La sveglia delle 6:45 fece in modo che abbandonassi il sogno nel quale mi ero rifugiato.
Mi sembrò folle, svegliandomi, che ormai fosse già la quarta settimana da studente a Torino.
E mi sembrò ancora più folle, sbloccando il mio cellulare, che nessuno mi avesse ancora scritto il buongiorno.
Quella domenica avevo dato la buonanotte a Matteo, a Sam e a Claudia. Avevo salutato il gruppo Whatsapp della classe, e avevo scritto la buonanotte anche a zia Lucia.
Mi sentivo un po' idiota a continuare a sperare che visualizzasse. Eppure, nonostante ciò, rimanevo di volta in volta sempre più deluso quando vedevo che a quella lineetta verde non se ne aggiungeva un'altra.
Avevo supposto che fosse il mio modo di elaborare il lutto, e quindi avevo deciso di continuare a scriverle finché mi sarebbe sembrato appropriato.
Guardandomi allo specchio cercai di riconoscere in me un segno di cambiamento in positivo.
I miei capelli color nocciola, che tanto avevo odiato nel corso della mia vita perché "troppo comuni", ora mi sembravano i capelli più particolari che qualcuno potesse avere.
Le mie labbra carnose, per le quali avevo sempre ricevuto complimenti, ma che avevo sempre odiato senza un motivo preciso, ora mi sembravano le labbra più belle del mondo.
Era strano pensare quanto tutto fosse cambiato.
Mi sentivo in colpa perché negli ultimi giorni avevo pensato a zia Lucia solo un paio di volte, ma era più forte di me, e non potevo farci nulla.
Continuavo a guardare lo schermo del mio cellulare, in attesa di un buongiorno che sicuramente non avrei ricevuto.
Continuavo a chiedermi se fosse il caso di prendere altre pillole, per affrontare nel migliore dei modi la giornata che mi si prospettava.
Continuavo a chiedermi cosa avessi fatto di sbagliato, e perché fosse scappata subito dopo quel bacio.
E continuavo a pensare a quella lingua, che finalmente avevo potuto sentire.
Anche se Matteo mi aveva detto più volte che sarebbe passato da me, avevo deciso di non fargli pesare troppo la situazione. E così mi ero ritrovato ad inventare scuse solo perché tornasse a casa dopo gli allenamenti, senza passare prima a trovarmi.
La verità era che stavo male. Eppure stavo bene.
Ed ero triste, Giulia mi mancava. Eppure più ci pensavo e più sorridevo.
Avevo voglia di sapere la verità, sapere perché fosse scappata all'improvviso. Eppure ero terrorizzato dall'idea di un confronto.
Mi ero vestito in fretta, continuando a pensare a quei momenti. Ero salito sull'autobus e avevo cercato di distrarmi ascoltando un po' di musica.
When you feel my heat
Look into my eyes
It’s where my demons hide
It’s where my demons hide
Don’t get too close
It’s dark inside
It’s where my demons hide
It’s where my demons hide
Giulia era una ragazza che nascondeva molti segreti. Ultimamente me ne stavo convincendo sempre di più, e allo stesso modo mi convincevo che non ne parlasse con nessuno perché se ne vergognava.
Era uguale a me, e quindi riuscivo a comprenderla.
Non avevo idea del perché avesse la lingua bianca, e non avevo idea del perché se ne fosse andata dopo avermi baciato.
Quello che sapevo per certo, però, era che lei, proprio come me, aveva una storia. C'erano state situazioni e persone, nel suo passato, che avevano contribuito a renderla ciò che era diventata. E proprio come me e lei, anche Matteo aveva una storia. E così Sam. E Claudia.
Mi chiedevo se qualcuno di loro avesse davvero deciso di diventare ciò che era. Era stata Giulia a decidere di diventare la ragazza schiva dalla lingua bianca? Era stato Matteo a decidere di diventare il ragazzo innamorato perso di Sam con la passione del calcio?
Probabilmente era stato per questo che non ci eravamo più cercati dopo quel giovedì. Entrambi eravamo vicini a conoscere i demoni dell'altro, e questa cosa ci spaventava. A differenza sua, però, a me andava bene che lei conoscesse i miei. Mi andava bene perché l'amavo.
Se ero ancora in grado di provare amore, allora io l'amavo. Non c'era altro modo di spiegare ciò che sentivo.
La mia playlist mi accompagnò fino all'esterno della scuola.
Sam mi aspettava accanto alla fermata. Ci abbracciammo per un po'.
«Giulia, dov'è? Ti ha parlato di me?»
«Sì, abbiamo parlato a lungo.»
E lì, guardando il suo viso pallido, capii che stava per dirmi qualcosa di negativo.
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Ti Amo da Solo
Teen Fiction"Sarei cresciuto in solitudine, invecchiato in solitudine e morto allo stesso modo. E a me stava bene. Mi spaventava pensare che mi andasse bene, ma era la verità."