11. I'm not your baby, if you think I'm pretty

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Osaka, 3 maggio 2018

Atsumu stava sistemando la propria camera, fischiettando qualche melodia sentita dai negozi del centro, mentre Osamu stava facendo avanti e indietro, parlottando di continuo in preda all'ansia. — 'Samu, calmati. Vi conoscete e vi amate da una vita, perché hai paura adesso? — chiese Atsumu, tirando un cuscino in testa al gemello, che si fermò e lo guardò male, prima di iniziare a rincorrerlo per tutta la casa, con Atsumu che urlava poco virilmente. Cosa stava succedendo in casa Miya? Bene, Osamu doveva chiedere alla famiglia di Rintarō la benedizione per sposare il castano e, successivamente, doveva chiedere alla sua "famiglia" la benedizione per il matrimonio e, in caso affermativo, avrebbe dovuto comunicare a tutto il branco la notizia del matrimonio. E Osamu forse aveva paura che la famiglia di Rintarō – e il castano stesso – gli negassero il completamento del loro amore, trascinando nel baratro dell'infelicità perenne. — Comunque prima ero serio — cercò di difendersi Atsumu, mentre si trovava con la schiena per terra e con il gemello in ginocchioni, mentre lo teneva per il colletto della maglia. — 'Samu, tu piaci alla famiglia di Rin, quindi cos'è che ti preoccupa? — chiese di nuovo il biondo, mentre Osamu si spostava dalle gambe del fratello – permettendogli di alzarsi – e si sedette accanto a lui, incrociando le gambe.

"Di cosa hai paura, Osamu?" gli stava chiedendo la sua stessa coscienza, lasciando Osamu a sé stesso. Di cosa aveva paura il ragazzo dai grigi? Di niente di quello che già aveva, in realtà. Sapeva che Atsumu aveva ragione, sapeva che Rintarō lo amava con tutto sé stesso – e, ovviamente, il sentimento era ricambiato – e sapeva che la famiglia del castano gli avrebbe dato quello che lui cercava. Osamu aveva solo paura del futuro, di quello che le divinità stavano preparando per lui e per Rintarō. E, d'altra parte, aveva anche un po' paura per Atsumu: il gemello non riusciva a trovare il suo soulmate e le loro custodi lo stavano pressando, cercando di convincerlo ad accettare un matrimonio combinato e, di conseguenza, ad abbandonare quella strada che – da anni – lo portava a casa sempre più deluso, ma Atsumu non avrebbe ascoltato nessuna di quelle voci, se non quella di Osamu.

Una mano anziana si posò sulle spalle di entrambi i gemelli e l'anziana kitsune puntò i suoi occhi celesti in quelli di Atsumu, invitandolo a vestirsi per bene per accogliere uno dei suoi pretendenti. E Atsumu seguì il consiglio della vecchia, non perché volesse davvero fare colpo su quello che si sarebbe rivelato essere un uomo di mezza età che voleva uno sposo giovane solo per qualche desiderio sporco, ma perché Atsumu teneva davvero a quella donna e non voleva deluderla in qualche modo. Atsumu si divise così da suo fratello, il quale fu accompagnato verso la casa di Rintarō, mentre il biondo si rintanò nella sua stanza, sospirando. Atsumu, appena chiusa la porta della sua stanza alle sue spalle, scivolò contro di essa, sedendosi a terra con la testa fra le mani, stringendosi i capelli e sospirando.

Atsumu non voleva pretendenti, non voleva sposarsi, non voleva avere una famiglia, non voleva essere una kitsune, non voleva niente di tutto quello che aveva. Lui voleva solo essere libero di passeggiare per le strade affollate di Osaka, voleva solo conoscere nuove persone, voleva avere amici umani che gli facessero provare tutte quelle cose che andavano contro le regole delle kitsune, voleva amare e essere amato nella stessa misura, voleva dare il suo primo bacio, voleva avere la sua prima volta, voleva essere felice. Insomma, Atsumu voleva tutto quello che non aveva. Non si rese nemmeno conto di quanti minuti il biondo passò in quella posizione, cercando un senso ai suoi quasi 123 anni da kitsune, un senso che – apparentemente – si nascondeva in qualcuno che lui ancora non era riuscito a trovare e che forse voleva anche smettere di cercare.

Dopo circa mezz'ora Atsumu fu richiamato dalla stessa kitsune che lo aveva spinto in camera sua, annunciandogli che il fratello, a breve, avrebbe comunicato a tutti del suo matrimonio con Rintarō. A quelle parole Atsumu non reagì, non sorrise né festeggiò per il fratello, ma una piccola lacrima sulla sua guancia lo tradì: era felice ed era triste. Felice perché Osamu poteva essere felice, poteva andarsene da quello schifo e poteva stare con la persona che amava. E triste perché Atsumu voleva che quel finale felice appartenesse a lui, non ad Osamu. Forse più che triste era invidioso. Sì, l'invidia gli calzava a pennello.

𝐌𝐘 𝐋𝐈𝐓𝐓𝐋𝐄 𝐅𝐎𝐗 ; 𝘴𝘢𝘬𝘶𝘢𝘵𝘴𝘶Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora