Capitolo otto

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P.O.V ALICE

Quando chiudo la porta mi ritrovo ad appoggiarci la fronte per un breve istante, inalo aria nei polmoni, ma sento ugualmente una stretta al petto che mi impedisce di respirare regolarmente, sospiro ancora prima di decidermi ad affrontare questa situazione, 'sei una persona adulta Alice, puoi farcela.' Continuo a ripetermi, poi raccolgo tutto quel coraggio che mi convinco di avere e mi volto.

Luca guarda Mario in cagnesco, mentre quest'ultimo evita il suo sguardo. Quando ho trovato Mario sotto casa ero totalmente sconvolta, dagli avvenimenti e dalla sua presenza, lui ha indugiato, poi mi ha stretta al petto ed io sono scoppiata in un pianto liberatorio, non so quanto tempo è passato prima che lo invitassi ad entrare, non ha fatto domande, semplicemente mi ha ascoltata ed io ho tirato fuori tutto, il macigno sul petto si affievoliva ad ogni parola che usciva dalla mia bocca, non ha esternato emozioni, non mi ha giudicata quando gli ho detto che ormai un'altra vita cresceva dentro me, sono riuscita solo a decifrare il suo sguardo, sorpreso e in seguito amareggiato, non so perché sia venuto qui, di certo non per farci una chiacchierata da buoni amici, quell'amarezza sul suo volto mi ha fatto pensare tanto, per quanto la sua presenza me l'abbia permesso.

Forse sperava in un ritorno, quel lampo di delusione nei suoi occhi mi ha fatto pensare che forse Mario credeva ancora che potesse esserci qualcosa fra noi. Il solo pensiero mi spiazza, per tutto questo tempo Mario mi ha pensata? Ha sperato che fra me e Luca non funzionasse? Sono mille le domande che mi frullano in testa, domande alle quali non so dare una risposta.

Mi porto le mani in grembo mentre osservo il profilo dell'unico ragazzo che io abbia amato, la fronte corrucciata e le labbra strette, i pugni chiusi con le nocche sbiancate, sono segni che Luca sta per esplodere ed io devo assolutamente sistemare questa situazione.

Avanzo di un passo e due paia di occhi si posano sulla mia figura, ho le parole incastrate in gola, come mi sono ficcata in questa situazione?

"Forse è meglio che io vada." È Mario a spezzare questo silenzio imbarazzante, annuisco semplicemente perché so che è la cosa giusta da fare, per quanto io possa negarlo io e Luca abbiamo molto di cui parlare.

Il moro avanza verso di me, mi lascia un bacio sulla guancia sotto lo sguardo attento del mio ormai ex fidanzato e lo vedo trattenersi, posso leggere i suoi occhi infuocati di rabbia, poi Mario mi lascia una carezza sul viso e va via senza dire altro, nel momento in cui scatta la serratura un pesante silenzio cala nuovamente nel salotto di casa.

Luca porta le mani sul volto, è stressato e vorrei soltanto avvicinarmi a lui, passargli una mano fra i capelli e dirgli che insieme sistemeremo tutto, che non importano tutte le cose che ha detto, ma non posso.

Prendo posto sulla sedia posta accanto al tavolo, più siamo lontani meglio è.

"Quando ti ho chiesto di chi fosse il bambino, non intendevo dirlo davvero, ero solo sconvolto." Dice con voce roca.

"È per questo che hai bevuto?" Mi ritrovo a chiedere, lo vedo portarsi le mani a coppa sulla bocca, le dita gli pizzicano la punta del naso, poi lo vedo voltarsi, il suo sguardo incontra il mio ed io mi sento sussultare, quello sguardo si imprime sulla pelle, lo sento vagare sul mio corpo ed ho un nodo alla gola.

"Da quanto lo sai?" Sto per rispondergli, ma mi interrompe. "Di quanto?" Chiede ancora.

"Circa un mese." Rispondo atona.

Tutti i giorni // CAPO PLAZADove le storie prendono vita. Scoprilo ora