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Joanna era sdraiata sul divano quando venne svegliata dalle urla di Jace.
La testa le faceva male .
Ricordava di essersi addormentata fra le braccia di Michael
ma di lui nessuna traccia.
Si mise a sedere portandosi una mano sulla fronte.
Jace stava urlando a proposito di vendicarsi dello stronzo che le aveva fatto del male.
Non si era reso conto che sua sorella si fosse svegliata
Almeno fino a quando non la senti' parlare.
Dalle labbra della ragazza un solo nome venne ripetuto svariate volte sottovoce "Michael"
"lo sapevo! se lo prendo lo ammazzo"
sbraitò il moro tirando un pugno al tavolino di legno , poi riprese a parlare rivolgendosi alla sorella
"ti ha fatto del male?"
"no, lui... lui non c'entra nulla " balbettò lei
"che cosa?" domandò confuso suo fratello .
La ragazza non ebbe il tempo di rispondere che i suoi genitori entrarono urlando, in salotto.
"Jace che cos'hai da urlare così tanto? "

Appena la videro si bloccarono.
La madre iniziò a piangere e le corse in contro per abbracciare la figlia ritrovata.
Il padre rimase immobile per ancora qualche istante boccheggiando prima di aggiungersi all'abbraccio.

Quando finalmente riuscirono a sciogliere l'abbraccio, la madre le prese il volto fra le mani.
"chi è stato a farti questo? Non avere paura, non potrà più farti del male ora "
Joanna apri' la bocca per rispondere ma venne interrotta da Jace
"è stato Michael Clifford, è sempre stato lui fin dall'inizio. Avevo cercato di dirvelo ma voi non mi date mai retta "
Adesso era Joanna ad urlare
"non è stato lui! Lui mi ha portata via da lì"
"E chi è Stato allora?- domandò preoccupato e arrabbiato allo stesso tempo il padre.
"Mi aveva detto il suo nome ma non lo ricordo , non lo avevo neanche mai visto a scuola o in giro " spiegò tenendo lo sguardo fisso a terra portando le mani sulla testa prima di scoppiare a piangere.
"lo troveremo, te lo prometto " le promise Jace asciugandole le lacrime .

Dopo aver abbracciato ancora e ancora la ragazza sua madre si alzò di colpo e immediatamente si ricordò di dover chiamare la polizia per comunicare il ritrovamento di Joanna.

Dopo essere stato informato dell' accaduto l'uomo in divisa camminò fino all'uscio di casa Clifford
Bussò un paio di volte prima che la signora Clifford andasse ad aprire.

"Buona sera " disse confusa
"Buona sera signora, suo figlio Michael è in casa? " chiese l'uomo di mezza età sporgendosi verso la porta
"Mio... mio figlio? Cosa ha combinato? " l'ansia si impossessò di lei.
"Oh non si preoccupi signora, devo solo fare qualche domanda al ragazzo"
"Che genere di domande?" Chiese evidentemente agitata
"Riguardo al rapimento della signorina Evans"
La donna rimase senza parole.
Cercò di assumere un aria innocente "è su in camera, si accomodi, ora vado a chiamarlo"
Il poliziotto entro' in casa, seguito dalla donna che richiuse la porta dietro di se .
"Arrivo subito" disse salendo le scale con il cuore in gola.

Spalancò la porta facendo sussultare Michael che era seduto al computer
"mamma, mi hai spavento. Che succede?" Chiese il ragazzo dopo aver visto l'espressione preoccupata della madre.
Si alzò dalla sedia e le si avvicinò posandole una mano sulla spalla
"Al piano di sotto c'è un poliziotto che ti vuole parlare" la voce le tremava.
"Eh di cosa ?" Chiese dirigendosi verso la porta.
Sapeva già quale sarebbe stata la risposta
"Su Joanna" tagliò corto la madre accarezzando la guancia del figlio.
Michael non rispose, sposto' la mano della madre e si limitò a scendere le scale andando in contro al poliziotto.

Dopo essersi salutati in modo formale si sedettero in cucina.
I genitori di michael stavano in piedi con la schiena poggiata alla porta mentre l'ansia li opprimeva.
"Allora Michael, come ci si sente a salvare una vita. Gran bella sensazione, vero?" Disse il poliziotto dando una pacca amichevole sulla spalla del rosso .
Quella domanda disorientò i genitori.
"Ehm, bene immagino" rispose il ragazzo scrollando le spalle .
"Se non ti dispiace ti porrò alcune domande alle quali dovrai rispondere il più sinceramente possibile" prese un registratore, lo accese e lo appoggiò sul tavolo .
Il rosso annuì deglutendo.
"Come facevi a sapere dove si trovasse la signorina Evans?"
Pensò per qualche istante prima di rispondere "non lo sapevo, avevo appena litigato con un mio amico, e avevo bisogno di farmi un giro.
Quando sono arrabbiato mi piace stare da solo, e qual'è un posto migliore del bosco?"
L'uomo annui' lentamente continuando ad ascoltare .
I genitori fulminarono il figlio con lo sguardo.
"Ho visto una vecchia catapecchia e un ragazzo uscire di corsa da lì , l'ho seguito e ho notato che stava parlando al telefono , disse di essere stufo di dover tenere rinchiusa una ragazza la cui descrizione combaciava alla perfezione con quella di Joanna allora ho deciso di entrare nella casetta a dare un occhiata.
C'era una botola in mezzo al pavimento.La aprì e scesi le scale che si nascondevano al di sotto. Alla fine c'era una porta d'acciaio, quel deficente aveva lasciato le chiavi nella serratura. Quando ho aperto la porta e l'ho vista il mio unico pensiero è stato di portarla via da lì. Poi penso che il resto della storia la conosca già." Sapeva che il suo racconto non avesse alcun senso ma il poliziotto sembro' credere ad ogni singola parola e il ragazzo rimase quasi sorpreso
"Hai fatto bene Michael , grazie della collaborazione. Sapresti descrivermi il ragazzo ?"
Michael esito' prima di scuotere la testa
"Mi raccomando ragazzo pensaci .
Non c'è bisogna che mi accompagniate alla porta , conosco la strada" detto ciò l'agente si congedo' .

Darkness||Michael CliffordDove le storie prendono vita. Scoprilo ora