Capitolo 10 La melodia del tempo

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Quella sera Jason aveva parlato con diversi amici del colonnello Foster che condividevano a pieno i suoi sciocchi ideali e, purtroppo per lui, il ragazzo fu bloccato a parlare di argomenti vani e futili finché non trovò una buona scusa per allontanarsi. Vide un balcone aperto dall'altra parte della sala e si precipitò fuori per prendere una boccata d'aria. Sfortunatamente un amico di suo padre lo riconobbe e lo intrattenne ancora per una buona decina di minuti. Stanco di quella situazione, con la scusa di dover andare urgentemente in bagno, si avvicinò alla finestra con il balcone ma non oltrepassò quella soglia. Si fermò due minuti a guardare le stelle: erano ipnotizzanti, lo erano sempre state per lui. Stava per allontanarsi quando qualcosa gli fece gelare il sangue nelle vene: un canto. In quella parte della stanza, oramai, era rimasto solo e non capiva chi potesse essere a provocare quella dolce melodia. Sicuramente era una donna, questo era palese. Si girò intorno per riuscire ad individuare una possibile fanciulla ma invano. Scorse, poi, un'altra entrata del balcone e capì che era collegato ad una camera da letto privata a cui lui naturalmente non poteva accedere. Si soffermò sullo stipite della porta in ascolto, stette lì per un tempo indeterminato, non che gli importasse fare altro. Non riusciva a captare un'altra voce nella stanza che gli indicasse la fonte di quel dolce e soave canto. Conosceva quella canzone, aveva un ricordo vago di sua madre che gliela cantava da bambino ed era una fiaba inclusa in un canto. Rammentava genericamente il contenuto:

Una coppia appena sposata felice e amante della vita viveva in un villaggio lontano a nord. Lui era terribilmente ricco ed amante del gioco mentre la moglie, che più diversa da lui non poteva essere, disapprovava in pieno le sue cattive abitudini. I due, però, si amavano follemente e così fu per un breve periodo delle loro sereni vite. In un terribile giorno, però, l'uomo perse tutta la sua ricchezza e il denaro, di cui era tanto orgoglioso, perché non era riuscito a pagare dei debiti passati e troppo alti per ciò che guadagnava. Temeva, ora che era divenuto povero, di perdere anche la sua cara amata a cui era tanto devoto, per questo implorò con tutti i suoi sforzi di ricevere più tempo per saldare i suoi debiti e salvare la situazione. Chiedeva solo un po'di tempo.

Il tempo, era affabile e paziente ma non era nella sua natura perdonare né dare seconde possibilità. Decise di avere fiducia nel povero disgraziato che una volta era amante della vita e glielo donò. Come previsto, l'uomo sprecò anche quell'occasione. Implorò e pregò nuovamnete di ricevere altro tempo e quando questi si manifestò a lui disse che non gli avrebbe regalato un altro vantaggio senza niente in cambio. L'uomo rispose dicendo che avrebbe pagato qualsiasi cosa e senza dar peso alle sue parole andò via.

Purtroppo, Jason, non riusciva a ricordare la fine della vicenda. Improvvisamente, il canto cessò di colpo. Lui non desiderava altro che bussare a quella porta e stava per farlo finché non fu interrotto dall'arrivo di qualcuno alle sue spalle che lo fece trasalire.

<< Jason! Eccoti, non ti trovavamo da nessuna parte, dov'eri finito?>> esordì Percy portandolo al tavolo del buffet.

<< No, non capisci... mi è successa una cosa stranissima>>

<< Ah si?>>

<< Sì, avevo sentito un canto e->>

<< Un canto? Dimmi un po'quanti bicchieri di questa roba ti sei scolato stasera eh?>> disse l'amico scettico.

<< Ti giuro! Sto dicendo la verità... era una melodia cantata che proveniva da dietro quella porta. Conosci la storia della melodia del tempo, no? Anche se, in realtà, non ricordo perché si chiama così>> rifletté Jason.

<< Sì, me la cantavano da bambino a volte>> rispose Percy.

<< Anche a me, ed era quella canzone, me la ricordo... ma era molto più ipnotizzante cantata da quella voce>>

<< Capisco>> disse Percy stranito.

<< Devo scoprire a chi apparteneva>>

<< Se ci tieni, ti posso aiutare. Comunque ora torniamo dagli altri che Frank ti deve presentare una sua nuova amica>> disse il ragazzo dai capelli corvini facendo l'occhiolino.

<< Amica? Quella Hazel di cui parlava?>> chiese Jason.

<< Sì lei. E' molto simpatica, dolce, affabile, perfetta per Frank insomma>> disse Percy mentre si avvicinavano.

<< Salve, ragazzi>> salutò Jason.

<< Eccoti! Non ti trovavamo più, Jason lei è Hazel>> presentò Frank sorridente.

<< Piacere>> dissero, contemporaneamente, stringendosi la mano.

<< Oh scusate ma il nostro amico qui presente si era un attimo perso tra l'incantevole melodia che questa casa emana>> disse Percy divertito indicando Jason.

<< Dolce melodia? E'tipo un modo filosofico per dire bella?>> domandò Leo.

<< No, Leo. Intendevo letteralmente. Jason ha sentito una ragazza cantare dietro una porta infondo a quel corridoio e ne è rimasto perdutamente innamorato>> parlò Percy teatrale. Hazel sbiancò immediatamente a quell'affermazione.

<< Dove hai detto che si trovava?>> chiese cercando di sembrare il più indifferente possibile.

<< Lì, nell'angolo>> indicò Jason << E comunque non sono affatto innamorato>>

<< Si può essere innamorati di una voce?>> rise Leo.

<< Non me lo chiedere...>> disse sottovoce il biondo.

Hazel era nel panico più totale e non sapeva assolutamente come comportarsi. Inventò una scusa al volo e si precipitò, senza farsi notare, nell'angolo indicato dall'amico. Entrò nella camera da lui descritta e si richiuse la porta alle spalle. All'interno c'era una fanciulla seduta elegantemente accanto al davanzale della finestra: i suoi occhi caleidoscopici risplendevano al chiarore della Luna mentre i suoi capelli color cioccolato erano intrecciati in uno chignon basso. Portava un candido vestito di seta bianca ricucito ai lati con due fasce di stoffa smeraldina che richiamava la tonalità delle sue iridi.

<< Piper! Non hai idea di quello che è successo!>> esclamò scandalizzata Hazel.

<< Cos'è accaduto? Sembri agitata>> rispose l'amica preoccupata.

<< Lo sono eccome! Prima di tutto, perché non sei al ballo invece di startene rinchiusa qui?>>

<< Sai che odio gli abiti eleganti, soprattutto questo che è terribilmente in contrasto con la mia carnagione>> spiegò disgustata << nessuno mi vedrà mai conciata in questo modo>>

<< Numero due! Se proprio devi stare qui, non cantare come se fossi da sola!>> Piper impallidì pesantemente.

<< Ma io sono da sola>>

<< A quanto pare no, perché un certo signorino amico di Frank, il ragazzo di cui ti ho parlato, ci ha raccontato di una splendida voce che aveva udito accanto alla porta all'angolo. So quanto ci tieni a non essere ascoltata, per questo sono venuta immediatamente a riferirti tutto>> esclamò Hazel.

<< Oh santi numi! Spero solo che ora non mi stia cercando o sarebbe la fine>>

<< Temo proprio di sì Pip, mi spiace>> disse compassionevole Hazel << comunque sembra un ragazzo a modo e ben educato>>

<< Non mi interessa! Sai non voglio che la gente mi ascolti quando canto! Se lo faccio la melodia ha strani effetti sulle persone che sembrano quasi ipnotizzate, è inquietante>> spiegò Piper allarmata.

<< Lo so, lo so ma ormai il danno è fatto>> disse Hazel affranta prima di tornare in sala. Non sapevano come comportarsi ma di certo nulla sarebbe stato semplice da lì in poi, avevano questa sensazione. Non avevano tutti i torti.

La melodia del tempo ( Eroi dell'Olimpo, dopo Gea)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora