Capitolo 4 Una strana giornata

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<< Non trovate che sia una giornata orribile per fare compere?>> chiese sconcertata dal tempo Hazel.

<< Forse ma siccome siamo obbligate credo non serva a niente lamentarsi>> rispose saggiamente Annabeth.

<< Allora, ora che siamo in centro, da dove incominciamo?>>

<< Io e Piper ci occupiamo delle decorazioni mentre Annabeth può andare a trovare Mrs.Carter per far scrivere gli inviti>> propose Hazel.

<< Va bene, non mi sembra una cattiva idea>> e si incamminarono.

Annabeth poteva affermare di non essere un'amante di Mrs.Carter: non faceva altro che chiacchierare e spettegolare come tutte le signore di quella cittadina. Aveva costantemente un cipiglio teso e provava scetticismo per qualsiasi ambito o argomento proposto. Però, si doveva ammettere che avesse un'ottima calligrafia, per questo tutti la sceglievano per scrivere gli inviti ai Gala. Il marito, Mr.Carter, era un uomo gentile e pacato vittima del carattere dominante della moglie che possedeva una superbia e orgoglio alquanto sviluppati. Il pover uomo adorava costruire oggetti anche di poco valore e stava spesso assorto nelle sue creazioni al fianco di Mrs.Carter a subirsi le sue continue lamentele. Era simpatico e affabile ma la sua scarsa personalità lo portava alla più completa sottomissione.

<< Buongiorno, c'è nessuno?>> il campanello sulla porta risuonò appena Annabeth la varcò.

<< Oh! Miss Chase come mai da queste parti?>> chiese Mrs.Carter.

<< Mr.Harris vorrebbe organizzare un ballo e sono qui per far elaborare gli inviti>> le prostrò la lista con gli invitati che la donna prese con scortesia. La studiò qualche attimo la ripose sul tavolo.

<< Bene, torno subito>> disse infine e scomparve dietro le tende purpuree.

<< Oh ma che immenso piacere avervi qui Miss Chase!>> esclamò improvvisamente una voce proveniente dal retro.

<< Mr.Carter il piacere è il mio, come stanno andando le vostre costruzioni?>>

<< Meravigliosamente mia cara, meravigliosamente>>

<< Sono contenta. Ora temo di dover andare: sono terribilmente in ritardo, passerò più tardi a recapitare gli inviti>> disse la ragazza impaziente.

<< Sciocchezza mia cara, sciocchezze, sono sicuro che potete rimare per il tè>> sorrise l'uomo. Aveva quasi un'aria furba, come se stesso organizzando un piano per farla rimanere bloccata lì. L'odio per quel posto le stava giocando un terribile scherzo.

<< Oh, siete molto gentile ma sono costretta a declinare, Mr.Harris ha un coprifuoco molto esigente che sono costretta a rispettare>> si scusò cortese.

<< Non preoccupatevi per questo! Siamo grandi amici da molto tempo e dopo aver ascoltato qualche buona parola sul perché avete infranto le sue vigorose regole, vi perdonerà con piacere>> dopo ciò Annabeth non poté che accettare: un lungo pomeriggio l'avrebbe aspettata.

Passarono più di tre ore e proprio quando iniziò a pensare che sarebbe morta per la sofferenza l'incontro terminò. Si congedò, prese i biglietti e con un mal di testa atroce si incamminò verso la strada di casa. Era in enorme ritardo e il timore di deludere Mr.Harris non fece altro che peggiorarle l'umore. Che pomeriggio sfiancante! Uno dei peggiori che avesse mai avuto! Cosa sarebbe potuto accadere di peggio? Esattamente nel momento in cui scandì queste parole tra sé e sé si ritrovò per terra. Ed era la seconda volta quel giorno! Aveva urtato qualcuno, non sapeva chi. Ora il suo malessere si era amplificato e il suo morale del tutto guastato.

<< Perdonatemi signorina, state bene?>> chiese il ragazzo anche se sembrava piuttosto frettoloso.

<< Sono stato goffo, dovete scusarmi ma sono tremendamente in ritardo e vado di fretta>> si congedò velocemente prima di riprendere la sua frenetica corsa.

Annabeth non aveva nemmeno avuto il tempo di realizzare le sue parole che si era volatilizzato sotto i suoi occhi. Non aveva notato molto di lui tranne che aveva una corporatura slanciata, più alta della sua, era stato cortese nonostante la sua fretta, i capelli dovevano essere scuri perché si confondevano nella sera. Aveva colto pochi dettagli oltre la sua voce profondamente rammaricata in quell'istante.

Riprese il suo cammino finché non arrivò tardi a casa. Bussò al campanello: ad aprire ci fu la servitù e subito dopo le sue sorelle l'accolsero preoccupate.

<< Menomale che sei qui! Eravamo così ansiose, anche Mr.Harris naturalmente>>

<< Per l'amor del cielo! Che cosa vi è accaduto Miss Chase!>> strillò Jolene, la badante personale di Mr.Harris. Le ragazze la tenevano molto a cuore perché la goffa e minuta signora era sempre gentile e premurosa nei loro confronti.

<< Il vostro vestito si è sgualcito tutto, siete terribilmente spettinata e i vostri stivali sono interamente ricoperti di fango>> scandì allibita.

<< Credimi, se te lo dicessi non ci crederesti Jolene e per piacere chiamami Annabeth>> rispose esausta iniziando a salire le scale.

<< Bene Annabeth ma sappi che domani ci racconterai la tua disavventura, chiariremo noi con Mr.Harris, ora riposati>> concluse affettuosa Piper con gli occhi caleidoscopici che la studiavano con da capo a piedi.

Annabeth salì le scale ricapitolando mentalmente tutte le assurdità che le erano capitate quel giorno. Due scontri in un pomeriggio! E uno di quelli era stato con uno sconosciuto, che figuraccia! Da quando era così distratta?

Voleva avvisare personalmente Mr.Harris del suo ritorno magari le spiegazioni le avrebbe rimandate alla mattina seguente ma non avrebbe fatto dormire il vecchio con angoscia perenne.

Bussò tre volte e quando fu invitata ad entrare varcò la soglia. Si bloccò immediatamente. Mr.Harris non era da solo in camera ma stava discutendo con quella specie di suo parente arrivato da poco. Che situazione terribilmente imbarazzante!

<< Oh per fortuna che siete tornata Annabeth, ero così in pensiero>> commentò sollevato.

<< Che maleducato che sono, Annabeth questo è mio nipote, si fermerà qui da noi per qualche settimana>> concluse Mr.Harris.

<< Piacere signore, non vorrei disturbarvi vado immediatamente in camera mia, volevo solo avvertire del mio ritorno>> si congedò educatamente la ragazza.

<< Oh non vi preoccupate, io e mio zio avevamo quasi concluso la nostra chiacchierata e vi prego chiamatemi Nico, detesto le formalità>> le rispose cauto.

<< Allora io sono Annabeth>>

<< Piacere Annabeth, ora se non vi spiace ritorno nella mia stanza da letto, buonanotte>> disse lasciando la stanza.

<< Buonanotte>> tolse il disturbo anche Annabeth fuoriuscendo dalla camera.

C'era da affermare che Will non avrebbe potuto fare un ragionamento più giusto sul nuovo arrivato. Per quanto fosse stato cortese, Annabeth, non poté fare a meno di notare l'aura di mistero e tenebre che emanava, era letteralmente da brividi con la sua pelle pallida, i capelli corvini, gli occhi scuri come la sensazione tenebrosa che infondeva.

Che giornata assolutamente bizzarra!

La melodia del tempo ( Eroi dell'Olimpo, dopo Gea)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora