1. I met a fox in September

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Per Sakusa, quel giorno di settembre era un giorno come tanti altri: era mattina presto e lui si trovava per strada, mentre camminava lentamente verso la sua scuola, cercando di evitare il più possibile ogni contatto con le altre persone che, a differenza sua, si stavano muovendo rapidamente intorno a lui. Essendo settembre, il clima non era molto freddo e, per la fortuna di Kiyoomi, il clima di quella mattina era piuttosto piacevole, quindi il corvino riuscì a godersi interamente quella passeggiata mattutina.

L'unica differenza che c'era tra quel giorno e tutti gli altri era l'assenza di suo cugino Komori. Infatti, ogni mattina, i due ragazzi andavano a scuola insieme, tenendosi compagnia a vicenda, visto che Komori, oltre ad essere suo cugino, era anche l'unico amico che Sakusa aveva mai avuto. Eppure, quella mattina, Kiyoomi aveva scelto di uscire di casa prima del solito, anche spinto dal messaggio che suo cugino sarebbe rimasto a casa, e aveva scelto di percorrere la strada più lunga per compensare l'uscita anticipata, scegliendo di passare per il centro della città e non per qualche stradina isolata.

Con gli auricolari nelle orecchie e mentre ascoltava una qualche strana canzone, consigliatagli da Komori, Sakusa era completamente immerso nel paesaggio urbano che lo circondava e che scorreva intorno a lui, sentendosi quasi da solo in quella città fin troppo grande. A risvegliarlo dai suoi momenti di assenza, ci pensavano le persone intorno a lui, che lo spintonavano da una parte e dall'altra, creando sul volto del corvino un'espressione piuttosto disgustata, nascosta dalla sua mascherina.

Qualche minuto dopo, l'attenzione di Sakusa era stata attirata da un gruppetto numeroso di persone, tutte accalcate e tutte strette intorno ad un punto del marciapiede. La loro eccessiva vicinanza fece bloccare Kiyoomi, che stava quasi per tornare indietro e cambiare strada, ma la sua strana curiosità lo stava spingendo ad avvicinarsi alla folla che, da qualche attimo, aveva iniziato ad urlare.

E Sakusa decise di seguire questo secondo istinto, a lui ancora fin troppo sconosciuto. Davanti ai suoi occhi scuri trovò soltanto una signora che stava parlando di un cane ferito sul ciglio della strada, chiedendo a tutti gli altri presenti di allontanarsi, per lasciare spazio all'animale. Ma quello che gli occhi di Kiyoomi videro fu un piccolo animale, del tutto diverso da un cane, con un folto manto rossiccio, tendente al biondo, con la punta della coda colorata di bianco: quello non era un cane, ma era decisamente una volpe.

Il corvino iniziò a guardarsi intorno, notando come quell'ammasso di persone si stesse rimpicciolendolo sempre di più, fino a scomparire del tutto e fino a lasciarlo da solo, con quell'animale che, adesso, aveva preso chiaramente le sembianze di una piccola volpe, distesa su un fianco e coperta di ferite, dalle quali scorreva lentamente del sangue.

Sakusa voleva prendere quella piccola volpe e portarla di persona da un veterinario, visto che tutte le persone interessate precedentemente se ne erano andate non appena Kiyoomi si era avvicinato, ma la sua misofobia lo aveva lasciato immobile, accovacciato accanto all'animale sofferente. Quando poi controllò l'orario sul suo cellulare, Kiyoomi si alzò di scatto dalla posizione in cui si trovava e tornò a guardare l'animale per terra.

Gli occhi castani della volpe lo stavano ipnotizzando e in testa gli era balzata anche l'idea di saltare quella giornata di scuola soltanto per soccorrere l'animale, e, dopo qualche minuto di silenzio, Kiyoomi lanciò un ultimo sguardo alla volpe e la afferrò delicatamente, evitando di sfiorare le ferite con le dita. Ma Sakusa, anziché incamminarsi verso il veterinario più vicino, si incamminò verso casa sua, che sapeva essere vuota, poi avrebbe trovato una scusa da usare con i suoi genitori per l'assenza non giustificata a scuola.

Poco dopo essere entrato in casa, Kiyoomi avvolse gentilmente la volpe in un asciugamano, che fu appoggiato a sua volta sul divano del soggiorno, e si diresse verso il bagno per lavarsi e disinfettarsi le mani e per cambiarsi i vestiti che, nel tragitto verso casa, si erano macchiati del sangue del canide. Nella sua testa stavano frullando milioni di pensieri: non sapeva se doveva chiamare prima i genitori o prima un veterinario, non sapeva se lui doveva fare qualcosa all'animale prima di farlo vedere per evitare che morisse oppure se doveva lasciarlo così.

Sakusa non sapeva niente di tutto questo e, quasi come reazione istintiva, si immobilizzò per pensare ad una qualche tipo di risposta. Quando la sua testa decise che tutte quelle domande senza risposta erano troppe da essere processato, Kiyoomi tornò dove aveva lasciato la volpe, sperando che non fosse troppo tardi per impedirne la morte.

Ma quando si avvicinò al divano, il corvino fece tre passi indietro non appena si accorse che la volpe era sparita: al suo posto, sul divano di Sakusa, c'era un ragazzo biondo, disteso in posizione fetale, con i vestiti rovinati e strappati, con il corpo pieno delle stesse ferite che aveva l'animale e con gli occhi castani spalancati e pieni di terrore. Solo dopo Kiyoomi notò che il ragazzo aveva un paio di orecchie e la coda dello stesso colore della volpe che aveva cercato di salvare.

— Che cosa sei? — Kiyoomi chiese, alzando la voce, facendo spaventare ancora di più il ragazzo animale, che si strinse ancora di più in sé, stringendo i denti per la ferita sul costato che, in quella posizione, provocava più dolore al biondo. Sakusa voleva avvicinarsi a quel ragazzo e voleva aiutarlo, ma era spaventato, e affascinato allo stesso tempo, dalle orecchie e dalla coda del biondo.

— Cosa intendi dire con "che cosa sei"? Non vedi che sono una persona? Idiota — rispose di rimando l'altro ragazzo, costretto a fare delle pause tra le parole per scrutare la stanza in cui si trovava e per studiare il ragazzo corvino, immobile davanti a sé. Il biondo tentò poi di alzarsi da quella posizione scomoda per mettersi a sedere, ma ogni movimento che faceva, seppur piccolo e breve, gli aumentava la dose di dolore che sentiva.

— Se sei una persona, allora perché hai le orecchie e la coda? — Kiyoomi fece una pausa prima di riprendere a parlare e, nel frattempo, stava studiando la figura che si trovava davanti ai suoi occhi. Stava segretamente ammirando la magnificenza di quella coda folta e rossiccia, tendente allo stesso biondo dei suoi capelli, con la punta bianca e la bellezza di quel corpo chiaro, slanciato e fin troppo magro, che era coperto da svariate ferite e da vestiti ridotti a brandelli: in quel momento, Kiyoomi non capiva se stesse ammirando una volpe oppure un ragazzo.

— E dov'è finita la volpe che ho salvato dalla strada? — quella serie di domande finali fece drizzare le orecchie e la coda al ragazzo biondo, che, senza parlare, tornò a fissare Sakusa nei suoi occhi scuri, prima di notare che la sua coda rossiccia era ben visibile alla vista del corvino.

Dopo qualche minuto di silenzio, il ragazzo biondo decise di parlare e di rispondergli, anche se già sentiva la voce che gli moriva in gola. — Io sono Atsumu e sono la volpe che hai salvato dalla strada. E anzi, ad essere più preciso, io sono una kitsune —. Kiyoomi, dopo quella risposta improvvisa, aveva perso le parole e stava fissando a bocca aperta la kitsune, la quale, a sua volta, aveva spostato lo sguardo lontano da quel ragazzo che si trovava davanti. — Bene, io mi sono presentato. Adesso è il tuo turno —.

— Io sono Sakusa Kiyoomi — disse soltanto Sakusa, mentre aveva notato che Atsumu era tornato a fissarlo dritto negli occhi, invitandolo con quello sguardo furbo e, allo stesso tempo, sofferente ad avvicinarsi a lui, soltanto per farsi curare quelle ferite, anche se la kitsune non aveva alcune intenzione di farsi toccare da nessuno, figuriamoci da un ragazzo appena conosciuto e che, stranamente, riusciva a vedere la sua forma da volpe e quella umana.

𝐰𝐞𝐥𝐥, 𝐰𝐞𝐥𝐥, 𝐰𝐞𝐥𝐥
𝐪𝐮𝐞𝐬𝐭𝐚 𝐞̀ 𝐥𝐚 𝐦𝐢𝐚 𝐩𝐫𝐢𝐦𝐚 𝐬𝐭𝐨𝐫𝐢𝐚 𝐚 𝐭𝐞𝐦𝐚 𝐡𝐚𝐢𝐤𝐲𝐮𝐮
𝐞 𝐧𝐨𝐧 𝐩𝐨𝐭𝐞𝐯𝐨 𝐧𝐨𝐧 𝐬𝐜𝐫𝐢𝐯𝐞𝐫𝐥𝐚 𝐬𝐮𝐥𝐥𝐚 𝐬𝐚𝐤𝐮𝐚𝐭𝐬𝐮
𝐞, 𝐧𝐢𝐞𝐧𝐭𝐞, 𝐬𝐩𝐞𝐫𝐨 𝐜𝐡𝐞 𝐯𝐢 𝐩𝐢𝐚𝐜𝐜𝐢𝐚 ♡

𝐌𝐘 𝐋𝐈𝐓𝐓𝐋𝐄 𝐅𝐎𝐗 ; 𝘴𝘢𝘬𝘶𝘢𝘵𝘴𝘶Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora