15-Don't cry

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Joanna entrò in casa chiamando a gran voce suo fratello
Lo trovò poco dopo in camera sua seduto sul letto.
"Jace, finalmente! Ho delle grandi notizie da darti..." Gli disse entusiasta sedendosi accanto a lui.

gli raccontò di lei e di michael , dall'infermiera al bacio.
Jace rimase senza parole: la sua sorellina con quel mostro?! Non poteva crederci.
Osservo' il volto della ragazza , era felice come non mai, non poteva spezzarle il cuore.

"ma è fantastico! " esclamò con poca convinzione.
Joanna si protese verso di lui e lo abbracciò "meno male, credevo che ti saresti arrabbiato" per fortuna non si era resa conto che quella del fratello fosse solo una bugia.
"Dai, vado a casa di julie a darle la bella notizia " dicendo ciò la ragazza uscì dalla stanza lasciando jace da solo.

Appena la porta si chiuse Jace saltò in piedi.
Iniziò a camminare nervosamente per la camera.
Doveva fare assolutamente qualcosa, Joanna era in pericolo!
Dal nervoso tirò un pugno al muro. Aveva aspettato fin troppo.
Andò verso il poster dei Linkin Park, gli diede un strattone verso il basso e in un lampo si arrotolo'.
Sotto erano nascoste foto, schemi e ritagli di giornali.
Anni e anni di lavoro impiegati per evitare che sua sorella diventasse la ragazza della profezia.
Jace osservò attentamente quell'ammasso di fogli.
Quella sera sarebbe andato a caccia l'unico problema era ottenere la chiave dell'armeria dai suoi genitori.
Quello si che sarebbe stato difficile.

Il signore e la signora Evans tornarono qualche ora dopo dal lavoro.
Jace approfittò dell'assenza della sorella : Joanna infatti era ancora a casa di July.
"Mamma, papà, devo parlarvi" disse entrando in salotto.
"Che c'è Jace?" Domando il padre evidentemente seccato.
"Questa sera avevo intenzione di ...uhm... si insomma, di andare a caccia"
Suo padre annuì per poi indossare la propria giacca "andiamo" gli disse aprendo la porta di casa.
Jace scosse la testa ripetute volte "da solo"
I genitori si bloccarono entrambi di colpo, gli occhi fissi su di lui.
"Che cosa vuoi fare? " Chiese sbigottita sua madre.
" uhm andare a caccia?!" Chiese sarcasticamente
"Assolutamente no! " proseguì la donna.
"Ma.."
"Niente ma signorino, tu non andrai da nessuna parte" lo zitti.
"Non sei ancora pronto per queste cose!" concluse suo padre, con un tono di voce che non ammetteva repliche.
Jace andò in camera furioso, con o senza il loro permesso sarebbe andato a caccia da solo quella sera.

Jace aspetto che tutti dormissero prima di mettere in atto il suo piano.
Joanna non era ancora tornata da casa di julie.
La chiave dell'armeria era nascosta dentro la cassaforte nell'armadio della camera dei suoi genitori.
Prese una torcia e il più silenziosamente possibile percorse il corridoio.
Aprì la porta facendola scricchiolare e a causa di ciò Imprecò sotto voce.
Attese qualche istante prima di entrare. Il cuore gli batteva a mille.
Aprì l'armadio, inserì il codice afferrò la chiave e uscì alla velocità della luce.
Finalmente aveva le chiavi.
Scese nell'armeria, una stanza segreta nel seminterrato.
Diede una rapida occhiata alle armi contenute.
A differenza di quelle da lui possedute queste erano molto più potenti.
Scelse una balestra incantata, era invisibile agli occhi delle persone "normali".
Prima di uscire recuperò anche la collana da cacciatori, una collana magica che si riscalda quando l'aura di un demone si prepara a rubare un'anima.
Ne esiste solo una per cacciatore, consegnata al compimento dei 18 anni.

Uscì di casa e si diresse nei pressi delle discoteche presenti in centro città.
Era fuori dalla prima discoteca quando la collana iniziò a bruciare:li vicino c'era un demone.
Arrivò in un vicolo cieco, era buio e quasi non notò le due sagome nascoste nell'ombra.
Una era in piedi, probabilmente un ragazzo, l'altra era riversa per terra inerme.
"Ehy" urlò jace alzando la balestra verso il ragazzo.
Si avvicinò lentamente, e i contorni del ragazzo divennero nitidi.
Avrà avuto si e no 20 anni.
La ragazza, più o meno della stessa età, era morta, ora me era certo, quel ragazzo era un demone , gli occhi Vitrei attraversavano Jace come una lama.
"Adesso io e te facciamo una bella chiacchierata" non abbassò mai la balestra.
"Tu cosa ne sai della profezia? " domando Jace intrappolando il demone contro il muro.
"Quello che sanno tutti" rispose seccato il demone.
"Hai idea di chi possa essere il demone della profezia? " proseguì con rabbia.
"Nessuno lo sa!E a te che interessa?" Chiese il demone alzando gli occhi al cielo.
"Risposta sbagliata" jace scoccò una freccia, trapassò il collo del demone da una parte all'altra.
Il sangue macchiò il muro e i vestiti del ragazzo.
Jace recuperò la freccia e si diresse verso la sua prossima vittima, la collana bruciava di nuovo.
Si ritrovò in un'altro vicolo cieco.
Anche qui in lontananza si videro due sagome : la prima era una ragazza che teneva stretto tra le mani il colletto della camicia del ragazzo davanti a se.
Al cacciatore non era mai capitato di vedere un umana proteggersi da sola e ne resto' colpito.
Jace si avvicinò lentamente alla ragazza.
Lei era di spalle e non si era ancora resa conto della presenza del cacciatore, fino a quando questo non inciampò facendo così voltare di scatto la ragazza.
Era bellissima , la ragazza più bella che jace avesse mai visto in tutta la sua vita o forse meglio dire demone.
Aveva dei lunghi capelli castani e i suoi occhi erano neri, completamente neri e a jace fu' chiaro che non fosse lei la vittima ma il carnefice.
Il demone lascio' il colletto del ragazzo davanti a se e questo corse.
Jace restò qualche minuto ad osservarla e si chiese come fosse possibile che una bestia del genere potesse essere così bella.
Poi si ricordò immediatamente per quale motivo fosse lì e punto' la balestra contro il demone.
"Cosa ne sai della profezia?" Le chiese duramente.
Lei scoppiò a ridere e jace la guardò evidentemente confuso "hai intenzione di uccidermi?" Gli chiese divertita mentre Man mano i suoi occhi tornarono ad essere di un colore normale.
Jace strinse la presa sulla balestra "è il mio lavoro" rispose schioccando una freccia ma questa non colpi' altro che il muro.
"Provaci se ci riesci" gli sussurrò il demone da dietro le spalle prima di strattonare il ragazzo e quasi lanciarlo contro il muro per poi appropriarsi in un lampo della sua balestra.
Jace gemette dal dolore ma sopratutto dalla frustrazione, si portò una mano sotto il naso e noto' che gli stesse fuoriuscendo del sangue.
"Stronza" Sibillò.
Il demone iniziò ad armeggiare con la balestra guardando jace con aria divertita "ma una volta non vi addestravano?" Gli chiese scoppiando a ridere per poi puntargli la balestra contro.
Quando furono abbastanza vicini jace le tirò un calcio e si riapproprio' della propria balestra.
Il demone smise di ridere e arretrò lentamente "cosa sai della profezia?" Richiese jace.
"Non sono problemi che ti riguardando" rispose lei con arroganza.
Jace le si avvicinò e le punto' la balestra alla testa "dimmi cosa sai della profezia!" Urlo'.
La ragazza mise una mano nella tasca della sua giacca di pelle e ne estrasse una polverina nera.
"Che diavolo-" soffiò sulla polvere negli occhi di jace "ci si vede in giro" disse lei prima di correre a una velocità disumana e sparire nel buio della notte.
La vista di jace iniziò ad offuscarsi.
Il ragazzo si appoggiò con la schiena contro il muro e sbatte' più volte le palpebre sperando che così la sua vista sarebbe ritornata più nitida.
La testa inizio' a girargli e si porto le mani su di essa fino a quando non si accasciò a terra.
Improvvisamente non vide altro che il buio più totale.
Provo' ad alzarsi da terra , poggiò una mano sul muro facendosi strada ma a metà percorso inciampò su qualcosa.
Iniziò a chiedersi cosa diavolo gli avesse fatto quel mostro.
Avrebbe dovuto ucciderla immediatamente e non farsi ingannare da quel volto apparentemente così angelico.
Forse i suoi genitori avevano ragione: non era ancora pronto per andare a caccia da solo.
Tastò il terreno per cercare la propria balestra.
Quel demone sarebbe potuto ritornare da un momento all'altro.
Quando finalmente trovo' la propria balestra qualcosa lo colpi' dritto alla testa e il ragazzo si rannicchiò su stesso privo di sensi.

