3. Being a kitsune sucks, ya know?

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— Io devo ancora capire come tu sia riuscito a convincermi ad uscire di casa — cominciò a bofonchiare Kiyoomi, mentre Atsumu era disteso sul letto del corvino, con la pancia in giù, mentre aveva il volto tra i palmi delle sue mani, con un sorriso furbo dipinto sul viso e con la coda volpina che si muoveva contenta nell'aria. — Se stai usando qualche tuo strano potere su di me, finiscila —.

— È impossibile resistermi, Omi-Omi — disse allegramente la volpe, mentre ridacchiava di nascosto. — Mi devi solo accompagnare a casa, tutto qua — questa volta la voce di Atsumu aveva cambiato tono, un po' come la sua espressione: Atsumu non voleva tornare dal suo branco, perché già sapeva che osamu, suo fratello gemello, gli avrebbe fatto la solita ramanzina, anche se poi Atsumu avrebbe fatto comunque di testa sua.

Quella non era la prima volta che Atsumu scappava dal suo branco e dal suo destino da kitsune di basso rango: tra poco meno di un mese, il biondo avrebbe compiuto 125 anni e già sapeva che si sarebbe trovato ad essere promesso in sposa ad un'altra kitsune, di rango più alto del suo, senza alcun sentimento o amore. Sapeva che avrebbe dovuto sottostare alle regole del suo sposo e che, in questo modo, gli sarebbe stata tolta quella libertà che Atsumu tanto amava e che tanto bramava avere: certe volte, in realtà quasi sempre, rimpiangeva di essere nato diverso da tutti gli altri ragazzi umani che conosceva, rimpiangeva di essere una kitsune o, forse, addirittura odiava esserlo.

E quello stesso rimpianto lo aveva adesso, mentre Kiyoomi stava cercando nel suo armadio dei vestiti che Atsumu potesse indossare, visto che i suoi erano stati fatti a brandelli da qualche animale selvatico che aveva incontrato nella strada che lo aveva condotto nella capitale. Atsumu, in quel momento, realizzò che invidiava Kiyoomi da morire: invidiava il suo essere felice, anche se il corvino non lo mostrava più di tanto; invidiava la sua perenne libertà in un mondo che, tutto sommato, non era poi così tanto bello; invidiava il suo essere un umano.

E la kitsune non invidiava soltanto lui: quando era arrivato a Tokyo, anche se morente, Atsumu era riuscito a sentire sulla sua pelle tutta la felicità, tutto il movimento e tutto il rumore che facevano le persone che camminavano o correvano sulle strade o sui marciapiedi. Aveva notato che tutti si salutavano felici anche se non si conoscevano, che si stringevano la mano o facevano un piccolo inchino agli sconosciuti e che si abbracciavano quando invece avevano qualche tipo di legame più stretto. Atsumu invidiava e, quasi, odiava quella gioia, quella spensieratezza, quell'autonomia che gli umani avevano e che facevano vedere di avere; odiava che tutti potevano essere così, ma lui no.

— Oi Atsumu, provati questi. Dovrebbero starti — la voce profonda di Kiyoomi lo risvegliò dai suoi pensieri e notò che aveva iniziato a lacrimare sotto lo sguardo curioso di Sakusa, mentre stringeva tra le sue dita candide il lenzuolo del letto, fino quasi a strapparle e romperle con le sue unghie appuntite. — È tutto okay? — chiese sempre Sakusa, avvicinandosi cautamente al biondo, che aveva abbassato la testa e che, poco dopo, aveva semplicemente annuito, afferrando pigramente i vestiti che il corvino gli aveva messo davanti.

Atsumu lasciò da solo Kiyoomi nella stanza, mentre il biondo si era diretto rapidamente verso il bagno per provarsi i vestiti che Sakusa gli aveva gentilmente prestato, per non camminare nudo per strada, visto che ad Atsumu non gli avrebbe fatto differenza avere o meno dei vestiti per stare in casa, nonostante la presenza di Kiyoomi.

Gli occhi scuri di Kiyoomi squadrarono la sua camera da letto, fermandosi poco dopo sulle lenzuola del suo letto che erano ancora macchiate del sangue della kitsune e che non erano ancora state cambiate, ma l'avrebbe dovuto fare prima del ritorno dei suoi genitori. Come avrebbe detto ai suoi che doveva ospitare un ragazzo-volpe fino a che non sarebbe riuscito a tornare a casa? Oramai questa domanda si stava fissando nella testa di Sakusa che sospirò, appoggiandosi al suo armadio e chiudendo gli occhi.

𝐌𝐘 𝐋𝐈𝐓𝐓𝐋𝐄 𝐅𝐎𝐗 ; 𝘴𝘢𝘬𝘶𝘢𝘵𝘴𝘶Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora