4. Devo proteggerli

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Il mio fratellino Shoto nacque l'11 gennaio e io, esattamente una settimana dopo, compii 10 anni.

I miei allenamenti si fermarono solo per tre giorni: il giorno della nascita, quello precedente e quello successivo.

Mio padre allenava ancora solo me, e mi aveva promesso che mi avrebbe insegnato una sua mossa, non importava se il mio fisico ne avrebbe risentito: entro tre, massimo quattro anni, l'avrei imparata. E io stavo finalmente cominciando a capire qual era il vero scopo di mio padre.

Durante gli allenamenti, ogni tanto diceva che se non fossi riuscito a battere lui, non avrei mai avuto speranza contro l'Hero n° 1, All Might.

Una volta ebbi il coraggio di dirgli che non mi interessava batterlo, né All Might, né papà. Si infuriò e arrivò a dire che era il motivo per cui ero nato e che avrei dovuto vincere. Sempre. Non gli importava nient'altro, non la salute fisica e sicuramente non la salute mentale del suo primogenito.

Come ho detto, fin da piccolo ero abbastanza intelligente e perspicace, quindi pian piano distanziavo, o almeno ci provavo, mio padre dai miei fratelli. Nonostante mi dispiaccia ammetterlo, queste caratteristiche penso di averle ereditate da mio padre; d'altronde, parlando di casi risolti, superava persino All Might.

Fatto sta che riuscii nella mia impresa e i miei fratelli non venivano minimamente calcolati, come se non esistessero.

Almeno fino a quando, quasi quattro anni dopo, non si scoprì il Quirk di Shoto.

***

Ormai avevo quasi quattordici anni e capii che non ci sarebbe stato niente che io potessi fare per impedire ad Endeavor di allenare il mio fratellino. Shoto aveva ciò che mio padre aveva sempre desiderato e bramato: un potere in grado di battere All Might e un corpo in grado di controllare questo potere.

Il famigerato Quirk era 'Mezzo Ghiaccio Mezzo Fuoco': dal lato sinistro controllava le fiamme, dal destro il ghiaccio. Anche il suo corpo era diviso a metà: nella parte sinistra del capo aveva capelli rossi e occhi azzurri come quelli miei e di papà; nella parte destra capelli argentei e occhi grigi come quelli di mamma, Fuyumi e Natsuo. In poche parole, lui, al contrario di tutti noi 'esperimenti falliti', era perfettamente equilibrato.

Il fatto positivo è che aspettò qualche mese per iniziare, come aveva fatto con me, quello negativo è che poi era sempre più difficile distanziarlo.

***

Pochi giorni dopo il mio compleanno io e papà ci stavamo allenando, quando lui mi chiese una cosa strana: -Touya, che succede ai tuoi capelli?-

-Cosa?- risposi io, confuso.

Papà, sempre a distanza, mi fece notare che avevo una ciocca bianca tra i miei capelli rosso fuoco.

-Eh? Sto diventando vecchio?-

-Te li sei tinti?-

-Certo che no! Ma dimenticalo, oggi è il giorno in cui mi insegnerai la tua mossa segreta!-

E così lasciammo da parte la conversazione, tornando a concentrarci sull'allenamento.

Quella sera, però, coperto da nuove fasciature, mentre ero disteso a letto, con le mani dietro la testa a guardare il soffitto, ci ripensai.

Avevo fatto finta di nulla e mostrato un'aria elettrizzata ed entusiasta, ma dentro ero molto nervoso e continuamente sotto pressione. Probabilmente i miei capelli erano diventati più chiari a causa dello stress.

La mattina dopo nascosi il più possibile la ciocca, e così per mesi, fino a quando, anni dopo, non avrei più potuto nascondere i miei capelli completamente bianchi.

Ma, ritornando agli allenamenti per imparare la mossa speciale, a febbraio dello stesso anno, persi definitivamente il controllo e rischiai quasi di morire a causa delle mie stesse fiamme.

Mio padre, mi lasciò sul pavimento, ferito e dolorante, dicendomi che, alla fine, sarebbe stato tutto inutile e che non avrebbe avuto senso continuare ad allenare un fallimento come me.

-Sei patetico e inutile. Fammi un fischio quando sarai capace di controllare le tue fiamme-

Con queste parole se ne andò ed io, per la prima volta, scoppiai a piangere.

Sarebbe stato solo il primo dei tanti pianti che avrei fatto e che tuttora a volte faccio ripensando a quei momenti.

***

Continuai ad allenarmi da solo, cercando anche di portare via Shoto, dalle grinfie di nostro padre.

Intanto compii quindici anni e gli allenamenti del mio fratellino più piccolo si fecero più duri ed incessanti, forse come i miei, con la differenza che lui aveva solo cinque anni.

La sera, nonostante il disappunto di Endeavor, Shoto veniva da me e ci fasciavamo a vicenda. Io ironizzavo molto questi fatti, cercando renderli più sopportabili, ma ottenendo, giustamente, pochi risultati. Io stesso sapevo che non sarebbe cambiato nulla, ma continuavo a provare.

-Tranquillo Shoto, prima o poi finirà. Magari sarai tu a cambiare nostro padre-

-In futuro quando userai il tuo Quirk sarai felice-

-Forse il tuo fratellone non sarà sempre con te, ma troverai degli amici su cui potrai contare e di cui ti potrai fidare-

Lo rassicuravo dicendo una mezza verità: speravo tanto che tutto ciò accadesse, ma una parte di me sapeva benissimo che non sarebbe mai successo.

E nonostante tutto quello che gli dicevo, le sere che non era con me, io piangevo, chiedendomi cosa avevo fatto di male per meritare tutto quello. Cosa noi avevamo fatto di male.

"Sarebbe stato molto meglio se non fossi mai nato."

Pensavo così e poi, quando ci riflettevo, il mio pensiero cambiava.

"Non è vero, è un fortuna che io sia nato. Se Fuyumi e Natsuo stanno bene è gran parte merito mio. Sono nato per proteggerli. Tutti loro: i miei tre fratelli e mia mamma. Io devo proteggerli"

***

Un mese prima del nono compleanno di Natsuo chiesi a papà di riallenarmi e gli feci vedere che sapevo controllare meglio le fiamme.

Lui, seppur riluttante, accettò, ed io sentii come se mi venisse tolto un peso dal petto, quello di far provare un po' di dolore in meno a Shoto, e al contempo me ne venisse aggiunto uno sulle spalle, quello di ricominciare quei difficilissimi allenamenti.

E mia mamma veniva picchiata ancora più di prima quando cercava di portare anche lei un po' del mio peso.

"Per colpa mia"

E i miei fratelli, se cercavano di intervenire, ricevevano occhiate assassine e raggelanti o potenti schiaffi.

"Per colpa mia"

E Shoto non veniva certo risparmiato, anzi, sembrava che la mia aggiunta avesse solamente procurato ancora più fastidio da parte di Endeavor, il quale si sfogava un po' su tutti, anche sul suo 'capolavoro'.

"Per colpa mia"

E io non potevo ancora sapere che ogni singola parola che avevo rivolto al più piccolo si sarebbe avverata. Non potevo sapere che, al contrario mio, Shoto sarebbe diventato quello che voleva essere: un Hero. Non potevo sapere che papà sarebbe davvero cambiato. Non potevo sapere che il mio fratellino avrebbe trovato degli amici, quegli amici veri e sinceri che io alla sua età non avevo avuto. E soprattutto non potevo ancora sapere che, di li a tre anni, non avrei più fatto parte non solo della sua vita, ma anche di quella dell'intera famiglia Todoroki.

[parole: 1162]

Non si nasce Villain, si diventa |Touya Todoroki - Dabi|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora