DEMET?

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Can, New York

Francesca ormai si stava per svegliare e io vagavo nella camera in cerca di una risposta che non sarebbe mai arrivata, cosa avrei detto a quella che era ormai la mia compagna da anni? Ero turbato, angosciato, quasi spaventato da quella telefonata, volevo sapere, doveva sapere perché quella donna, quella donna così testarda e orgogliosa mi aveva chiamato a distanza di tre anni e per giunta sapendo che avevo un'altra donna al mio fianco, non lo avrebbe mai fatto, mai. Ero tormentato non capivo.

"Can perché sei in piedi? Sembri angosciato" esordì la donna dai capelli mori nel letto appena svegliata.
Can era destabilizzato non sapeva come risponde, cose le avrebbe detto? Che l'unica donna che gli faceva realmente perdere la testa e donare una sinfonia piacevole al suo cuore era comparsa di nuovo nella sua vita, tre squilli, un sospiro e lo avevano mandato fuori di testa, aveva perso il senno, non capiva più niente, era cambiato tutto, lui doveva vederla, doveva capire, ma doveva dare una spiegazione alla donna che lo aveva riportato a sani principi.

"Francesca dobbiamo parlare, ho bisogno di un consiglio sto impazzendo, lo so che probabilmente mi odierai dopo questo, ma tu devi sapere, tu sei troppo importante per me ora e ho bisogno di te in questo momento" era impazzito, frenetico, Francesca lo guardava strano non capiva cosa gli fosse successo, poche ore prima avevano fatto l'amore, erano innamorati, e la mattina dopo lo aveva ritrovato letteralmente sconvolto, preoccupato.

"Amore? Perché mi chiami Francesca, e perché sei sull'orlo di una crisi di nervi? Lo sai che mi puoi parlare di tutto, lo affronteremo insieme tranquillo"

La donna era preoccupata non aveva mai visto il suo compagno così, e un pizzico di gelosia cominciò a farsi spazio dentro lei, possibile che aveva trovato un'altra donna in quel di New York, ma pensó che fosse impossibile in fin dei conti sapeva che l'amava. Ma l'amava seriamente come credeva Francesca?
Can non aveva bisogno di fare lunghi discorsoni, Francesca conosceva Demet conosceva la loro storia e conosceva l'amore che Can aveva provato per lei. Quindi l'attore si limitò solo a dire un nome, la donna dai lunghi capelli marroni avrebbe capito.

"Demet, Demet mi ha chiamato", poche parole ma con un significato immenso. La donna dai lunghi capelli bruni era diventata nervosa, non riusciva più a trattenere le lacrime, quel nome l'aveva segnata, era stato un fantasma per tutta la loro relazione, ne aveva paura, sapeva cosa significasse per l'amore della di ita, e faceva dannatamente male sapere che non avrebbe mai ricevuto lo stesso amore che Can aveva donato a lei. Francesca era una donna forte, aveva una figlia, sapeva come comportarsi ma davanti all'amore anche lei ritornava ad essere minuscola, sapeva che prima o poi gli si sarebbe palesato di nuovo il nome di Demet, ma sperava non sarebbe mai successo, perché lei in fondo lo sapeva Can non era mai stato del tutto suo.

Cercando di nascondere tutte le sue emozione e tutta la sua voglia di scoppiare in un pianto disperato, finalmente parló "Cosa voleva?", cercó di alzarsi senza far trapelare il suo nervosismo.

"Bhe non lo so, non ha parlato ma io..." l'attore si bloccò, non sapeva nemmeno lui cosa effettivamente volesse fare, anzi sapeva che voleva andare da lei, mettersi sul primo volo, e correre da lei. Ma come lo avrebbe detto a Francesca? E soprattuto come avrebbe potuto lasciarla? Ma voleva seriamente lasciarla? Tutte queste domande erano un vortice nella testa di Can, la testa gli stava per scoppiare.

Francesca gli si avvicinò e gli accarezzò la guancia, era visibile agli occhi di Can che nemmeno lei stesse bene, e questo lo distruggeva, perché l'aveva amata seriamente ma non era abbastanza evidentemente, era bastato un sospiro, un maledetto sospiro e lui aveva perso la testa.

Con la voce che le tremava inizió a dare voce ai suoi pensieri "Io... io lo so che la ami ancora, lo vedo, lo sento, l'ho sentito in tutti questi anni però pensavo che l'amore che provavo per te sarebbe bastato per entrambi, avrebbe superato quello che tu covavi per lei, so che mi hai amata, però l'amore che hai provato o che provi per me non é minimamente paragonabile a quello che provi per lei, é bastato un sospiro per riaccendere lo stesso sguardo, lo stesso che avevi quando mi parlavi di lei nei primi tempi" delicatamente Francesca gli prende il viso e lo spostó in direzione dello specchio.

"Guardati Can guardati, questi occhi che brillano, con me non li hai mai avuti, sono stati sempre per lei, sempre e solo rivolti a lei, custoditi come gemme preziose pronti a brillare solo all'udire del suo nome"
La ragazza era ormai in una valle di lacrime, in fondo era anche colpa sua, sapeva a cosa andasse incontro ma l'amore era stato più forte, quello che viveva al solo tocco di lui la faceva impazzire, quando la baciava negli angoli della casa e la sfiorava lei andava in paradiso, in fondo é una colpa amare? La risposta ovviamente era sottintesa, l'unica colpa era amare una persona che non avrebbe mai provato lo stesso, ma le era piaciuto illudersi che potesse essere per sempre e che prima o poi le avrebbe riservato lo stesso amore, ma quell'amore era custodito come la rosa della bella e la bestia, aveva il tempo dei petali che cadevano, ma l'ultimo petalo non sarebbe caduto perché il principe avrebbe fatto tornato dalla sua amata, e lei poteva solo subire.

"Francesca..." lei si avvicinò e le toccó quei lunghi capelli, che tanto piacevano a Can "non é vero però che io non ti abbia amata, anzi io ti amo ancora, tu sei stata così importante, tu mi hai salvato da me stesso, credimi mi hai trovato in un momento che stavo cadendo in brutti giri, ero depresso, passavo le giornate a scolarmi bottiglie di super alcolici, ero distrutto, e tu mi hai salvato in ogni modo in cui una persona può essere salvata, mi hai dato amore, stabilità, mi hai dato famiglia"

Quelle parole per Francesca erano una doccia fredda, perché per quando fossero belle, sapeva che erano parole di addio, sapeva che il suo uomo, che ora non era più suo, avrebbe fatto ritorno a casa, la sua vera casa che non era lei.

"Can sono belle queste parole, ma non mi faranno sentire meglio, perché l'uomo che ho amato con tutta ne stessa, ama con tutto se stesso un'altra donna, io... io forse non dovrei nemmeno dirtelo, dovrei pregarti di stare con me, di dirti che noi vinceremo su tutto, ma non siamo in uno di quei romanzi rosa scadenti, questa é la realtà e so che non avrò un lieto fine con te, é inutile girarci in torno con belle parole, tu vuoi lei, hai sempre voluto lei, vai da lei, prendi. Queste parole che ti sto dicendo mi stanno spezzando in molti pezzi, ma non voglio vivere ancora con il fantasma di Demet e con la paura che ti porti via da me, ti lascio libero"

Aveva pronunciato quel nome per la prima volte, dopo tre anni, le faceva troppo male solo ammettere l'esistenza di Demet, se lei non si fosse stata Can sarebbe stato sua, l'odiava così tanto, in questi tre anni aveva sperato potesse scomparire, ma alla fine aveva capito che il problema non era Demet, il problema era il suo uomo che l'amava più di quanto avesse fatto con lei. Ora Can era libero, e Francesca lo sapeva che la prima cosa che avrebbe fatto dopo che aveva sentito la porta sbattere era prendere il prima volo che sarebbe partito dal Kennedy direzione Turchia.

Era stata una bella storia la loro, era forse stato un sogno, ma quel sogno Francesca l'aveva amato così tanto che sperava che prima o poi sarebbe diventato reale, ma in fin dei conti non tutte le storie di amore hanno un lieto fine e forse era anche bello così.

L'essenziale è invisibile agli occhi Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora