6. Who am I when I don't know myself?

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— I tuoi genitori sono così affettuosi — iniziò a parlare Atsumu, sedendosi sul divano accanto a Kiyoomi, mentre i genitori di quest'ultimo – appena finita la cena – erano nuovamente usciti di casa, lasciandoli da soli, cosa che – a dire il vero – non dispiaceva a nessuno dei due ragazzi. Kiyoomi, quando sentì la voce di Atsumu, si voltò verso il biondo, puntando i suoi occhi in quelli castani della kitsune, che, al contrario, aveva gli occhi puntati fuori dalla finestra più vicina ai due. — Hai una bella famiglia, Omi — continuò a dire Atsumu, questa volta abbassò drasticamente la voce, come se avesse paura che qualcuno potesse ascoltare le sue parole, facendosi sentire a malapena da Kiyoomi.

Atsumu non sapeva il vero significato della parola famiglia. Per lui la famiglia erano quelle antiche kitsune che lo avevano allevato quando era un cucciolo e che gli avevano donato il loro prezioso tempo, che lui aveva sprecato a fare i dispetti a tutti. La famiglia erano quei genitori che lui non aveva mai conosciuto e di cui non aveva notizie da quando avevano lasciato il branco per una vita migliore. Da quel momento, per Atsumu la famiglia erano Osamu, il suo gemello minore, e Rintarō, che conosceva da quando lui e Osamu erano piccoli. E, tra tutte queste persone, Atsumu era unito da un vero legame familiare soltanto ad Osamu. Ma lui sapeva che la vera famiglia non deve necessariamente essere formata da persone che hanno il tuo stesso sangue o la tua stessa discendenza.

Kiyoomi, notando il cambio di voce di Atsumu, gli circondò le spalle con un braccio, permettendo al biondo di appoggiare la sua testa sulla spalla del corvino. E mentre la noia e la stanchezza si stavano espandendo nel suo corpo, Atsumu iniziò a giocare nervosamente con le sue mani e si raggomitolò accanto a Kiyoomi, che stava cambiando canale in continuazione, mentre aveva appoggiato la testa sul palmo della mano libera. La coda rossiccia di Atsumu si muoveva lenta nell'aria e le sue orecchie si erano abbassate, nonostante Kiyoomi stesse stringendo la kitsune a sé, non prestandole però alcuna attenzione.

— Adesso cosa vuoi fare? — chiese Kiyoomi, rompendo il silenzio che si era creato e spaventando Atsumu, che sobbalzò leggermente e indietreggiò, per poi guardare male il corvino. Bastò uno sbadiglio da parte di Atsumu e Kiyoomi capì che la kitsune dovesse essere molto stanca, dopo aver viaggiato da casa sua – che il corvino non sapeva dove fosse – fino a Tokyo, dove era giunto in condizioni pessime. Kiyoomi, in silenzio, spense la televisione e – dopo aver lanciato un veloce sguardo alla kitsune – si caricò Atsumu tra le braccia, costringendo il biondo ad aggrapparsi con le unghie alla sua maglia, strappandola leggermente e graffiando lievemente la schiena del corvino.

— Dove mi porti? — chiese Atsumu, mentre la sua coda si muoveva troppo velocemente e le sue guance si stavano colorando di rosso. — A letto, ovviamente — Kiyoomi parlò, non notando il palese doppio senso della frase, che però la kitsune aveva colto, fraintendendo. Atsumu, pensando sempre nel peggiore dei modi, sussultò e deglutì, mentre cercava in ogni modo di liberarsi dalla presa di Kiyoomi, che aggrottò le sopracciglia e si fermò a metà delle scale che collegavano il soggiorno alle camere. — Mettimi giù — iniziò a piagnucolare Atsumu, premendo contro il petto di Kiyoomi che non riusciva a trovare una spiegazione a quella reazione improvvisa.

— Atsumu, che ti prende? Sei stanco, ti stavo portando nel letto per dormire — sbottò all'improvviso Kiyoomi, mentre Atsumu nascose il viso tra le sue mani, affondando poi la testa nel collo di Sakusa, cercando di nascondersi per l'imbarazzo che stava provando. In quel momento Kiyoomi capì che Atsumu aveva frainteso le sue intenzioni, a partire dalla frase, e iniziò a ridere, facendo quasi cadere Atsumu dalle sue braccia e quasi cadendo dalle scale. Atsumu, completamente imbarazzato, mise il broncio e spostò lo sguardo lontano. — Muoviti, ho sonno — disse la kitsune con tono serio e offeso, mentre Kiyoomi ridacchiava ogni tanto, ripensando a quello che era appena successo.

𝐌𝐘 𝐋𝐈𝐓𝐓𝐋𝐄 𝐅𝐎𝐗 ; 𝘴𝘢𝘬𝘶𝘢𝘵𝘴𝘶Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora