accordo proposto. Uno alla volta andarono in bagno a cambiarsi e, nel giro di pochi minuti si ritrovarono entrambi sotto le coperte. Il problema era dormire. I vampiri non soffrono il sonno, sentono solo il bisogno di riposare un attimo, come se avessero appena corso una maratona.

Rachele, quindi, si trovò a fissare il soffitto della camera da letto con gli oggi spalancati. Quasi si dimenticava di sbattere le ciglia. Enea, invece, era posto su un fianco e cercava di distogliere i suoi pensieri dalla fanciulla al suo fianco, ma li sembrava impossibile. Cose da matti.

Crollarono uno dopo l'altro, circa un ora dopo aver toccato il letto comodo e caldo del padrone di casa.
Al mattino si svegliarono presto, dovevano partire per andare a Belgrado e la strada era lunga.

Con uno zaino in spalle a ciascuno corsero più veloce che potevano evitando zone umane. Si fermarono solo per pranzo, quando cacciarono un cervo tra le montagne degli Appennini italiani. -silenzio- disse la ragazza nascosta tra i cespugli. Sentì un piccolo cuore battere tra le piante ed intuì che fosse un animale.

-c'è un animale dietro quelle piante- sussurrò lei indicando la zona con un dito della mano destra. Enea annuì, felice di aver trovato la loro presa giornaliera. Aveva corso per tutta la mattinata, quindi avevano bisogno di nutrimento, di sangue. Si avvicinarono piano, in modo silenzioso per non spaventare il piccolo cervo che si accorse dei due predatori quando si trovò per terra sanguinante.

L'avevano morso in un modo così veloce da sconfiggere un battito di ciglia. I due vampiri infilarono i loro canini all'interno del corpo dell'animale e succhiarono tutto il liquido rosso presente in esso. -abbiamo scelto proprio una bella preda- ridacchiò ironico l'uomo dai capelli neri come la pece.

-dovremmo continuare a correre per un po', poi troveremo un posto per dormire- disse totalmente convinta Rachele ottenendo un cenno da parte di Enea. -andiamo allora- parlò questa volta il Duca, mentre ripose lo zaino in spalla. Corsero per qualche ora senza mai fermarsi. Trovarono una casetta in legno abbandonata tra le Alpi, un'altra catena montuosa italiana.

Questo edificio non era un hotel a cinque stelle, ma almeno i due vampiri avevano un tetto sulla testa. Appoggiarono gli zaini pesanti in un angolo della stanza principale della casetta, tirarono fuori delle coperte e si stessero come la sera prima.

𝘛𝘩𝘦 𝘊𝘩𝘰𝘴𝘦𝘯 𝘰𝘧 𝘵𝘩𝘦 𝘉𝘭𝘰𝘰𝘥Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora