XVI

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"Balla coi lupi infernali" prossimamente su Efesto TV.

Se un mese prima mi avessero detto che avrei tenuto gli occhi incollati sul collo di Plume a rimirare dei lividi gli sarei scoppiato a ridere in faccia. Soprattutto se mi avessero detto che fossi stato io la causa di questi.
In teoria se una mano di forza metapsichica tenta di soffocarti non dovrebbe rimanere il segno; almeno era quello di cui ero stupidamente convinto. In verità, anche alla fioca luce emessa dal bronzo celeste e dai coltellini sguainati da Plume, erano più che visibili -dopo un paio di minuti di rassettamento- sul suo collo niveo. E si facevano sempre più scuri con lo scandire dei secondi. O più probabilmente era una mia impressione, manifestazione del mio senso di colpa.
«E piantala.» mi riprese a bassa voce Coco mentre il figlio di Iride si accovacciava per accarezzare il suo gatto non-morto. Sospirai. «Non sto facendo nulla.» tentai, invano. Piegò appena la testa verso destra. «Stai continuando a fissarlo. E non migliori la situazione addossandogli il tuo senso di colpa.» Serrai la mascella. «Non è quello che sto facendo.» le sue sopracciglia svettarono talmente in alto da scomparire quasi sotto la frangetta. «Anche se non è tua intenzione, sono abbastanza sicura di questo, gli stai vomitando addosso pressione inutile.» puntualizzò, indispettendomi. «Non è vero.» incrociò le braccia al petto dipingendosi in volto una smorfia sarcastica. «Mhuhm. Quindi se qualcuno ti fissa intensamente e ininterrottamente non ti dà fastidio, giusto?» aprii la bocca per ribattere ma alzò le mani per fermarmi. «Basta così, mi rifiuto di sentire l'idiozia di turno.» masticai qualche imprecazione fra i denti. Pastel boy ci venne incontro scuotendo lentamente la testa. «Nemmeno un minimo spiraglio. L'unica opzione è quella di addentrarci qua dentro e sperare che abbia una qualche diramazione che ci conduca fuori da qui.» l'aria tornò a farsi tanto irrespirabile come all'inizio di questo viaggio da incubo. «Stai scherzando spero.» guaii con tanto di mitico ritorno del tic all'occhio, per una volta non per l'irritazione ma l'esaurimento. Coco gettò la testa all'indietro con un lamento, prima di puntare il suo sguardo dritto nel densa oscurità, che rappresentava appieno l'espressione di: salto nel vuoto. «Se devo morire preferisco farlo provando a fare qualcosa, invece di stare qui ad aspettare Thanatos.» gemetti in protesta. «Sono abbastanza pigro da poter aspettare comodamente la morte qui.» lo sguardo infuocato di Coco me lo sarei sognato per tutte le volte che mi aveva linciato in questi giorni. «Siamo qui per una ragione. Salvare la divina Ecate. -intervenne Plume accennando un sorriso- Non è buona educazione far aspettare invano una signora.» grugnii contrariato scuotendo la testa. «Εις Κόρακας. Andateci entrambi.»

Promisi a me stesso che non avrei mai più messo piede in una caverna per almeno dieci anni. Magari avrei dovuto fare una terapia mirata per aver sviluppato una fobia alle grotte. Mi appuntai mentalmente di googlare -appena ne avessi avuto la possibilità- se esistesse una patologia a riguardo. Da persona molto matura quale non sono passai i primi minuti di discesa verso le viscere dell'inferno con il broncio. Eh già.
Coco sbuffò, in testa al gruppo. «Sei incorreggibile.» finsi di swishare una lunga chioma con una teatralità degna delle pubblicità della Pantene. «Sì bhe e tu sei alta un metro e una big-bubble.» non si girò nemmeno ma percepii lo stesso la sua aura omicida. «E questo che c'entra adesso?» finsi un versetto sorpreso. «Oh non stavamo dicendo cose ovvie?» Candyman sghignazzò sotto i baffi, dietro di me. «No, hai ragione di te ne basta e avanza uno.» mi rassettai la giacca con stizza. «Questo perché sono inimitabile.» affermai. «No questo è perché non ci serve anche la versione tarocca.» replicò la mia in teoria migliore amica. Assottigliai le palpebre. «Sfogare la tua frustrazione su di me non la diminuirà.» batté un po' più forte un piede a terra. «Ah! Da che pulpito.» frecciò e colpì il bersaglio. Mi ammutolii di nuovo incassando la testa nelle spalle. Fremevo per girarmi a dare un'occhiata a Plume. Coco lo aveva fatto mettere dietro apposta secondo me. Anche se aveva giustificato la scelta come funzionale; per la questione della luce. Non che anche quella non fosse una buona motivazione, però diciamo che era solo stato un fattore a suo vantaggio. Mi tormentai il labbro inferiore, afflitto. Era la pressione a farmi fare quei discorsi senza senso? Probabilmente sì. Ma almeno mi tenevano occupato il cervello mentre svoltavamo, ci arrampicavamo o scendevamo. Soprattutto osservare Pixie zampettarmi davanti prima di scomparire nel buio e ritornare indietro. Volevo un quarto della sua spensieratezza.
«Quale sarà la prima cosa che farete una volta tornati in superficie?» se ne uscì totalmente a caso Plume. Fu così inaspettato che inciampai sul gatto. Giustamente mi soffiò contro e se ne scappò dal confetto alle mie spalle. «Sempre se ci torniamo in superficie.» ci tenetti a puntualizzare. Sbuffò una risata. «Non ero io tra i due quello da- aspe' come lo hai definito? "Amabile ottimismo"?» ruotai gli occhi al cielo ma le mie labbra si arricciarono in un accenno di sorriso. «Si bhe, cose che capitano.» Coco mi scimmiottò in sottofondo prima di dondolare leggermente la testa. «Io penso che mi farò una bella passeggiata per Central Park, il più lontana possibile dal laghetto, e mangerò qualcosa di schifosamente ipercalorico.» traducibile in Cheeseburger. «Io voglio disegnare, in una vasca da bagno magari, mentre bevo the freddo e mangio gelato. E poi farmi addormentare dai figli di Ipno per farmi svegliare tra minimo una settimana.» Ko mi lanciò un'occhiata divertita da sopra la spalla. «La solita Drama Queen.» scrollai le spalle. «Penso sia lecito.» riccioli rosa rise. «La cruda realtà è che non potresti andare in letargo perché c'è ancora scuola.» questa volta fui io a guardarlo da sopra una spalla, pronto per insultarlo. Mi bloccai vedendo gli occhi luccicanti di ilarità e il sorriso tutto fossette. Il bagliore dei coltellini impugnati emetteva una luce abbastanza luminosa da accendere gli zigomi e rivelare appena le lentiggini sbiadite dalla sporcizia, creando giochi di luci tra gli incavi dei ricci e sotto al mento. Il mio sguardo cadde di nuovo sul collo. Lì i segni dei polpastrelli mi erano nitidi come non ero riuscito a vederli prima. Avvertii gli angoli degli occhi pizzicarmi appena, quindi mi rigirai serrando i pugni lungo i fianchi con il labbro inferiore stretto a sangue tra i denti. «Dovevano soprannominarti "il distruttore di sogni". Guarda, sembra il titolo di un romanzetto di serie B.» gracchiai. Un tocco fantasma sfiorò i miei polsi facendomi rabbrividire e liberare le mani dalla stretta ferrea. «Perfavore. Io sono da copertina.» Coco tossì. «Di un artbook magari *coff coff.» capii dove voleva andare a parare e gonfiai le guance. «Scordatelo!» non avrei mai disegnato Sherlock Plume. Giammai. Avrebbe dovuto essere morto o avrei dovuto essere costretto a farlo, nel caso. «Che sei noioso.» rincarnò lei. «Non vi seguo.» c'era abbastanza ironia malcelata nella sua voce da farmi capire che invece avesse perfettamente intuito il discorso. «Tecnicamente stiamo seguendo Ko.» rigirai l'argomento. «Non hai tutti i torti.» rispose dopo un paio di secondi. Mi complimentai mentalmente con me stesso. 1-0 per me, Plume.

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