XIII

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L'inferno esiste e noi ci siamo entrati di nostra spontanea volontà.

Erano passati troppi minuti -o ore o bho- da quando avevamo iniziato a camminare, la cognizione del tempo ci aveva fatto elegantemente il dito medio e le condizioni di quel luogo infernale non aiutavano affatto: l'aria era torrida e dopo un certo lasso di tempo iniziavano a formarsi preoccupanti vesciche sanguinolente sulla pelle. Soprattutto a Plume. Cercava di apparire disinteressato a suo solito, con i pollici infilati nelle tasche e un mezzo sorriso dipinto in faccia ma qualcosa nella sua figura balunginava di emozioni negative.
Si manteneva ad una manciata di passi avanti, con la curva delle spalle troppo incassata in avanti; e per chi come me era abituato a vederlo se non tutti i giorni poco ci mancava, sapeva che Sherlock Plume aveva sempre il mento ritto e il petto in fuori. C'era qualcosa che probabilmente non andava ma nonostante Coco lo squadrasse circospetta negli intervalli delle nostre conversazioni, io cercavo di non prestargli la benché minima attenzione. Continuavo a pensare che di lui non me ne doveva fregare niente e che se aveva qualcosa in mente fossero fatti suoi. Se voleva dirci qualcosa aveva tutte le capacità per farlo, purtroppo.
Iniziai se non a preoccuparmi a infastidirmi quando riprese a guardarsi intorno come un falco pellegrino. La testa scattava da destra a sinistra, verso l'alto, poi dietro. Come non si fosse rotto l'osso del collo lo sapeva solo lui.
«Mi dici quali problemi ti affliggono? Già questo posto non è nella mia lista delle mete da sogno. Se poi ti ci metti pure tu.» sbottai esasperato. Coco mi diede una manata sull'addome. «Sempre a polemizzare stai.» sibilò ruotando gli occhi prima di portare l'attenzione sul confetto umano. «Anche se Cole si esprime come un uomo di Neanderthal - «EHI!» - ha ragione. È tutto apposto?»
Plume che incurante aveva continuato a camminare si fermò passandosi una mano tra i ricci annodati. «Credo di essere solo paranoico... però mi sento osservato.» l'aria si fece se possibile ancora più pesante. Coco si irrigidì rinserrando la presa sul pomolo della spada muovendosi nervosamente sul posto, e a me si drizzarono i peli sulle braccia. Non ci avevo fatto per niente caso, cercando di distrarmi il più possibile parlando di stupidaggini con Ko, ma ovunque voltassi la testa era come se milioni di occhi stessero guardando le mie mosse. Anche se portavo lo sguardo sulla punta logora delle mie scarpe. Deglutii un groppo in gola. «Credi...credi che sia la presenza di-» non mi fece finire che si girò appena verso di noi, annuendo piano. «Il signore di queste terre si è accorto della nostra presenza...»
Vi avevo accennato a Tyche? Fortuna in Romano eccetera eccetera. La dea bendata insomma.
Ecco. La Fortuna sarà anche ceca, ma la sfiga ci vede benissimo.
Alle nostre spalle fischiarono degli stridii degni dei più terrificanti film horror e dall'oscurità emersero come fumo delle bestie demoniache altrettanto raccapriccianti.
Possedevano una vaga forma femminile, umanoide: le loro facce avevano nasi schiacciati da carlino con zanne e occhi sporgenti. Erano ricoperte di pelliccia grigiastra e arruffata, mancante in più punti e coperta in altri da pezzi arrugginiti di armature. Possedevano braccia lunghe e raggrinzite terminanti in affilati artigli al posto delle mani, le gambe tozze e arcuate; giusto per finire in bellezza dalle spalle spuntavano imponenti ali da pipistrello, con la membrana nera e lucida forata in alcuni punti.
Ah, tra parentesi, gli occhi rossi scintillavano di odio e voglia di morte. La nostra per essere proprio pignoli.
«CORRETE!» ululò Coco trascinandomi per un braccio. E ragazzi miei, se Coco McQueen decide di battere in ritirata allora sei proprio nella ὄνθος.
I demoni stridettero e gorgogliarono lanciandosi all'inseguimento. Alcune iniziarono a urlarci contro mentre il battito frenetico delle loro ali aveva la capacità di farmi salire il cuore in gola e farlo sprofondare nello stomaco come se fosse la pallina di un dannato flipper.
«Di là!» Plume si fermò di scatto sfruttando la velocità per girarsi verso di noi e indicarci un cunicolo dietro ad un crinale.
Senza pensarci due volte ci spostammo da quel lato, eravamo quasi arrivati finché Coco non frenò, bloccando anche me.
«Sherlock!»
Spostando lo sguardo notai che Candyman non ci aveva seguito, rimanendo indietro a lanciare coltelli a destra e a manca tenendo impegnate le donne-pipistrello.
«Che stai facendo?!» ringhiai flettendo le dita. Il giramento di testa che mi colse mi fece capire che ero ancora troppo compromesso per fare magie di alcun genere.
«Andate avanti! Siete troppo deboli per combattere, vi raggiungerò appena avrete guadagnato terreno!»
Girò il volto mezzo secondo per guardarci, il necessario perché una di quelle megere si facesse coraggio e gli si lanciasse addosso facendolo rotolare a terra.
Coco fece per muoversi in avanti ma Plume ricomparve da sotto la nuvola di polvere causata dalla dipartita del mostro con uno dei suoi coltelli in mano. «ANDATE!»
Serrai la mascella e afferrai il braccio di Ko trascinandomela dietro sotto le sue proteste.
«Non possiamo lasciarlo lì! Si farà ammazzare!» mi gridò addosso.
La qualsiasi risposta avessi intenzione di dire mi morì in gola quando ci ritrovammo di fronte al baratro di un altra spaventosa scogliera.
Il Flegetonte si tuffava nel vuoto in una serie di cascate di rapide scoscese e infuocate, intervallate da roccia nera e appuntita.
Se anche fossimo riusciti ad arrivare sul fondo, il panorama era anche peggio di quello visto fino a quel momento.
Una pianura tetra, di terra brulla grigio cenere cosparsa di vesciche che eruttavano mostri qui e là, puntellata da alberi ritti e neri come peli visti a un microscopio.
Il cibo ingerito si rivoltò nel mio stomaco come fosse in una centrifuga.
Le creature appena generate strisciavano fuori dai loro "gusci" dirigendosi verso una coltre di nebbia nera tanto densa da non vederne il seguito.
Il fiume seguiva la stessa direzione incontrandosi a metà strada con un altro corso d'acqua; nera e acquitrinosa unendosi in un unico potentissimo flusso.
Sapevo che avremmo dovuto proseguire in quella direzione, ma no, non ne avevo la minima voglia o intenzione. Volevo solo tornare a prima di iniziare questa impresa, quando una volta svegliato dal sogno su Thalia Grace ero convinto di dover andare in una bella foresta, verde e piena di vita.
«Non c'è un altra strada vero?» piagnucolai. Coco spostò lo sguardo in alto, tra le nubi rosse e schiumose dove a tratti si intravedevano le ombre di creature della quale non volevo fare la benché minima conoscenza. «Scendiamo.»

Dark side of the MoonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora