XV

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Tra porcospini e piccioni non saprei chi scegliere.

Come fossi riuscito poi ad addormentarmi lo attribuii solo alla stanchezza e allo stress accumulato. L'unica nota positiva fu che non sognai nulla di strano. Solo cose strane e confuse. Almeno fino a che aprendo gli occhi non mi ritrovai sotto un bellissimo cielo stellato, nel deserto.
«Di nuovo tu!?» quando voltai la testa mi ritrovai faccia a faccia con la sorella di Jason, gli occhi blu elettrico che mi linciavano. «Cosa...» mormorai. La luogotenente di Artemide si tirò a sedere con una smorfia. Il diadema argenteo tra i capelli neri e sparati scintillò alla luce della luna. Mugolai appena, tentando di striracchiarmi, venendo fermato nel movimento da dei fili incastrati tra loro, legati alla mia mano fino a quella di Thalia. Il suo sguardo si puntò sui nodi e delle leggere scintille vibrarono lungo tutto il suo braccio. «Non mi piace.» ringhiò ripuntando i suoi occhi di fuoco nei miei. Strattonò la mano costringendomi a sedermi. «Artemide...» farfugliai. Mi sentivo così intontito che a malapena percepivo me stesso. Ruotò le pupille dandomi degli schiaffetti in faccia. «Ehi Merlino dei poveri resta con me.»
Scostai il volto. «Artemide. Moros ha parlato di Artemide.» il suo volto si fece se possibile ancora più duro. «ὄνθος allora c'è davvero qualche problema.» scosse le nostre mani legate. «Che mi significa questo scherzetto?» arricciai il naso. «Per qualche motivo i nostri destini sono intrecciati.» ipotizzai. Sbuffò dal naso come un toro inferocito. «La cosa non mi entusiasma.» scossi le spalle. «Sai dove siamo?» il suo sguardo si addolcì, diventando malinconico. «Una cacciatrice ha dato la vita qui.» spostando lo sguardo in lontananza intravidi una grossa discarica. Ricordai la storia secondo cui la sorella di Nico fosse morta nell'impresa per salvare Annabeth e Artemide. «Bianca Di Angelo...» l'occhiata raggelante che mi regalò mi fece rabbrividire dalla paura. «Bada ai nomi che usi novellino. L'altro aveva molto più bon-ton di te.» si tirò in piedi portando anche me a fare lo stesso di conseguenza. «L'altro?» lei annuì. «Riccioli rosa.» aggrottai le sopracciglia. «Cosa intendi dire?» emise un rantolo. «Lascia stare, è troppo lungo da spiegare.» tirai indietro la mano facendola incespicare. Un fulmine le attraversò le iridi mentre mi fissava iraconda. «Con lui ci siamo trovati legati molto più di così. È la seconda volta che ci vediamo io e te e già vorrei farti il culo.» emisi una risata sarcastica. «Il sentimento è reciproco Grace.» ci guardammo in cagnesco per una manciata abbondante di secondi, prima che lei voltasse la testa come se fosse stata richiamata. «Mi sto svegliando.» mi squadrò un ultima volta, con sufficienza. «Spero di non doverti rivedere ancora per molto tempo.» non so se vide il medio che le feci perché la scena sfumò su se stessa.

«Tra il piccione biondo e il riccio punk non so chi scegliere.» borbottai spalmandomi una mano in faccia con ancora gli occhi chiusi. «Che diamine stai dicendo?» rotolai su un fianco abbracciando Coco. «Lascia stare. Voglio dormire ancora.» la sua risata mi vibrò nell'orecchio, prima che iniziasse a dimenarsi come un'anguilla. «E levatii.» lamentò. «Ragazzi...»
«Ma sto tanto comodo.» ribattei cercando di stringermela ancora di più addosso. «Ragazzi, ha iniziato a piovere...»
«Cole! Se non ti levi giuro che ti tiro un calcio laggiù.» minacciò la figlia di Nike con finta cattiveria. Aveva una voce troppo divertita per fare la seria. «Ma se di solito sei tu quella che non si sveglia manco a cannonate.» rammentai riuscendo a sdraiarmi sopra di lei. «AH! Così mi ammazziii! Cole!» sghignazzai affondando la faccia nel suo petto. «Buonanotte.» emise un verso esasperato. «Vai al Tartaro idiota.» ridacchiai. «Ti ricordo che ci siamo già.»
Un tuono scosse l'intero antro, mettendo fine a quell'attimo di leggerezza. Alzando la testa vidi la figura di Plume armato davanti all'ingresso. Un espressione dura e concentrata. Percependomi incontrò il mio sguardo da sopra la spalla. «A quanto pare nel Tartaro piove. Acido; ma piove.» un altro lampo rosso colorò la sua intera figura. Se avessi avuto un album e dei colori... Le mie mani fremettero per disegnarlo, ma scacciai velocemente il pensiero. Grugnii e rotolai via da Ko mettendomi a sedere. Stare troppo a contatto con lui mi stava friggendo i neuroni. Non c'era altra spiegazione.
La corvina affiancò il rosato rimirando con circospezione l'inquietante spettacolo che l'inferno ci proponeva.
Pioggia vischiosa come sangue veniva giù dalle nubi tossiche che sembravano ancora più rosse e minacciose di prima. La nebbia nera si era fatta così densa da non poter quasi scorgere lo scoppiettio del fuoco infernale, che si muoveva inquieto sul letto del Flegetonte. Gli urli di dolore dei mostri facevano accapponare la pelle tanto quanto i rombi dei tuoni. «Per gli Dèi...» esalò Coco rimettendo giù la propria maglietta. Iniziava a fare un freddo umido capace di penetrare fino alle ossa. Le lanciai la mia felpa infilandomi a mia volta la giacca. «Non possiamo muoverci con questo tempaccio.» dichiarai sottolineando l'ovvio. Coco scrollò le spalle e si sedette al mio fianco ingoiando un po' di acqua infuocata. Ormai non avevamo nemmeno più le convulsioni. «Attenderemo qui che il temporale passi.» Plume si toccò lo stomaco arricciando appena le labbra in quella che interpretai fosse una smorfia preoccupata. «Ci stiamo mettendo troppo...» schioccai la lingua sul palato. «Non possiamo fare miracoli. O questo o ci facciamo ammazzare.» lo occhieggiai piccato. «Hai cambiato le bende?» Coco spostò a sua volta lo sguardo su di lui. «Ci penso io vieni qua.» il rosato fece un gesto noncurante con la mano. «Mi sono svegliato per primo e c'ho pensato da solo. -rassicurò prima di rivolgermi un sorrisino sghembo con tanto di fossetta- ti preoccupi Warlock?» trattenni il respiro, preso in contropiede, mentre sentivo le guance prendere colore. «Nei tuoi sogni! Tsk. Voglio solamente evitare di doverti trascinare a peso morto per tempo indeterminato.» abbaiai imbarazzato. Ridacchiò roteando la lancia con scioltezza. «Sarà stata solo una mia impressione mh?» sbuffai dal naso. «Precisamente.» Coco scosse la testa esasperata. «Vedi te con chi ho che fare.»
Un fulmine si schiantò proprio davanti all'ingresso della caverna. Tanto da far rientrare completamente Plume. Il suono rimbombò così forte per tutta la struttura da farmi fischiare le orecchie e tremare le pareti. «Ehm. Abbiamo una via di fuga nel caso questo posto crollasse vero?» chiesi a nessuno in particolare. Il silenzio che ne seguì fu esaustivo. «Magnifico. Che facciamo per ingannare il tempo?» Coco si strinse nelle spalle. «Posso pur sempre rivangare i tuoi disastri.» risi sprezzante. «Come se tu non avessi fatto parte di ognuno di questi.» puntualizzai. «Touchè.» Mi abbandonai per terra e ai bei tempi. «Tipo quando ancora avevi i capelli lunghi e ti eri fissata di doverti tingere la frangetta di rosso.» Plume rise. «Non ci credo.» Ko gonfiò le guance. «Si bhe. Il signorino qui si era fatto il ciuffo verde. Che dovrei dire?» le diedi un calcio sugli stinchi. «Traditrice. Doveva rimanere un errore estivo.» lei ghignò malefica. «Ma se ti facevi pure il figo.» strinsi gli occhi. «Tu hai chiesto ad un vecchietto se voleva una mano... E aveva una protesi al braccio.» La risata piena di Candyman riuscì a rendere quel luogo meno cupo. Qualcosa dentro di me scampanellò in avvertimento. Ma non la ascoltai. Scelsi anche in questo caso la scelta più facile. Lasciare correre sembrava essere diventato l'unico modo per preservare le mie convinzioni. «Ah la metti così? Allora tu che durante una delle gite delle medie sei andato in giro con il tuo pigiama intero di Pikachu?» le saltai addosso. «Tu non puoi parlare! Andavi in giro con i codini da lolita indossato i fiocchi!» con una qualche mossa di wrestling mi ritrovai sdraiato a terra con lei seduta a cavalcioni sulla mia schiena trattenendo le mie braccia. «Quando Cressida Fowler ti scrisse il suo numero sullo skate la denunciasti.» grugnii. «Era nuovo! Avevo aspettato sei mesi di risparmi per potermelo prendere!» mi difesi. «Ma non è che voleva tipo provarci?» si intromise Plume con una mano leggermente posata sulle labbra nel tentativo di nascondere le risa. Anche smorto e deperito era... Scossi la testa pestando pure il naso a terra. «Ma porco-» Coco mi liberò bruscamente le mani probabilmente per gesticolare. «Appunto! Si vedeva da un kilometro che era cotta!» mi tirai su schiacciando la figlia di Nike al suolo che urlò sorpresa. «É uno degli skate sulla parete di camera mia. L'ultimo prima della long-board. Denunciarla è stato pure poco. Dovevo romperle i roller.» mi spalmò una mano in faccia nel tentativo di liberarsi. «Menomale che ti ho fermato! E suo padre era pure un detective!» riccioli rosa sospirò. «Io ho degli amici che amano l'overboard.» ottenne la mia attenzione. «Di chi parli?» sobbalzò ma mascherò il tutto con un sorriso o enigmatico. «Chissà.» il mio attimo di distrazione permise a Coco di piantare la suola di una scarpa sul mio didietro e spedirmi con un calcio contro una parete. Con tanto di capriola per terra. «Brutta μαλάκας.» ghignò ancora in posizione, alzandosi su un gomito per per farmi il terzo dito. Ero ancora con culo per aria quando notai qualcosa che avrei preferito non notare. Una sottospecie di vortice di nebbia si stava dirigendo a tutta birra verso di noi. Attirando altrettanti fulmini grossi il doppio di quello che in precedenza si era schiantato davanti al nostro rifugio, facendo diventare la pioggia già acida dei proiettili perforanti. «Oh per Zeus se quella non è una tempesta coi fiocchi.» affannai rimettendomi dritto il più in fretta possibile. «Ci sta venendo addosso la versione infernale dell'uragano Katrina.» informai inciampando sui miei stessi piedi nel tentativo di rialzarmi. I miei compagni mi imitarono, osservando il pericolo in arrivo. «Okay, ora cosa facciamo?» chiese Coco spostando irrequieta il peso da un piede all'altro. Una cosa del genere non poteva affrontarla a colpi di spada. «Abbiamo solo un opzione possibile.» constatò Mr. Candy. I suoi occhi vennero oscurati dai ricci. «Dobbiamo scendere.»

La luce emessa dalla spada di Coco era davvero insufficiente, ma onde evitare di risvegliare un nugolo di Keres e chissà che altre schifezze mitologiche ce la facemmo bastare. Infilati in un anfratto e schiacciati tra noi avvertimmo chiaramente il tornado abbattercisi contro con tutta la sua forza. Il rumore della pietra che crollava ci immobilizzò fino a che non percepimmo più alcunché.
Ripercorrendo il breve tratto a ritroso ci ritrovammo davanti all'ingresso...o almeno, quello che minuti prima era l'entrata. «No...» sussurrò Plume appoggiandosi ad una parete. Non avevo la testa necessaria per aggiungere una sua nuova espressione al mio catalogo, quindi non lo guardai, cercando invano con lo sguardo un minimo spiraglio. «Moriremo qui...» indietreggiai. Coco si voltò allarmata verso di me. «Cole gli occhi.» mi portai una mano alla testa. «Dei -iniziai a ridere- sai che risate che si farà Ade. ODDEI MORIREMO DIRETTAMENTE ALL'INFERNO!» le pareti ripresero a tremare. La figlia di Nike seattò gli occhi da un punto all'altro. «Dannazione Cole controllati! Il tuo potere sta impazzendo!» spostai la mia attenzione su Candyman e non ci vidi più dalla furia. «TU!» sollevai una mano come quando avevo staccato la testa all'anarada. «CHE IDEA GENIALE SCENDERE QUAGGIÙ!» ruggii. Il figlio di Iride annaspò, portandosi una mano alla gola. «M-morris...» rantolò. «Cole, mollalo! Non avevamo altra scelta!» mi avvicinai a grandi passi, fino ad avercelo ad un palmo di distanza; il giusto perché alzassi il mento per guardarlo negli occhi. «Almeno mi toglierò la soddisfazione di toglierti quel sorrisino da schiaffi con le mie mani.» ringhiai. Fece l'ultima cosa che mi sarei aspettato, con Coco che nel frattempo sbraitava in sottofondo e cercava di scostarmi da lui. La mano che prima era al collo la appoggiò sulla mia guancia e sorrise piegando appena la testa. I suoi occhi parvero scintillare. «Calmati...» sussurrò suadente. Tremai da capo a piedi espirando con forza. «Calmati...» ripeté e in automatico lo lasciai andare, indietreggiando, facendogli così mollare la presa sulla mia guancia. Il tepore rassicurante della sua mano mi mancò e non ebbi la forza di odiarmi per questo. «Dèi, io- ho perso il controllo, non-» portò le braccia in avanti, come se stesse interagendo con un animale selvatico. «É tutto okay. Va tutto bene.» fece un cenno con le dita e mi ritrovai tra le braccia di Coco. Ero così spaventato da me stesso da non riuscire a versare mezza lacrima. Scostando appena la testa dalla spalla di Ko osservai Plume abbandonato contro la dura roccia. Una mano sul petto mentre prendeva profonde boccate d'aria. Pixie ai suoi piedi lo guardava miagolando appena. Quando riuscii a incontrare il suo sguardo capii che non avrei mai potuto guardarlo con gli stessi occhi di prima.

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