Preparativi o altro?

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"Non distrarti, stiamo facendo l'albero e dobbiamo finirlo"
"Quella in slip e reggiseno tra i due sei tu, non dirmi, non distrarti"
"Mi fa caldo ti ho detto, hai messo troppa legna nel camino"
"Demet fa caldo a me adesso, non augurerei a nessuno di stare come sto io. Devo fare l'albero di Natale con te in pratica nuda. Sto avendo un autocontrollo pazzesco"
"Muoviti e finiamo l'albero, devo ancora mettere ghirlande e le lucine"
"Si muove altro sappilo"
"Fai come vuoi"
"Fai come vuoi" mi scimmiotta dietro
"Can" lo richiamo di nuovo.
"Che c'è? Sto impazzendo, almeno fammi impazzire in pace"
"Diamine voi maschi vedete una donna in intimo e perdete la testa"
"Il problema è che tu non sei una donna qualsiasi. Sei tu, già a vederti vestita è un colpo al cuore, poi vederti così che mi svolazzi davanti non fa bene alla mia testa"
"Can..." dico avvicinandomi a lui sfiorandogli l'orecchio.
"Se fai così stai sicura che l'albero non lo finiamo, finiamo a fare altro"
"Prima finiamo di addobbare meglio è per te" dico guardandolo negli occhi.
"Però troviamo un compromesso"
"In che senso"
"Mettiti almeno una maglia, fallo per la mia sanità psicologica, non ti fa un pò pena questo uomo scosso da cotanta bellezza"
"Cristo va bene, morirò di caldo"
dico recandomi in camera da letto prendendo una camicia di Can infilandomela.
"Invece di migliorare la situazione, l'ha peggiorata ancora di più, bene impazzirò" dice sussurando appena mi vede.
"Comunque ti ho sentito" dico ridendo sotto i baffi. Infondo, infondo sto godendo di questa sua reazione.
Passiamo un'ora a montare l'albero e a mettere palline e per tutto il tempo Can non fa altro che sospirare e dire qualunque parola sottovoce che non riesco a distinguere.
"Ma come si fa, mi sta venendo un colpo al cuore"
"Ma io morirò"
"Si può? "
"Mi vuole morto"
"Can hai finito di dire il rosario?"
"Nono"
"Ma io dico, sto per morire pietà"
"Can Yaman ha perso la testa".Continua a sussurrare.
"Amore mio se ti devi mettere a novanta gradi mezza nuda così, dimmelo che mi vado a fare doccia fredda altrimenti vedi tu"
"Stasera sei messo male sappilo, sei tutto rosso e agitato calmati un pò"
"Adesso mi calmo" dice bloccandomi al muro.
"Adesso sono calmo" dice baciandomi il collo scendendo sempre più giù.
"Adesso non sono calma io"
"Signora Demet quella che mi ha provocato è stata lei accetti le conseguenze"
"Se le conseguenze sono queste, che ben venga".

Tra le sue braccia calde e forti provo un senso di appagamento che non provo da nessuna altra parte.
Io lui... "Nudi" mi dice la mia voce interiore.
Bé si nudi davanti il camino e con l'aria di Natale questa è ciò che chiamo felicità. Ma non una felicità superficiale quella felicità che ormai da due anni e mezzo chiamo "casa".
"A che pensi?" mi smuove Can dai miei pensieri.
"A quanto sono felice..." mi stoppo lo guardo negli occhi e continuo la frase "quando ci sei tu con me".
"E io sono felice quando mi guardi così" dice lasciandomi un bacio a fior di labbra.

