9-Savior

612 34 19
                                    

Era passata una settimana dal rapimento di Joanna.

Jace e Michael avevano passato la maggior parte di quei pomeriggi in punizione.
Dovevano riordinare la biblioteca.
Per il moro fù una tortura: il rosso era insopportabile.

Il primo giorno di punizione fu' il peggiore.
Jace si trovava li già da mezz'ora quando il rosso arrivò.
"Clifford, sei in ritardo"disse scocciato
"sei stato tu ad avermi messo in questo casino, è compito tuo fare la maggior parte del lavoro" disse il rosso scrollando le spalle .

Aveva rapito sua sorella, lo aveva fatto finire in punizione e,ora, aveva anche la faccia tosta di arrivare in ritardo.
Gliela avrebbe fatta pagare.

"quelli sono i libri che devi riporre negli scaffali" esclamò il moro, indicando un cumulo di libri.
Erano appoggiati su un carrello d'acciaio.
Michael si avvicinò ai libri sbuffando, per poi guardare il cumulo di Jace.
"perché tu hai molti meno libri da riordinare?" Constatò
"perché io sono arrivato qui molto prima di te. Avanti mettiti al lavoro adesso"

Il rosso iniziò a riordinare i libri sugli scaffali.
Utilizzò i suoi poteri per finire prima, stando attento a non farsi vedere.

Dopo circa un ora aveva esaurito i libri.
Al moro ne mancavano ancora una dozzina.
"come cazzo hai fatto?" chiese Jace irritato, passandosi una mano fra i capelli.
"come ho fatto a fare cosa?" il volto del rosso assunse una finta espressione confusa.
"a finire i libri. È impossibile, sei arrivato dopo di me"
"semplice olio di gomito?!" Disse Michael con menefreghismo .
Jace afferrò i libri restanti e li buttò ai suoi piedi.
"allora metti a posto anche questi" disse incrociando le braccia al petto.
Il rosso alzò le spalle, raccolse i libri e andò a rimetterli a posto.
Il moro irritato lo segui.
Si fermò dietro di lui, proprio mentre stava riponendo l'ultimo libro.
Michael si voltò a guardarlo "che c'è adesso?"
Il moro infuriato spinse a terra tutti i libri che erano sullo scaffale.
"che cazzo di problemi hai?" gli urlò contro il rosso.
"Hai rapito mia sorella ! " lo accusò per l'ennesima volta
"e rieccolo, io non ho rapito nessuno" disse l'altro esasperato
"bugiardo" sibillò "sei soltanto un bugiardo. L'unica cosa che ti spetta è la prigione" spinse il rosso facendolo cadere a terra.
Michael gli si scagliò contro, facendoli sbattere la testa contro l'altro scaffale "stammi bene a sentire, io non ho rapito tua sorella, non so che cazzo di problemi tu abbia, ma toccami un altra volta e ti uccido."
Lo lasciò andare, prese la sua roba e uscì dalla biblioteca.

Jace ci mise un altra ora per rimettere tutto in ordine.

l'odio che provava nei confronti del demone non aveva limiti.
Una volta tornato a casa
Andò in camera, lasciò cadere la cartella a terra.
Si inginocchiò e tirò fuori una valigetta da sotto il letto.
La aprì: dentro c'erano lame, coltelli, proiettili e pistole, tutti benedetti, su ognuno di essi era stata incisa una croce.
Afferrò dei proiettili e ci caricò una pistola.
La infilò nel retro dei pantaloni, tra la cintura e i jeans.
Mise il resto a posto sotto il letto.
Scese le scale.
Stava per aprire la porta principale, quando senti sua madre chiamarlo.
"Jace dove stai andando?" Chiese La donna avvicinandosi
"a trovare i vicini, perchè?" Disse innocentemente il ragazzo
"tu di solito vai a trovare i vicini armato?" Intervenne suo padre
Jace diede un pugno alla porta, seccato di essere stato scoperto.

Michael era in camera, ripensava al bacio con Joanna.
Nei giorni successivi era andato da lei, le portava da mangiare e restava a guardarla, senza mai parlarle.
Dio quanto era bella, nonostante il volto segnato dalle sbavature del trucco.
Ci pensava da giorni .
Non riusciva a toglierselo dalla testa.
Non sapeva che cosa lo avesse spinto a baciarla.
Le poche volte in cui si erano scambiati qualche parola in quei giorni era stato per insultarsi.
Ma quel bacio, li aveva mozzato il fiato, facendoli abbassare la guardia per un momento.
Per un momento tutti i suoi problemi erano spariti, facendolo sentire libero come non mai.
Più ci pensava, più si sentiva uno schifo.
Ma quello che lo faceva stare peggio era stato il rifiuto della ragazza.
Come poteva non biasimarla, l'aveva sequestrata e rinchiusa in una stanza da sola al buio per una settimana.
Nonostante ciò, quel rifiuto, li aveva spezzato il cuore.
Provava qualcosa, non sapeva cosa, ma era forte.
Non riusciva più a sopportarlo.
Doveva toglierselo dalla testa.
Doveva tirarla fuori da quella prigione.
E doveva farlo al più presto.
Avrebbe dovuto dare una spiegazione ragionevole ai suoi genitori.
Stava pensando ad una scusa valida, quando sentì qualcuno scuoterlo per un braccio.
Era Ashton, era entrato nella stanza mentre il rosso era immerso nei suoi pensieri.
"Ehy, sveglia!"
"Che vuoi ? " chiese bruscamente Michael liberando Il braccio dalla presa del moro.
"Questa sarà l'ultima sera che passeremo insieme" ricordo' il castano
"Che peccato" rispose il rosso con sarcasmo.
"Tanto lo so che ti mancherò fighetta" disse dandogli un pugno sulla spalla.
"Contaci" esclamò l'altro alzando gli occhi al cielo, per niente divertito.
"Ho un bel programma per questa sera, sai" disse deciso Ashton sedendosi sul suo letto
"Non uscirò di nuovo con t.." Fu interrotto dal castano
"Infatti non uscirò con te questa sera" disse ridacchiando.
"E con chi allora?" Domando' il rosso perplesso.
"È da un paio di giorni che penso a lei, e questa è l'ultima occasione che ho per averla"
"Stai parlando di quell'oca che hai incontrato in discoteca?" Chiese michael quasi ridendo .
"Così mi offendi, la ragazza di cui sto parlando è molto meglio"
Ora Michael era davvero confuso, le uniche ragazze che aveva incontrato Ashton in questi giorni erano quelle oche e.... "oh no" penso.
Si alzò in piedi "non pensarci nemmeno"
"Non capisco di cosa tu stia parlando" rispose in tono innocente l'altro .
"Se osi sfiorarla con un solo dito ti uccido"
Anche il castano si alzò "io andrò da lei e la sua anima sarà mia, e finalmente tutti sapranno che sono io il ragazzo della profezia."
Il rosso senti la rabbia crescergli dentro "tu non sarai mai il ragazzo della profezia" Sibillò.
Ashton si avvicinò alla porta "prova a fermarmi" mormorò uscendo dalla stanza .

Michael gli corse dietro, quando scese in salotto lui era già uscito di casa.
Doveva arrivare prima di lui.
Andò in garage, salì in macchina, accese il motore e parti.
Era appena tramontato il sole, delle sfumature di arancione si potevano ancora vedere nel cielo.
Michael prese una scorciatoia per arrivare prima del castano

