4. Meeting

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4 dicembre

Matthew's Pov

Un rumore fastidioso interruppe il mio sogno e non era la voce della tipica ragazza che mi portavo quasi ogni notte a casa, ma era il suono della sveglia che proveniva dal mio cellulare.
Provai ad alzare la testa e mi resi subito conto che non era appoggiata, come al solito, sul mio morbido cuscino profumato e il mio corpo non era sul mio materasso.
Appena riuscì a mettermi su, vidi e ricordai che la sera precedente non mi ero addormentato sul mio letto, ma bensì sulla mia scrivania mentre continuava a cercare informazioni sulla mia cliente, la quale sul web sembrava che non esistesse.

Avevo solo trovato un vecchio profilo Facebook, che non aggiornava da più di 3 anni.
Questo stava a significare che dopo la presenza in tribunale, oggi, avrei dovuto parlare con lei e scovare qualcosa di più sulla sua vita, per essere sicuro che non aveva aperto una causa solo per raccimolare un po' di soldi in caso di vincita.
Speravo soltanto che non fosse la mia solita cliente femmina, che dopo aver passato insieme un po' di tempo per via della causa, si innamorava perdutamente di me.
Ma come biasimarle!
Poverine! Probabilmente avevano bisogno di una visita oculistica!
Sempre molto simpatica tu!

Il campanello mi fece tornare con i piedi per terra, quindi mi alzai per vedere chi fosse dallo spioncino della porta, non prima di esser passato davanti allo specchio in salotto per sistemare il mio aspetto.
Provai a guardare da quel piccolo buchino ma non vidi nessuno, così decisi di aprire la porta per vedere se fosse una di quelle bambine degli scout che mi venivano a vendere i biscotti molto spesso, le quale, però, non riuscivo a vedere dallo spioncino della porta.
Una volta aperta, mi ritrovai di fronte il muro del corridoio e nessun essere vivente.
Alzai le spalle.
Forse avevano sbagliato porta e se ne erano accorti troppo tardi.

Chiusi la porta alle mie spalle e decisi che era giunto il momento per prepararmi, visto che guardando l'orologio alla parete del salone, tra 30 minuti sarei dovuto essere in tribunale.
Era poco tempo, considerato che il tribunale era a 20 kilometri dal mio appartamento e Seattle a quest'ora era trafficata per via delle persone che attaccavano a lavoro e dei bambini che andavano a scuola, ma tanto oramai per me era all'ordine del giorno arrivare in ritardo e poi il giudice Jones mi conosceva bene e mi adorava.
Beh, d'altronde mi amava come il 99% della popolazione femminile faceva.
Non è vero però ti lascio convinto!

Presi la valigetta di corsa, dopo essermi vestito e aver infilato in essa tutti i documenti necessari, e mi precipitai verso la porta.
Appena la aprì e misi un piede fuori, sentì un rumore strano provenire dal pavimento.
Abbassai lo sguardo e mi resi conto che sotto la punta del mio piede giaceva una lettera, al che la presi al volo, la misi nella mia valigetta e iniziai a correre per le scale.
L'avrei letta più tardi, non vi era fretta.
Ero un po' curioso di sapere che vi era scritto, ma avrei tenuto questa curiosità per me, almeno finché non avrei finito in tribunale.

Raggiunsi la mia Mercedes-Benz Classe A e una volta al suo interno, misi in moto e iniziare a sfrecciare fra le varie strade di Seattle.
Per cercare di evitare il traffico, presi le stradine più strette e sconosciute, di cui solo io sapevo dell'esistenza di esse.
Parcheggiai di fronte al tribunale alle 9 e 5 minuti. Un nuovo record!
Scesi dalla mia bambina e dopo averla chiusa, iniziai a salire le scale correndo, fino a che non raggiunsi il portone d'ingresso, ove mi ricomposi.
Entrai nel tribunale e iniziai a percorrere i vari corridoi per trovare la sala giusta, nel frattempo continuavo ad andare addosso a diverse persone e scusarmi per averli travolti per sbaglio.

Appena arrivai di fronte alla sala giusta non ci pensai 2 volte ad entrare, anche perché sicuramente avevano già iniziato anche senza la mia presenza, come sempre.
Appena varcai il portone, nella stanza calò un imbarazzante silenzio e notai tutti girarsi a guardarmi.
Io d'altronde li ignorai tutti e puntai il mio sguardo verso la postazione in cui sedeva il giudice Jones, la quale mi guardava con un cipiglio arrabbiato, ma sapevo che sotto sotto era tutta una finta.

《Ma che onore! L'avvocato Bennet, finalmente, ci onora della sua presenza!》
Disse la Jones, guardandomi come prima, ma stavolta con un sorrisetto stampato in faccia.
《Lo so che è felice di vedermi giudice! D'altronde, chi non lo sarebbe?!》 Dissi avanzando con un sorrisino sulle labbra, mentre tutta la popolazione all'interno della sala sospirava in segno di assenso.

