XVII

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Sarò mezzo morto ma ho anche dei difetti.

Tornati in superficie avrei abbracciato Mrs. O'Leary, e anche Percy. Se non l'avesse mandata ad aiutarci avrei scoperto in questo modo orrendo di poter capire i segugi e diciamo che era meglio che i traumi arrivassero uno alla volta con anche, possibilmente, un po' di intervallo tra loro.
Trovandoci nuovamente insieme notai l'assenza di una cosa essenziale. «Coco... dov'è lo zaino?» la figlia di Nike si strinse nelle spalle. «Quando c'hai trascinato con te non ho avuto il tempo materiale di risistemarlo e prenderlo... È rimasto lì.» rivelò sconfortata. Mi passai stancamente una mano sul volto. «Magnifico...» mi piegai sui talloni. «Vedo se posso guarirti con la-» mi spalmò l'anfibio in fronte e se non fosse stato per le gambe di Plume sarei finirò col culo a terra. «Non saresti capace di incantare una mosca. Non sprecare energie in questo modo, soprattutto ora che non abbiamo alcun modo per ricaricare le batterie. Niente cibo, niente acqua o cibo degli dèi. Nemmeno il Flegetonte...» ringraziai di essere ad un passo da terra perché fu più facile lasciarsi cadere. «Una gioia dietro l'altra.» ironizzai. Pixie -ancora in assetto da combattimento- caracollò fino ad un catasto di rocce dove iniziò grattare appena la superficie, miagolando. Pastel boy aggrottò le sopracciglia e si avvicinò raggiungendolo appena in tempo per prenderlo in braccio, sfiancato una volta ritornato nella sua forma base. «Che c'è? Perché è andato lì?» chiese Ko tirandomi in piedi. «Credo ci sia un passaggio. Ma è piccolissimo. Io e Cole non ci passeremo mai ma-» riccioli rosa si voltò verso di noi. Recuperò da una tasca dei pantaloni una delle maniche che si era strappato, chinandosi per usarla come fasciatura per Ko. «Non vorrei ma non abbiamo altra scelta. Dovresti andare da quel lato e vedere se riesci a spostare queste rocce.» la corvina trattenne il fiato. «Vuoi dire replicare quell'onda d'urto?» il rosato annuì. «Il giusto perché queste rocce saltino il tanto per farci passare.» Tossii. «Non credo sia una buona idea...» la figlia di Nike scosse la testa. «Non lo è... Ma non credo abbiamo molte altre opzioni a disposizione. Nessuno dei due ci passa e tu sei troppo debole per tirare fuori uno dei tuoi trucchi di prestigio. Ci proverò.» dichiarò. Fece scivolare per prima la sua spada, seguendola poco dopo. Avrei voluto un minimo del suo coraggio. «Tutto apposto di là?» domandai preoccupato. Dopo alcuni attimi di silenzio pesanti come fossero secoli rispose. «Sì! Stavo controllando il perimetro! Sembra una galleria unica. Non pare avere altre direzioni! E si muore di caldo!» Plume sospirò appoggiando la fronte alla dura roccia. «Bene Coco! Adesso: dal tuo lato è possibile fare qualche manovra per spostare i massi?» altro silenzio. «Si vede la loro instabilità ma proprio per questo credo che se provassimo a spostarne uno crollerebbero tutti!» il figlio di Iride accarezzò pensieroso il suo gatto. «Lo sospettavo... -sussurrò- Allora atteniamoci al piano! Pensi di farcela?» non la potevo vedere ma la immaginai chiudere gli occhi per prendere un profondo respiro. «Ovviamente. Io non perdo mai.» si sentii chiaramente lo stridio del metallo sulla pietra. «Vi conviene farvi da parte. Questa parete sta per fare boom.» mi morsi il labbro per la preoccupazione, portandomi tre dita al petto come se stessi graffiando qualcosa nell'antico gesto di scongiurino che i nostri nuovi amici ci avevano mostrato prima di lasciarci partire. «Credo di doverti ringraziare.» mi distrasse Plume appoggiandosi alla parete a destra del cunicolo. Io mi ero trascinato in quella parallela. Feci una smorfia. «Te l'ho già detto. Niente ringraziamenti. Io faccio quello che è necessario fare e tu fai quello che fai sempre.» il figlio di Iride smise di accarezzare il suo micio infernale per rivolgermi la sua piena attenzione. «L'Annabeth del gruppo.» la mia affermazione fu sovrastata dall'esplosione delle pietre che ostruivano il passaggio, alzando un polverone. Tentai un paio di passi avanti, togliendo quanti più detriti possibili con le mani, tossendo. «Oddei...Ce l'ho fatta davvero!» la figura di Coco comparve dalla polvere saltandomi addosso. Cademmo a terra, ma risi. «Avevi dubbi?» la punzzecchiai. Si mise a sedere sul mio bacino ammiccando un sorrisetto tronfio. «Pf. Me la stavo facendo sotto.» solo lei poteva apparire figa dicendo una frase del genere. Plume ci raggiunse, porgendole la mano per tirarla su. «Ero sicuro che ci saresti riuscita.» le sorrise. Lei gli diede un buffetto sulla spalla e ricambiò tornando sui suoi passi. «Andiamo! Non c'è tempo per bighellonare.» il figlio di Iride porse a mia volta la mano. «Cosa hai detto prima? Non sono riuscito a sentirti.» deglutii in panico. Alla fine scostai la sua mano alzandomi in piedi da solo, evitando accuratamente il suo sguardo. «L'idiota che sei.» lo oltrepassai velocemente inghiottendo l'amaro delle bugie che mi impastava la bocca.

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