Nel giro di pochi minuti arrivò davanti alla casa.
Entrò dentro, non dovette nemmeno trasformarsi, non era più importante.
Scese le scale di corsa
Nella fretta inciampò rischiando di cadere gambe all'aria.
Aprì la porta ed entrò nella stanza.
La luce era accesa.
Lei era ranicchiata sul lettino e li dava le spalle.
"Joanna" sussurrò.
La ragazza si voltò di colpo
"Michael" esclamò, colta da un ondata di felicità.
Si alzò e gli corse in contro, lo abbraccio affondando il viso nel suo collo.
Lui la strinse forte accarezzandole la schiena.
"Come hai fatto a trovarmi? " chiese lei dopo aver sciolto l'abbraccio.
"Non c'è tempo per spiegare. Andiamo!" La afferrò per il braccio e la trascinò su per le scale in fretta , Ashton sarebbe arrivato da lì a poco .
Non la lasciò finché non furono in macchina.
Mise in moto e si allontanò il più velocemente possibile.
"Ti hanno fatto del male? " chiese Michael, cercando di sembrare innocente, come se non c'entrasse niente con il rapimento.
Non sentendo alcuna risposta si voltò a guardarla.
Joanna fissava la punta delle sue scarpe, delle lacrime le solcavano il volto.
Il rosso accostò "Ehy, va tutto bene, è tutto finito. Non ti faranno mai più del male. " disse sollevandole il volto .
La ragazza annui' appena e lui
la strinse a sé nuovamente .
joanna iniziò a singhiozzare, cercando di farsi piccola tra le braccia del suo Salvatore.
Restarono abbracciati finché lei non si addormentò.
Michael cercò di imprimere ogni singolo istante nella sua testa, era Tutto così fottutamente perfetto.
Ma prima o poi sarebbe finito.
La lasciò andare, l'adagiò sul sedile e le allacciò la cintura.
Mantenne una velocità sostenuta cercando di non svegliarla.

Dopo un quarto d'ora ,circa, arrivò davanti alla casa degli Evans.
Scese dall'auto, andò dalla parte del passeggero e aprì la porta.
Le slacciò la cintura e la prese in braccio.
Si avvicinò alla porta principale lasciando la portiera aperta.
Bussò, più che altro calciò la porta, visto che aveva la mani occupate.
Fù Jace ad aprire.
Quando vide sua sorella in braccio al rosso si sentì quasi male.
La prese in braccio portandola via da quel mostro.
Non gli disse niente, ne un "grazie", nemmeno un "dove l'hai trovata", non gli disse niente.
Si limitò a sbattergli la porta in faccia.

Ashton corse il più veloce che poté.
Non aveva visto l'auto di Michael passarli accanto.
Ad essere sinceri non aveva ancora visto nessun auto.
Ancora meglio.
Quando arrivò alla vecchia catapecchia uno strano silenzio aleggiava nell'aria.
Il sole era tramontato da poco, i rami degli alberi erano così fitti che sembrava notte fonda.
Entrò nella casa sorridendo, fiero di quello che stava per fare.
Aprì la botola facendola sbattere con violenza contro il pavimento.
Scese le scale sorridendo come non mai.
Finalmente il rosso si sarebbe rimangiato tutto quanto.
Finalmente avrebbe dimostrato a lui, e non solo, che Ashton Fletcher Irwin era il ragazzo della profezia.
Aprì la porta.
La luce era spenta, non riusciva a vedere nulla.
Tastò il muro finché non trovo l'interruttore.
Quando accese la luce tutta la felicità sparì e fu rimpiazzata dall'odio.
La stanza era vuota, di lei nessuna traccia.
Come era possibile? Era arrivato li prima del rosso.
La rabbia si accese in lui come una scintilla, e divampò come un incendio.
Tirò un pugno alla porta con talmente tanta potenza da lasciare il segno.
Urlò.
Un urlo pieno di rabbia e odio.
Un urlo che prometteva vendetta e dolore.
Afferrò la libreria e la sbatté per terra.
Il legno marcio si spezzò come una foglia secca.
Si avvicinò al tavolo, lo afferrò e lo lanciò contro il muro facendoli fare la stessa fine della libreria.
Prese la sedia, colpi il muro e il pavimento con essa, finché non si ridusse a un mucchietto di scheggie.
Salì le scale sbattendo i piedi.
Giunto in cima alle scale si voltò a guardare lo specchio.
Gli tirò un pugno.
Le scheggie di vetro non lo ferirono minimamente.
Urlò un'altra volta.
Urlò il più forte che poté.
L'eco dell'urlo riecheggiò nella foresta, anche dopo che il demone smise di urlare.

Spazio autrici
Okay iniziamo con il dire che la ragazza nella foto è la nostra cara Joanna o almeno è così che io e l'altra autrice la immaginiamo
Speriamo che il capitolo vi piaccia
Aggiorno a 5 voti alla prossima

Darkness||Michael CliffordDove le storie prendono vita. Scoprilo ora