10 dicembre
Margareth's Pov
Erano passati esattamente tre giorni da quando il mio avvocato mi aveva comunicato che era finita.
Tre lunghissimi giorni in cui non avevo fatto altro che stare a casa, leggere qualche libro e disperarmi per poter trovare una soluzione, anche se effettivamente non c'era.
Non avevo ancora detto non a mamma.
Avevo paura della sua reazione, per questo decisi di aspettare ancora qualche giorno per comunicargli la notizia.
Sapevo che probabilmente l'avrebbe saputa prima da Davis , ma a questo punti preferivo che gliela dicesse lui stesso che io.
Potevo sembrare una che volesse scappare dai suoi problemi, ma la verità era che semplicemente non volevo leggere la tristezza e la delusione nei suoi occhi ancora per un po'.Era da un po' di giorni che evitavo di andare all'università, precisamente da quel giorno.
Non volevo assolutamente rivedere Wilson con i suoi amici ed ero sicura che la notizia si fosse già sparsa per tutto il campus e indovinate a chi credevano gli altri miei compagni?
Beh, sicuramente non a me. Come già detto, non avevamo sufficienti prove per constatare la colpevolezza di John, quindi mi sarei dovuta sorbire migliaia di occhi accusatori seguirmi in ogni mio più piccolo movimento.
Si, sarebbe stato proprio un inferno.L'unica cosa che mi rallegrava l'umore già steso per terra, era sapere che avrei rivisto Allison, la mia compagna di corso e amica dall'età di 15 anni.
Era la mia metà, l'unica persona che mi capisse fino in fondo.
Sapevo tutto di me, ogni singola cosa e ovviamente anche quello che era successo giorni fa con John e, ovviamente, credeva alla mia versione dei fatti. In questo giorni l'avevo sentita di rado, anche perché lei era impegnata con i corsi universitari e a preparare i vari esami mentre io, fino a qualche giorno fa, ero impegnata con le riunioni con Matthew e dopo non ero dell'umore adatto per parlare con qualcuno.Mi preparai grazie anche all'aiuto di mia madre, come sempre.
Odiavo disturbarla.
Odiavo non poter più essere autonoma completamente.
Riuscivo ad alzarmi e mettermi sulla mia sedia, a prepararmi e tutto, ma vi erano giorni in cui avevo più difficoltà.
Giorni in cui mi risultava più difficile alzarmi, o succedeva qualche cosa e ritrovavo la mia amica troppo lontano dal mio letto e per questo dovevo aspettare che mamma venisse in mio soccorso. Cercavo sempre di stare attenta, di essere più autonoma possibile ma non era a volte avevo bisogno per forza di una mano.Cercai di ricacciare le lacrime che stavano minacciando di uscire.
Mi rattristivo ogni volta che pensavo alla mia situazione. Con il tempo avevo iniziato ad accettarla ed a cercare di vedere i lati positivi della mia vita.
Avevo una madre adorabile, un'amica a cui volevo un mondo di bene, un tetto sopra la testa, cibo caldo a tavola ogni giorno, frequentavo l'università dei miei sogni e, apparte questo attuale piccolo problema, stavo bene.
Ero, più o meno, felice. Certo, nell'ultimo periodo la mia vita si era complicata drasticamente e a volte i demoni del mio passato tornavano a galla, ma cercavo di pensarci il meno possibile.
Era meglio per me e per tutti.Stamattina era abbastanza freddo, quindi avevo deciso di indossare i miei jeans preferiti con sopra un maglioncino beige.
Avevo fatto una colazione veloce, essendo già in ritardo, con qualche pancakes con lo sciroppo d'acero e succo di frutta.
Dopo 10 minuti di traffico intenso per le strade di Seattle, mi ritrovavo finalmente, dopo diversi giorni, di fronte all'imponente struttura della Seattle Pacific University.
Sospirai, agitata da quel che sapevo mi aspettasse al suo interno.
Sguardi accusatori e curiosi.Presi coraggio e iniziai ad avvicinarmi, con l'intenzione di andare a cercare Allison al solito posto in cui ci incontravamo prima delle lezioni per parlare e confrontare gli appunti del giorno prima.
Non ero sicura che questa mattina l'avrei trovata seduta sul muretto, visto che la sera prima non l'avevo avvisata del mio ritorno.
Iniziai a scorgere i primi gruppetti di ragazzi, intenti a chiacchierare, scherzare e a fumarsi una sigaretta.
Nessuno mi aveva ancora notata.
Meglio così. Anche se ero a conoscenza del fatto che non passassi inosservata e che, prima o poi, mi avrebbe visto lo stesso.
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Love's Justice
Romance《Dichiariamo John Wilson colpevole.》 Erano queste le parole che Margareth Evans avrebbe da sempre voluto sentir dire in tribunale. John Wilson colpevole. Quello che le aveva fatto era orribile e non riusciva a togliersi dalla testa la sua cattiveri...