Era quasi mezzanotte quando joanna ritorno' a casa.
Aveva passato tutta la sera con julie e le aveva raccontato ogni singolo particolare di ciò che era successo a scuola.
Joanna apri' lentamente la porta d'ingresso sperando di fare il meno rumore possibile.
Se jace o i suoi genitori si fossero svegliati la ragazza avrebbe dovuto fare i conti con una bella predica.
Sali' le scale e si rinchiuse in camera sua per poi sdraiarsi sul letto sfinita.
Dopo non molto il telefono squillo' e decise di rispondere.
"Pronto"
"Non dovresti dormire a quest'ora?" Disse l'altra voce rimproverandola.
"Michael,lo sai che potresti avermi svegliata tu?" Disse lei ridendo.
"Nah".
"E invece si!" menti'
"Sei appena tornata a casa e la luce di camera tua è accesa da un po'"
Rispose lui e joanna immagino' il suo sguardo soddisfatto.
"Ma..."
"H-ho una s-spiegazione" disse balbettando.
"Sul serio clifford?"
"Non chiamarmi così!" Urlo' facendo scoppiare a ridere la ragazza.
"Non riesco a vedere cosa stai facendo" disse Michael.
"Mi stai osservando?"
"Vai davanti alla finestra" le ordinò.
Joanna obbedì e vide Michael affacciato dalla propria finestra sorriderle.
"Non noti nulla di nuovo?" Le chiese mentre joanna vide che stesse indicando se stesso.
Joanna lo guardò attentamente e quando si rese conto a cosa si stesse riferendo il ragazzo lei scosse la testa divertita.
"Un'altra tinta?" Disse sarcasticamente e vide Michael sorridere vittorioso "non è fantastico?" Chiese entusiasta passandosi una mano tra i capelli biondo platino.
La ragazza non rispose e si limitò ad osservare il ragazzo che ai suoi occhi appariva così dannatamente perfetto con qualsiasi colore di capelli.
"Sveglia!" Joanna sobbalzò.
"Si ci sono"
"A cosa stavi pensando?"
"Nulla, Come va con le ferite?" Gli chiese.
Michael sembro' pensarci su "tutto bene tranquilla"
"Chi è stato?"
"Jo, ti ho detto di stare tranquilla" gli disse con un tono di voce basso.
"Ma si può sapere chi ti ha ridotto in quello stato?" Urlo' la ragazza.
"Non è importante saperlo"
"Ma.."
"Jo, ti ho detto che non è importante!"
Joanna abbassò lo sguardo e annuì debolmente.
"Mike io devo saperlo"
"Joanna, non insistere ti prego non è successo nulla di che" le disse per rassicurarla.
Restarono in silenzio per vari minuti fino a quando joanna decise di cambiare discorso.
"Michael, ecco per caso hai ricordato qualcosa del mio rapitore?".
Michael deglutì "niente mi dispiace".
Joanna annuì debolmente "vedrai che lo troveranno" le disse.
Michael si sentiva tremendamente in colpa.
"La polizia mi chiede di continuo di collaborare, ho ricordato il nome del ragazzo ma non corrisponde a nessuno" disse Istericamente la ragazza.
"Michael, loro credono che io stia mentendo" Michael non rispose.
"Diglielo anche tu che non è così!"
Disse prima che una lacrima le solcasse il volto.
"Jo, non piangere ti prego" le disse dolcemente.
"si risolverà tutto" proseguì.
"Mike?"
"Mmh?"
"Grazie ancora" sussurrò
"E di cosa?" Chiese confuso.
"Di avermi salvata"
"Non devi sentirti in debito con me, prima o poi ti avrebbero trovata comunque" rispose lui allontanandosi dalla finestra per evitare che la ragazza potesse vedere le lacrime nere che minacciavano di uscire dai suoi occhi.
Gli faceva male mentirle.
Faceva male pensare di essere stato lui a farle del male,ma sopratutto faceva male il fatto che lei lo trattasse come un eroe quando non era altro che un mostro.

Spazio autrici
Salve :) ci scusiamo per il ritardo ma tra il concerto, scuola e varie comunioni non ho avuto il tempo di aggiornare.
Spero che il capitolo vi piaccia :) aggiorno a 6 voti

Darkness||Michael CliffordDove le storie prendono vita. Scoprilo ora