La vidi fumare dalla rabbia e, stavolta, non scherzava.
Sapevo che le dava fastidio che nella sua aula di tribunale uscissero battute di questo genere, a meno che non fosse lei a farle.
《Gli avvocati si avvicinino, per favore. Ho già perso troppo tempo con questo caso oggi, tra 5 minuti ne ho un altro.》

Mi avvicinai felice al bancone.
Era esattamente quello che volevo!
Se fossi arrivato in tempo l'avremmo tirata per le lunghe, inoltre io non ho ancora incontrato la mia cliente e non le ho, quindi, parlato del caso.
Non sapevo precisamente i fatti che erano avvenuti, il perché avesse deciso di sporgere denuncia.
Vidi l'avvocato di Wilson alzarsi dalla propria postazione in modo composto e dirigersi verso il giudice in modo pacato e elegante.
Si vedeva proprio che era il loro avvocato!

Lo raggiunsi e cavolo! Ma quanto era alto?!
E che diavolo di profumo si era messo?! Sembrava vodka liscia per quanto era forte!
Storsi il naso in segno di disgusto e vidi la Jones fare lo stesso, al che quasi scoppiai a ridere.
《Avvocati, allora, andiamo al dunque senza troppi giri di parole. Ho letto il fascicolo del caso, anche se da esso non si capisce molto bene cosa sia accaduto, ma di quello ne discuteremo più avanti, quando vi sarà la vera udienza. Intanto, quanto per la cauzione?》
Chiese la signora Jones con sguardo annoiato alla copia più alta e magra dello zio Fester.

《50'000!》Rispose lui senza emozioni, guardandomi di sottecchi, mentre io avevo ancora un espressione disgustata in faccia.
Appena disse quella cifra non resistetti più.
《Si, per chiappa 50'000!》 Risposi scioccato, al che la Jones provò a riprendermi per il mio linguaggio, come faceva mia madre quando ero più piccolo, ma io non la feci parlare, continuando io.
《Per i Wilson 50'000 sono come 5 centesimi per noi! Giudice Jones, mi ascolti per favore, non pensi ancora al mio linguaggio di prima. Se imponiamo una cauzione così bassa in 10 secondi sarà già stata pagata e l'imputato potrà così scappare in una delle migliaia di isole che possiede la sua famiglia.》Dissi, leggermente urlando, oramai con la pazienza che aveva raggiunto il limite.
《Giudice...》 Iniziò a parlare Mister "ho una scopa nel culo"《....Il mio cliente studia al college ed è l'alunno più bravo del suo corso.》 Disse al che io risposi, a bassa voce e tossendo un pochettino. 《Ehmehm, raccomandato!》

《Bennet!》 Mi riprese la Jones, con un sorriso che era sull'orlo di scappare sul suo viso.
《È la verità!》Risposi con nonchalance.
Sapevo che stavo vincendo e che la cauzione sarebbe stata più elevata.
《Basta! Ho sentito anche troppo! La cauzione è di 500'000 dollari!》 Disse il giudice, gridando, in modo che sentisse l'intera aula e facendo sbattere, alla fine, il suo martelletto.
La ringraziai con un occhiolino e mi diressi verso quello che sarebbe dovuto essere il mio posto per vedere finalmente la mia cliente e prendere un appuntamento per parlare del caso.

La vidi parlare con quella che sarebbe dovuta essere sua madre, mentre era ancora seduta.
Appena mi misi di fronte al tavolo, attirando la loro attenzione, rimasi scioccato, e non per la bellezza che emanava con quegli occhioni verdi e i capelli mori, o per il sorriso stupendo ma piuttosto finto che mi rivolse.
Non rimasi fermo a guardarla per tutto questo, ma perché lei era su una sedia a rotelle.
Avrei potuto pensare che forse avevo sbagliato persona, che non era lei la mia cliente, visto che dalle foto di Facebook, anche se un po' vecchie, era in piedi, ma il viso era esattamente quello.
Sospirai.
Probabilmente per questo, avremmo avuto dei problemi in più.

《 Piacere, io sono Margareth Evans.》
Mi disse sempre con quel sorriso un po' falso, ma comunque meraviglioso, allungandomi la mano, la quale tremava leggermente, forse perché aveva notato il mio sguardo fisso su dove era seduta.
Non ci misi molto a stringergliela, sussurrando un semplice 《Matthew Bennet, suo avvocato.》

《Io sono sua madre, Rosalie Evans!》 Mi disse la signora al suo fianco, destandomi dai miei pensieri e facendo spostare la mia attenzione da sua figlia a lei.
Le sorrisi e dopo esserci accordati per quando vederci nel mio ufficio, le vidi sparire entrambe dal portone.

Questo caso sarebbe stato più complicato di quanto già non lo fosse!

♡♡♡♡
Ehii!!
Eccomi tornata con un nuovo capitolo!
Spero che vi piaccia, miei cari lettori!
Se è così lasciate una stellina o un commento, alla prossima!

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