Capitolo 18 A un palmo dalla verità

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Hazel stava salendo le scale per arrivare nella soffitta della casa, con Frank al seguito. Mr.Harris le aveva dato le chiavi, probabilmente, solo perché Piper lo aveva persuaso. Non sapeva per quale motivo ma quando la sua amica voleva qualcosa la otteneva sempre con i suoi modi gentili e dolci cosa che si era dimostrata estremamente utile ma allo stesso tempo da invidiare.

Aprì la porta e si ritrovò in un angusto sgabuzzino piuttosto grande: sembrava pulito ma era veramente molto antico, con quadri ammassati l'uno su l'altro che spuntavano da ogni dove mentre mobili d'antiquariato si stagliavano avanti ai loro piedi.

<< Credi che riusciremo mai a trovare qualcosa che abbia a che fare con Calipso?>> domandò Hazel avvilita.

<< Non ne ho idea ma avremo molto da analizzare a quanto vedo>> rispose Frank iniziando a spostare degli oggetti.

Hazel gironzolò un po' e notò diversi dipinti che attirarono la sua attenzione, ne prese uno e iniziò a osservarlo con tenerezza, compassione: ritraeva sempre Calipso in una spiaggia molto simile a quella in cui si trovava la ninfa, ora che ci pensava bene, era impegnata a tessere su un piccolo telaio il panorama che aveva di fronte e aveva un cipiglio assorto e concentrato. Hazel pensò che quel ritratto dovesse risalire a quando la mamma di Calipso era ancora viva, anche se, le dava l'impressione che fosse, molto, molto più antico di quanto dimostrava.

<< Secondo me erano una famiglia felice, mi spiace che sia andata a finire così>> sospirò Frank sbirciando il contenuto del quadro.

<< Sì, davvero, Calipso mi ha parato un po'di quello che faceva quando sua madre era ancora in vita ma sembrava piuttosto confusa ed evasiva nelle descrizioni come se non lo ricordasse quasi più>> spiegò la ragazza riposando il dipinto da dove lo aveva preso.

<< Anche a me talvolta capita di dimenticare gli avvenimenti della mia famiglia, anche se risalenti a poco tempo fa>> disse Frank.

<< Sì, anche a me, soprattutto da quando sono venuta qui... mi sembra tutto così finto a volte, come se fosse un gioco della mia mente, capisci?>>

<< Non potrei spiegarlo meglio di così>> Frank sorrise dolcemente e si rimisero a lavoro. Stettero lì per un tempo indeterminato continuando a cercare oggetti che potessero ricordargli il quadro della ninfa Calipso ma, effettivamente, ogni dipinto che avesse la loro amica come protagonista glielo ricordava. Si distrassero solo per fare una piccola pausa e prendere una boccata d'aria aprendo giusto la finestra della mansarda.

<< Adoro questo panorama, mi è davvero familiare, soprattutto i campi di fragole... non so perché>> disse goffamente Frank.

<< Sì, sono d'accordo anche a me piace molto osservarli o passeggiarci vicino ma anche il giardino non mi dispiace, è curatissimo da Mr.Harris in persona. Dice che gli ricorda quando se ne prendeva cura con la moglie ed è uno dei pochi legami che ha ancora con il suo spirito>> disse la ragazza giocando con una ciocca dorata dei suoi capelli.

<< E'romantico>>

<< Sì, mi dispiace per lui>> sospirò Hazel << Deve essere difficile e sua moglie deve mancargli molto>>

<< Penso di sì ma almeno convive con il suo ricordo ed è un po'come se anche lei fosse con lui, no?>>

<< Sì forse sì>> Frank osservò per qualche attimo la vista del cortile per poi spostare lo sguardo al giardino.

<< Oh guarda, sono Percy e Annabeth quei due>> disse poi indicando due sagome che giravano un angolo del "labirinto".

<< Oh sì>> sorrise furba Hazel << Sono davvero carini>>

<< Fatti l'uno per l'altro>> i due scoppiarono a ridere.

<< Oh guarda, sono a un vicolo cieco... strano, non sapevo ce ne fossero>> disse Hazel aggrottando la fronte.

<< Si sono fermati>> videro i due scansarsi e coprirsi gli occhi con le braccia ma non ne capirono subito il motivo. Dopo qualche secondo notarono il raggio di luce accecante che si estendeva ingrandendosi sempre di più e furono costretti a fare lo stesso.

Nel frattempo

<< Buongiorno!>> Nico entrò nell'infermeria più allegro del solito. Da quando lui e Will avevano avuto quella profonda discussione tra loro era scattato qualcosa e involontariamente si era cucito un legame particolare. Avevano passato molti giorni insieme e Nico gli dava sempre una mano in infermeria quando era molto occupato o semplicemente lo osservava lavorare. Adorava farlo, avrebbe impiegato così giorni e giorni ma purtroppo non poteva, a volte temeva che qualcuno potesse scoprire la sua vera natura se si fosse esposto troppo, quindi, nel dubbio, si ritirava sempre quando sentiva quel qualcosa in più che non aveva mai provato.

<< Ma guarda un po'chi si rivede, come va?>> lo salutò Will voltandosi verso di lui e sedendosi su un lettino.

<< Tutto bene, hai finito già di lavorare?>>

<< Sì, oggi non avevo molti pazienti, solo un'allergia della cuoca e una visita da un vecchio amico>> Nico alzò di scatto la testa a quell'affermazione cercando di non far trapassare nemmeno un goccio di nervosismo.

<< Vecchio amico?>> disse poi.

<< Sì>> affermò Will con un espressione indecifrabile << Un tempo eravamo in confidenza, uscivamo spesso insieme anche con l'amico di cui ti ho parlato l'altro giorno>> chinò il capo non sorreggendo lo sguardo di Nico << Ma poi abbiamo perso i contatti, ecco>>

<< Capisco>> disse il corvino sedendogli accanto << E ti ha fatto piacere la sua visita?>>

<< Non so, naturalmente è venuto per parlare del nostro amico non di altro>> tenne a precisare.

<< Certo...>> mormorò Nico.

<< Non mi credi?>> gli chiese con un accenno a un sorriso il biondo.

<< Certo ma figurati, è solo che... insomma non ti devi giustificare se hai delle visite da parte di un amico speciale per te>> calcò quelle due parole facendo trasalire vistosamente Will che si alzò immediatamente.

<< C-come, c-come fai t->> balbettò agitato.

<< Tranquillo Will, non c'è niente di male, insomma, anche io avevo un amico così un tempo quindi... ecco, sì quindi so come ci si sente ma non c'è nulla di sbagliato>> disse impacciato Nico abbassando lo sguardo. Will rimase piuttosto sorpreso a quell'affermazione ma non lo diede a vedere.

<< Un amico, eh?>> domandò leggermente divertito.

<< Già, un caro amico>> specificò Nico.

<< Mh, capisco e, quest'amico si sente ancora a disagio con ciò che è?>> chiese avvicinandosi a lui.

<< No, no più anche se, a volte è comunque difficile, non trova molte persone come lui... diversi amori non corrisposti che lo hanno ferito troppo e quindi a volte risulta chiuso in se stesso>> spiegò alzando il capo. I loro sguardi s'incrociarono e s'incastrarono perfettamente l'uno con quello dell'altro. Ormai erano a un palmo di distanza, i loro volti si sfioravano, non sapevano se qualcuno li avesse visti cosa sarebbe accaduto ma, infondo, non gli importava. Erano sempre più vicini quando furono interrotti. Non da una persona ma da una luce abbagliante proveniente dalle finestre che li costrinse a proteggersi per non rimanerne accecati.

La melodia del tempo ( Eroi dell'Olimpo, dopo Gea)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora