Capitolo dieci.

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ALICE

La sostanza gelatinosa e di un colore azzurro/trasparente è fredda e l'impatto con la mia pelle mi provoca un brivido. Sul monitor posto alla mia destra si presenta un'enorme macchia nera.

"Vediamo cosa c'è qui." Il dottor Rinaldi scruta attentamente l'immagine fin quando si intravedono delle chiazze grigiastre. Mentre ci spiega ed indica contemporaneamente sullo schermo.

Luca al mio fianco non stacca gli occhi dalle immagini, è totalmente assorto, con lo sguardo speranzoso di un qualcosa a me sconosciuto.

"Ora vi faccio ascoltare il battito." È questa frase distogliermi dai pensieri, in un attimo vedo il dottore pigiare vari pulsanti, un suono debole si udisce, poi diventa sempre più forte.

Bum bum bum bum.

Sento le lacrime salirmi agli occhi, ma cerco di ricacciarle indietro.

"È del tutto normale commuoversi" mi fa notare Rinaldi. Poi ritorna con lo sguardo sul monitor. "È ancora troppo presto per definirne il sesso."
Al mio fianco Luca rilascia un intenso sospiro, ciò mi fa pensare che si sia trattenuto fin ora.

Poi vedo il dottore passarmi svariati strappi di rotolone di carta e prendere posto dietro la scrivania.

"Ti aiuto." Le mani di Luca sfiorano le mie intente a ripulirmi di quella sostanza appicicosa e in quell'esatto momento sento una scossa, come se mi fossi scottata, ritraggo le mani lanciandogli uno sguardo, incrocio il suo che è del tutto sorpreso.

"Faccio da sola." Sussurro, lui annuisce soltanto e mi volta le spalle prendendo posto di fronte al dottore.

Quando usciamo dallo studio sono ormai le 12:00. La tensione fra noi è sempre uguale, anzi sembra quasi sia aumentata.

Apro lo sportello dell'auto prendendo posto al lato passeggero. Luca chiude la portiera con fin troppa energia e trattengo la sfilza di parole sulla punta della lingua.

Stringe forte il manubrio fra le mani quando ci immettiamo sulla strada principale. Noto le nocche sbiancate e lo sguardo duro, fisso davanti a sé, posso sentire gli ingranaggi della sua mente da qui.

Non riesco più a trattenermi e allora esplodo.

"Che problema hai?" La mia domanda sembra risvegliarlo da uno stato di trance. Mi lancia uno sguardo e sembra infuriato.

"Non posso accettarlo." Afferra il labbro inferiore fra i denti poi lo rilascia e passa una mano sul mento, non riesce a star fermo un attimo.

"Cosa?" Riesco a chiedere.

"Che tu non vuoi essere toccata da me." La sua risposta è un colpo al cuore, non voglio essere toccata da lui? Io vorrei essere costantemente sotto il suo tocco, sotto il suo sguardo.
Vorrei perdermi ogni giorno nei suoi occhi, nelle sue parole dolci che mi sussurava all'orecchio dopo aver fatto l'amore.
Sento il respiro mancarmi e sono costretta ad abbassare il finestrino, l'aria fresca mi colpisce il viso e respiro a pieni polmoni, chiudo gli occhi mentre mi prendo un attimo per riacquistate la lucidità di cui ho bisogno.
Non posso pensare a quello che eravamo, non posso pensare a com'era la nostra vita insieme, le sue mani che mi accarezzavano le cosce nude, i baci languidi lungo il corpo, le lingue intrecciate e i respiri affannati.
I ti amo detti sottovoce nel buio della nostra camera da letto, i risvegli al mattino fra le sue braccia, il suo respiro caldo sul collo e la barba che mi pizzicava la pelle, i piedi intrecciati, il suo petto contro la mia schiena, il calore del suo corpo.

Tutti i giorni // CAPO PLAZADove le storie prendono vita. Scoprilo ora