Capitolo undici

1.1K 59 8
                                    

Non so quanto tempo sia passato e non m'importa, l'acqua calda scorre sul mio corpo, rilassa i miei nervi e chiudo gli occhi, le mie spalle nude incontrano le piastrelle fredde e rabbrividisco al contatto.

Un forte bussare alla porta mi fa sobbalzare sul posto.

"Tesoro tutto bene?" La voce di Chiara diventa più forte quando la sento aprire la porta.

"Si." Mi affretto a rispondere, poi esco dalla doccia avvolgendomi in un telo.

"Sai che hai già cambiato viso?" Chiara è sulla soglia della porta con le braccia incrociate al petto, la frangia le ricade sugli occhi e scuote la testa spostandola, gli occhi scuri mi guardano e le labbra piene mi sorridono. "Dicono che le donne in attesa cambiano faccia sin da subito e devo dire che, a differenza di molte altre sciocchezze, questa è proprio vera." Mi guardo allo specchio facendo caso a quei particolari ai quali non ho mai fatto caso prima come il viso pieno e il naso ingrandito.

"Sai che hai ragione? Non so se ridere o piangere di questo." Lei sospira, poi si avvicina e mi prende le mani.

"Questo è il miglior cambiamento che tu abbia mai potuto fare. Questo bambino ti cambierà la vita e ti donerà tutta la felicità che ti meriti." Guardo le nostre mani unite, poi incontro gli occhi di Chiara, vorrei poterle trasmettere tutta la mia gratitudine, perché persone come lei sono rare, neanche io ho tanta piazenza con me, mentre lei è sempre lì pronta ad appoggiarmi per qualsiasi cosa, pronta a tirarmi via da qualunque guaio.

"Grazie Chiara." Dico abbracciandola e le lascio delle carezze sulla schiena. "Sei unica." Le dico sinceramente.

Un'ora più tardi sono vestita e annoiata mentre dal divano guardo fuori dall'enorme finestra del salotto. Guardo l'orario che segna le 15:30, penso e ripenso a tutti i risparmi ormai finiti, è proprio arrivato il momento di trovarmi un lavoro, accettare il fatto che la mia vita è cambiata definitivamente, non tornerò più alla mia vecchia vita e sicuramente non al mio vecchio appartamento. Devo aiutare Chiara con le spese della casa per addesso, poi dovrò cercare un appartamento mio, non posso essere un peso per lei,non posso esserlo per nessuno.
Devo pensare ancora a tutte le cose di cui il bambino avrà bisogno.
Sbuffo sonoramente.
Nessuno vorrà mai assumere una donna in attesa, nessuno potrà assumermi.

Nel momento in cui realizzo realmente in che situazione sono, sento il mondo crollarmi addosso e un senso di panico m'invade, le mani mi tremano e cerco di alzarmi per allentare la tensione, vado avanti e indietro fin quando decido che è arrivato il momento di farmi una camomilla, verso l'acqua nella tazza e attendo che si riscaldi dal microonde, in seguito ne verso una bustina solubile e il liquido assume un colore giallastro, aggiungo 1 cucchiaio abbondante di zucchero e ne prendo una sorsata abbondante scottandomi la lingua e maledicendomi mentalmente.

Il mio bambino avrà bisogno di tutte le cose che non potrò dargli.
Forse è arrivato il momento di fare quello che non avrei mai voluto.

Fisso un punto indefinito della stanza, poggiata ad un bancone della cucina con ancora la tazza fra le mani, decido che quella è la scelta giusta, sarà per una buona causa. Devo farlo.

Lascio la tazza ancora mezza piena nel lavandino, indosso il cappotto e afferro la borsa prima di uscire di casa, mi fermo al bar all'angolo e trovo quello che stavo cercando, afferro uno dei giornali e prendo posto ad un tavolino.
Lo apro cercando la pagina degli annunci.

"Le porto qualcosa signorina?" È il cameriere ad interrompermi, mi guarda dall'alto con un sorriso cordiale, gli ordini solo un'acqua naturale e torno alla mia ricerca.

Ne cerchio qualcuno e faccio qualche foto con il telefono per non dimenticarne la descrizione e tenere salvato il numero.

Non so quanto tempo sia passato quando mi rendo conto di aver cerchiato circa 5 appartamenti e lasciato perdere gli altri perché troppi grandi.

Tutti i giorni // CAPO PLAZADove le storie prendono vita. Scoprilo ora