16. Wait for me to come home

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Il giorno dopo il festival era sabato e, per la gioia di Kiyoomi, non c'erano lezioni, quindi poteva restare tutto il giorno chiuso in casa, sotto le coperte, a non fare niente. Ma la presenza di una persona gli scombussolò tutti quei piani che si era già fatto in testa: Atsumu era affacciato alla finestra della sua camera, con le gote e il naso arrossati per il freddo pungente della mattina. Anche in quelle condizioni, Atsumu era sempre bellissimo. E forse Kiyoomi ne era invidioso e geloso: anche lui avrebbe voluto essere così bello da attirare le attenzioni di tutti, a costo anche di sentirsi a disagio e irritarsi.

— Omi-Omi, mi fai entrare? Qua fuori si congela — si lamentò il biondo, urlando e picchiettando le dita di una mano contro la finestra, mentre con l'altra mano si stava strofinando il braccio, stretto al petto, riscaldandosi. Kiyoomi rise e si avvicinò alla finestra, guardando Atsumu. — Nessuno ti ha detto di presentarti a casa mia, Atsumu — disse Kiyoomi, urlando piano e aprendo la finestra, facendo entrare non solo la kitsune, ma anche il freddo, che fece venire i brividi al corvino, il quale rapidamente rischiuse la finestra una volta che Atsumu era entrato in camera sua. — Ma volevo farlo, quindi l'ho fatto. Dovresti esserne felice — borbottò Atsumu, togliendosi il cappello di lana che indossava per proteggere le orecchie volpine. Kiyoomi sorrise, sedendosi sul letto, azione che la kitsune copiò poco dopo.

— Infatti sono felice che tu sia qui, però potevi avvertirmi — disse Kiyoomi, spostando gli occhi su Atsumu che, sentendosi ancora il freddo addosso, si era raggomitolato contro il petto di Kiyoomi. La kitsune sorrise lievemente quando sentì la mano di Kiyoomi accarezzare dolcemente la sua schiena, mentre con l'altra mano stringeva la vita di Atsumu, che si era seduto sulle gambe di Kiyoomi. — È il mio ultimo giorno qua a Tokyo, Omi — iniziò a dire sottovoce Atsumu, chiudendo gli occhi, lasciando che il silenzio riempisse la stanza. Pensare che quello sarebbe stato l'ultimo giorno a Tokyo prima del matrimonio rendeva Atsumu più triste di quanto non lo fosse già stato in quei mesi, specialmente perché adesso tra lui e Kiyoomi c'era qualcosa che ormai nessuno dei due poteva negare.

— E volevo passarlo con te a tutti i costi — continuò a sussurrare la kitsune, che aveva avvolto le braccia intorno al collo di Kiyoomi, sia per cercare un appoggio sia per abbracciarlo, come era solito fare. La mente di Kiyoomi si era immobilizzata alla frase che aveva detto Atsumu: sarebbero stati lontani di nuovo, forse per un tempo maggiore rispetto alla volta precedente. — Omi... Non pensarci, va bene? — Atsumu aveva appoggiato le mani gelide sulle guance calde di Kiyoomi, facendolo sussultare per l'improvviso contatto. — Adesso esistiamo solo io e te — sussurrò di nuovo Atsumu, questa volta avvicinandosi all'orecchio del corvino, per poi lasciargli un bacio sulla guancia.

Atsumu scese dalle gambe di Kiyoomi, afferrandogli le mani e alzandolo dal letto. — Ti ricordi la prima volta che siamo usciti insieme? — chiese Atsumu, ottenendo come risposta un cenno da parte di Kiyoomi. — Voglio viverla di nuovo, Omi. Senza imbarazzo, senza timidezza, senza paura — continuò Atsumu, stringendo le mani di Kiyoomi e guardandolo negli occhi, accennando un sorriso. Anche Kiyoomi sorrise, lasciando le mani di Atsumu e avvicinandosi al suo armadio, cercando qualcosa di caldo da mettersi.

Atsumu, mentre Kiyoomi si stava preparando, stava gironzolando per la sua stanza, guardando e notando tutto quello di cui non si era mai reso conto prima. E aveva notato che era cambiata dall'ultima volta che l'aveva vista: tutti i colori chiari che la decoravano, adesso erano stati sostituiti con dei colori più scuri, per essere anche in tema con la stagione che era appena iniziata. Sulla scrivania c'erano anche due rose rosse in un vaso grigio, entrambe appassite e con le foglie e alcuni petali sparsi sulla superficie di legno, che contribuivano a rendere più cupo tutto l'ambiente. Atsumu non si era reso conto che quelle rose rappresentavano Kiyoomi e che Atsumu era l'acqua di cui quei fiori avevano bisogno per continuare a vivere. Ma i fiori senza l'acqua appassiscono fino a morire, così come Kiyoomi senza Atsumu stava appassendo, fino all'autodistruzione.

𝐌𝐘 𝐋𝐈𝐓𝐓𝐋𝐄 𝐅𝐎𝐗 ; 𝘴𝘢𝘬𝘶𝘢𝘵𝘴𝘶Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora