14 dicembre
Matthew's Pov
Non potevo assolutamente crederci.
Sapevo che c'era dell'altro sotto a questo caso, ma non pensavo una cosa così grossa.
Quindi il padre di Margareth era un impiegato dei Wilson ed era morto ingiustamente per un loro errore sul posto di lavoro.
Ero rimasto completamente scioccato da questa rivelazione.
Non riuscivo più a muovermi e a connettere il cervello.
Ero così deluso dal fatto che Margareth non mi avesse rivelato questo pezzo importante della sua vita, che era fondamentale anche per battere quei ricconi e per avere un po' di giustizia.
Speravo soltanto che non fosse per il fatto che non si fidasse di me, ma per altri suoi motivi.Non riuscendo a riprendermi, avevo richiesto una pausa di cinque minuti per prendere una boccata di aria fresca e per poter parlare in privato con la mia cliente.
Non volevo nessuna spiegazione da parte sua, a meno che non me l'avrebbe data di sua spontanea volontà.
Per adesso volevo solamente farle sapere quanto mi dispiacesse per l'accaduto e che mi promettesse che non ci fossero altri segreti in agguato, pronti a farci perdere.
Quando lei mi rispose affermativamente, sentì un enorme peso scivolare via dal mio stomaco.
Okay, adesso toccava alla parte divertente.I cinque minuti passarono velocemente e mentre ci dirigevamo nuovamente verso l'aula, iniziai a spiegarle come volevo mettere alle strette il piccolo Wilson per poi far ascoltare a tutta la giuria e le persone presenti quanto fosse viscido e disgustoso.
Mentre parlavo, sentivo che Margareth fosse assente con la mente, come se stesse pensando a tutt'altro e immaginavo il perché.
Ricordarle della morta del padre in un momento come questo, con i presunti assassini presenti in aula, era stato veramente un colpo basso.
Ero sicuro che l'avessero fatto apposta: per indebolirla mentalmente e farle perdere di vista l'obiettivo per cui eravamo qui oggi.
Pensavo di farla andare fuori di testa, così che sembrasse veramente lei la colpevole, ma avevano completamente sbagliato strada.
La mia Margareth era veramente forte, fin troppo.Entrammo nell'aula giusto in tempo. Gli altri avevano già ripreso i loro posti da un pezzo. Guardai in direzione della mamma della mia cliente e la vidi assorta e completamente distrutta.
Aveva gli occhi gonfi, sicuramente per il pianto appena avuto, il trucco era leggermente sbaffato e le labbra tremavano ancora, così come le sue mani.
La vedevo che si stava trattenendo dall'andare ad aggredire i Wilson per tutto quello che avevano causato alla sua famiglia dal modo in cui apriva e chiudeva i pugni tremanti.
Sospirai, completamente sopraffatto dalla tristezza e dallo sconforto.
Vedere una famiglia essere distrutta in questo modo da un'altra era orribile.Da sotto il tavolo strinsi delicatamente la mano di Margareth, per cercare di infonderle un po' di sicurezza e coraggio per affrontare questi ultimi minuti dell'udienza.
Appena il giudice rifece la sua entrata in aula, mi alzai insieme a tutti i presenti per poi risedermi e aspettare le sue direttive.
《Mmm...bene signori. Abbiamo ascoltato la signorina Evans e le domande che l'avvocato della difesa aveva da porle, adesso tocca all'avvocato dell'accusa. Signor Bennet...》 Mi diede la parola, guardandomi da sotto i suoi occhiali minuscoli.
Mi alzai, sistemandomi leggermente la cravatta per poi affermare: 《 Chiamo al banco il signor John Wilson.》
Dissi, marcando bene la parola "signor", in quanto non si poteva considerare uomo, ne tanto meno signore, un animale del genere che stava per violentare una ragazza e la insultava e molestava verbalmente appena ne aveva tempo.
John mi rivolse un sorrisino compoaciuto che avrei tanto voluto far sparire dal suo faccino a suon di pugni, ma mi trattenni e a mia volta, gli sorrisi falsamente.
Appena fu dietro al banco, iniziai a porgli alcune domande.《Cos'è successo il 27 novembre?》
Ovviamente lui mentì, raccontando la storia che aveva messo su insieme al suo avvocato e ai suoi amici, che nella prossima udienza saranno chiamati a testimoniare e sicuramente lo faranno a favore di John e questo non andava affatto bene.
Puntavo tutto su quel maledetto audio.
Gli feci altre domande riguardanti quel giorno cercando di metterlo alle strette, ma il ragazzo se la cavava abbastanza bene a rispondere.
Era sicuro di sè: chissà quante volte aveva ripetuto la storia prima di saperla così bene e senza il minimo tentennamento.
Puntai tutto sul farlo cedere, sul trovare una lacuna,un punto morto che lo facesse sbagliare, ma non ci riuscì.
Era troppo preparato, quindi dopo venti minuti di botta e risposta, decisi che era arrivato il momento.《Lei ha mai parlato con la signorina Evans dopo l'avvenimento?》 Chiesi, vedendo la sua espressione diventare tesa improvvisamente.
Il tutto durò meno di un secondo, poiché appena vide in direzione del suo avvocato e dei suoi genitori, la sua sicurezza tornò.
《No, non ho mai parlato con la signorina dopo l'avvenimento. Insomma, perché avrei dovuto farlo. Mi ha molestato! Le sono stato a debita distanza.》Rispose, parlando forse un pochino troppo.
Sorrisi dentro di me.Bingo!
Tombola!
Antipatica.
Gne gne gne!
《Giusto. Perché la vittima avrebbe mai dovuto parlare con il suo aggressore? Tutto si terrebbero lontani.》 Ribattei, sottolineando quello che aveva affermato poco prima.《È quello che ho detto io.》 Disse lui con ovvietà.
Ti sei appena tirato la zappa sui piedi, caro mio.《Adesso vorrei mostrare alla giuria il reperto numero 3 tra le varie prove.》 Dissi tornando al mio tavolo e tirando fuori dalla scatola il lettore su cui avevamo trasferito l'audio.
Feci l'occhiolino a Margareth, la quale era visibilmente agitata, che mi rispose con un piccolo sorriso e vidi con la coda dell'occhio l'avvocato mingherlino della difesa agitarsi.
《Obiezione! Noi non ne sapevamo nulla di questa prova!》 Tentò quest'ultimo di salvare la situazione e la pelle al suo cliente.
Il giudice lo respinse, affermando che la prova era stata schedata qualche giorno fa e che se lui non ne era a conoscenza, erano fatti suoi.
Gli rivolsi un'occhiata colma di gratitudine, visto che non tutti i giudici accettavano in aula prove schedate solo qualche giorno prima, dato che entrambi le parte dovevano essere informate e prepararsi al meglio.Feci partire immediatamente la registrazione.
"Che hai da ridere piccola puttanella? Non ti è bastato quello che ti ho fatto l'altro giorno? Vuoi che ti rinfreschi la memoria? "
Appena iniziò l'audio, decisi che non avevo le forze per riascoltare quelle parole disgustose, così focalizzai la mia attenzione inizialmente su John, il quale era impallidito completamente.
"E dimmi un po' Wilson, adesso è il momento in cui dovrei aver paura e tremare, mentre ti chiedo venia per i miei peccati?"
Girai lo sguardo in direzione della mia cliente e la vidi in procinto di tapparsi le orecchie per non risentire tutto quell'odio.
Spostai la mia attenzione un po' più in là, verso l'avvocato e i genitori di John che avevano la sua stessa espressione: puro sgomento e paura."Tu, piccola puttanella mocciosa. Se non fosse arrivato quel tizio a salvarti il culo l'altro giorno a quest'ora non saresti qua a fare tanto la presuntuosa. Ci mancava poco e ti avrei preso lì, in quello schifoso vicolo, con forza e senza pietà, come ti meriti!"
Finalmente mi girai verso la giuria, la quale era a dir poco scioccata da quello che stavano ascoltando.
" Ti avrei violata e lasciata senza un minimo di dignità e sai che ti dico? Sarebbe stato il momento più bello della mia vita! Ti meriti questo e molto di più Evans! Lo sai anche tu."
Vidi qualche persona all'interno dell'aula diventare verde, in procinto di rimettere la loro colazione: era esattamente la stessa reazione che avevo avuto io.
Disgusto.
Vedevo solo quello negli sguardi delle persone.
Infine girai lo sguardo verso il giudice, il quale si era tolto gli occhiali e teneva le mani davanti alla bocca mentre guardava in malomodo John,il quale desiderava sotterrarsi.
Appena finita la registrazione, ripresi a parlare.《Allora John...È lei la persona che sentiamo parlare con la mia cliente?》 Wilson annuì semplicemente, ancora scosso e pallido per averlo colto in fragrante.
《Si.》 Rispose dopo vari secondi e questa risposta bastò a far capire alla giuria come si erano svolti veramente i fatti e che tipo di persona era John Wilson.
《Non ho altre domande.》
Ritornai al mio posto, facendo un piccolo sorriso in direzione di Margareth, la quale contraccambiò, anche se debolmente.
Girai anche lo sguardo verso sua madre che era in lacrime. Sicuramente non sapeva nulla della registrazione.Il giudice ci congedò velocemente, afferma che la seconda udienza ci sarebbe stata il 27 dicembre.
Ovviamente l'avvocato della difesa protestò, affermando che avevano troppo poco tempo, ma il giudice non volle sentire ragioni e se ne andò.
Appena uscimmo dall'edificio, preso da un'improvvisa euforia per aver vinto questa prima udienza, abbracciai Margareth, che ricambiò facendo una leggere risata.
Mi scostai e la guardai negli occhi per poi affermare, preso dall'euforia del momento:《Domani sera andiamo a cena a festeggiare e non voglio obiezioni!》
♡♡♡
Ehy, spero che il capitolo vi sia piaciuto! Volevo anche dirvi che da questo momento in poi pubblicherò solo un capitolo a settimana.
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Love's Justice
Romance《Dichiariamo John Wilson colpevole.》 Erano queste le parole che Margareth Evans avrebbe da sempre voluto sentir dire in tribunale. John Wilson colpevole. Quello che le aveva fatto era orribile e non riusciva a togliersi dalla testa la sua cattiveri...