È già mattina, non mi capacito di come il tempo voli quando siamo insieme, la giornata dura infinite ore, poi quando sono con lui il tempo mi scorre tra le mani.
A disturbare la nostra quiete di prima mattina abbracciati sul divano è il suono del campanello.
"E adesso chi è, sono le sette e mezza e io volevo stare così per un pò?"
"Quando ci scommettiamo che è il signor rompipalle" dice guardandomi negli occhi e ridendo.
Lo guardo e faccio una faccina da bimba.
"Sono nuda"
"Ma va Demet? Non me ne ero proprio accorto, vai a vestirti che ci penso io alla porta"
Mentre vado a vestirmi sento la voce di Can che dice "Ti ho messo il nomignolo rompipalle perché lo sei. Vedi sette e mezza, sono le sette e mezza"
Sento parlottare dall'altra stanza ma poco importa so che in fin dei conti si vogliono bene.
Metto le prime cose che trovo, oggi sarà il penultimo giorno di set e lavoreremo solo questo pomeriggio, e non ho la minima intenzione di vestirmi bene.
Infilo il primo jeans che vedo e una felpa di Can.
Vado in cucina recupero il copione di Dek che la sera prima avevo lasciato lì e mi faccio una tazza di caffè.
Appena entro in salotto noto Rutkay e Can che parlano.
"Il buon gusto oggi l'abbiamo lasciato nell'armadio" dice Rutkay ridendo.
"Ma buongiorno anche a te, siamo simpatici stamattina"
"Hai la felpa mille taglie più grandi"
"È mia"
"È sua"
Diciamo insieme io e Can, ci guardiamo e ci mettiamo a ridere.
"Spiegatemi come fate ad essere così a prima mattina"
"Se non fosse per te saremmo ancora a letto, ringrazia a Dio che siamo di buon umore, rompipalle"
"Sono venuto qui per la mia diva"
"Vorresti dire la mia Venere" dice Can facendomi sedere su di lui.
"Allora Rut dimmi" nel frattempo mentre io cerco di capire ciò che dice Rutkay, Can mi tocca i capelli e io non ci capisco nulla. Vedo solo la bocca di Rutkay muoversi ma non sento assolutamente nulla.
"Hai capito tutto quindi?"
"Scusa?"
"Fammi capire ho parlato per mezz'ora e tu te ne esci con, scusa? "
Nel frattempo che lui sproloquia io sono persa negli occhi di Can e lui nei miei. Quando ci guardiamo così il mondo non esiste tutto scompare siamo solo io e lui occhi contro occhi. È come se fossimo in una scena di un film dove il mondo si ferma e ci sono quei due protagonisti al centro della galassia, solo loro due e il loro mondo, esattamente questo siamo noi.
"Quando cadete in questo stallo temporale mi fate venire i nervi. Sono vostro amico da tanti anni e ancora sto vizio, che quanto qualcuno vi parla e il vostro campo visivo si interseca voi vi fermate, non ve lo siete tolto."
" Rut ti vogliamo bene ma avevamo altri progetti per questa mattina e tu non ne facevi parte"
"Tralasciando le altre parole, Can Yaman mi ha detto che mi vuole bene?Shock."
"Dai Rut concentriamoci vai al sodo dimmi ciò che mi dovevi dire" intervengo alzandomi dalle gambe di Can.
"Allora ti sono venuto a portare la scaletta per The Voice, l'abito e le scarpe, poi ti ho portato una valanga di vestiti per il servizio fotografo con Ibo..."
"Alle sette e mezzo di un venerdì mattina?"
"Demo, devo consegnare un triliardo di abiti e visto che sei la mia best a prima mattina ho disturbato te."
"A proposito Can vieni a darmi una mano per portare tutti i vestiti dentro"
"Sei pazzo Rut, vengo io, le telecamere sono sempre in agguato non vorrei vedessero Can qui"
"Si mia amica paranoica, andiamo"
"Ragazzi io intanto preparo la colazione. Ahimè per tre" dice Can sbuffando dalla cucina.

"Allora cosa ne pensate?" dico uscendo dalla camera da letto con il primo vestito.
"SI dai può andare"
"Io invece dico che è divina l'unica cosa è che forse e dico forse è un pochino cortino"
"Signori e signori..." si alza in piedi Rutkay "... vi presento Can Gelosone Yaman" dice indicandolo.
Dopo innumerevoli vestiti e svariati commenti, svariate scenate di gelosia. Finalmente arriviamo ad una conclusione che soddisfa tutti e tre.
"Io ho fame" esclamo.
"Vado a prepararti qualcosa"
"Ecco perché ti amo Can"
Can ci lascia soli e va in cucina mentre io e Rutkay rimaniamo in salotto a discutere delle ultime cose per The voice e dopo un pò va via. Mi reco in cucina e cingo la vita di Can da dietro.
"Chi è? Il mio pulcino?"
"Tanto affamato"
"Allora il suo chef alla soglia delle undici di mattina le sta preparando l'omelette, la soddisfa? "
"Direi di sì"
Adoro quando siamo in questo limbo, in questi momenti ci vedo come due semplici persone innamorate che si riescono a godere il loro amore senza limiti, poi varcata la soglia della porta di casa indossiamo la nostra maschera più bella ed andiamo in scena, non siamo più i Can e Demet innamorati siamo semplicemente due persone dedite al lavoro ma che all'interno covano l'amore più grande del mondo che devono nascondere. La situazione alle volte è brutta, fa quasi paura ma poi quando si rivarca di nuovo la soglia di casa troviamo di nuovo il nostro nido d'amore.
Mangiando l'ultimo pezzo di omelette dico "Dopo il set dobbiamo finire di addobbare, dopodomani è la vigilia" guardandomi intorno.
"Finiremo solo se ti vestirai altrimenti faremo la fine di ieri sera"
"Allora deciderò quale fra le due opzioni mi soddisfa di più" dico ed entrambi scoppiamo in una fragorosa risata.

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