Capitolo Dodicesimo.

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[Michael]

Il mattino seguente restai diversi minuti ad osservare Amy ancora immersa nel suo sonno. Era sdraiata a pancia in giù, abbracciata al cuscino e con il volto nella mia direzione. Aveva un'espressione serena, un accenno di sorriso sulle labbra e invidiai quel cuscino.
Il lenzuolo era abbassato, permettendomi di scorgere parte del suo seno e la schiena diafana, che mi ricordarono la splendida sensazione di avere quella carne sotto le mie dita, di stringerla, baciarne ogni centimetro.
Quanto avrei voluto fare di nuovo mio quel corpo.
Per evitare di cedere a strane tentazioni, trovai la forza di alzarmi, indossare un paio di boxer e i jeans e poi andare in cucina, riuchiudendomi piano la pprta della camera alle spalle.
Trovai Jeffrey già in piedi. «Buongiorno...» borbottò. «Ma Buongiorno!» risposi con fin troppo entusiasmo. Afferrai la caffettiera e versai un poco del suo contenuto in una tazzina, poi mi sedettidi fronte a quella testata di capelli corvini.
«Come diamine fai ad essere così di buonumore alle otto e mezza del mattino!?» «Davvero è così presto? E tu che ci fai già in piedi?» «Potrei porti la stessa domanda...» «Pane e simpatia, per colazione?» «Al contrario tuo, io sono una persona normale che al mattino, appena sveglio, ha i coglioni girati al posto del tuo sorriso da ebete.» sbuffai. «Ma di quale sorriso da ebete parli?!» mi osservò un istante per poi tornare alla sua tazza di latte e la mano persa bel pacco di biscotti.
Può sembrare strano, ma i Guns N Roses facevano una comunissima colazione con caffè, latte e biscotti, sì. Non eravamo esseri alieni.
«Michael, spiegami un cosa...» «Cosa?» «Ti sei innamorato di Amy?» quella domanda mi spiazzò lasciandomi con gli occhi sbarrati.
No. Non mi ero innamorato di Amy. Le volevo bene, nutrivo un grande affetto, stima e rispetto nei suoi confronti, ma non me ne ero innamorato.
«Isbell, smettila con le cazzate.» il fatto che lo avessi chiamato con il Suo cognome delineava la serietà del discorso.
«Non sono cazzate. Giuro di non averti mai visto con nessuna come sei con lei.» «È lei che è diversa dalle altre.» «Appunto.» «Ehi, ehi, ehi... Le tue conclusioni mi spaventano.» «È l'evidenza, non sono mie conclusioni campate per aria. Tu non l'hai mai reputata come "una scopata e via".» «Certo che no.» «E quanto ci hai messo a baciarla, due settimane, o tre? Solitamente non ci metti così tanto per un bacio.» «La rispetto. Tutto qui.» «La rispetti solamente o hai sempre avuto un occhio di riguardo perché tieni a lei in modo particolare?» «Cristo Jeff, sembra un interrogatorio!» «Scusami, ma vorrei che ci riflettessi.» «Perché?» «Perché non voglio che ti prendi in giro e...» si bloccò. «E...? Cos'altro?» «E perché tutti abbiamo a cuore Amy.» lasciai che si alzasse, riponesse i biscotti sulla mensola e si avviasse al corridoio.
Quando fu appena sulla porta, gli dissi «Le ho chiesto se sarebbe disposta a mettersi con me.» «E lei?» «Non lo sa... Se potesse non starebbe con nessuno.» «E tu? Tu ci staresti con lei?» attesi. «.» affermai, convinto.
Lo vidi allontanarsi con un sorriso in volto.
Rimasi da solo in cucina per quasi un'ora. Quella conversazione con Jeffrey mi stava facendo seriamente riflettere e la mia testa stava impazzendo.
Perché diavolo mi ero lasciato portare via in quella maniera? Era un ragazza... Estremamente interessante, assolutamente bella dentro e fuori, ma io non mi innamoravo da troppo tempo. Forse non sapevo nemmeno più che cosa volesse dire essere innamorati e provare qualcosa di forte per una persona.
Comunque, anche se non potevo dire di esserne innamorato, dovevo almeno ammettere quanto quella ragazza mi piacesse. Il desiderio che provavo nei suoi confronti, l'apprensione, l'affetto... Tutto mi riconduceva sempre a quella soluzione.
E sì, con lei ci sarei stato, anche subito.
Mi colsero alla sprovvista una serie di ricordi, dal suo arrivo al garage, in braccio a William, a quella prima notte in cui dormì nel mio letto.
Ricordai quanto mi avesse colpito fin da subito, quanto quegli occhi erano stati capaci di leggermi dentro, quanto lei stessa fosse capace di trascinarmi con sé abbassando ogni mia difesa. Mi tornò alla mente la prima volta in cui avevo rischiato di baciarla: era iniziato tutto scherzando, le avevo fregato il cappello, e poi quella vicinanza... I miei occhi nei suoi, i nostri nasi che quasi si sfioravano, e quelle labbra irresistibili a pochi centimetri dalle mie. Se solo non ci fossero stati gli altri...
Un'altra cosa che adoravo di lei, era vederla scatenarsi sotto al palco ai nostri live, dandomi la possibilità di ammirare il suo splendido corpo in movimento: le braccia alzate, i capelli lunghi e castani che le carezzavano le spalle e la schiena spesso agitati al ritmo dei nostri pezzi; mi piaceva guardare la morbida linea che partiva dal mento scendendo poi giù per il collo e arrivando al seno abbastanza pieno. I suoi fianchi spesso lasciati scoperti che ondeggiavano e quelle splendide gambe fasciate -nella maggior parte dei casi- da dei pantaloni in pelle. Sapeva essere fottutamente sexy, una vera tentatrice. E Axl non aveva perso tempo abboccando alla trappola che lei, involontariamente, tendeva a tutti.
Ricordai il fastidio che provai nel sapere che quel Rosso aveva avuto l'occasione di far suo quel corpo prima di me, ma ancor peggio fu sapere che loro due si conoscevano da tanti anni. Inizialmente, ciò mi aveva fatto sentire incredibilmente inferiore a William, perché credevo che il legame che c'era fra di loro non sarebbe mai valso cent'anni del nostro. Ma alla fine avevo imparato che quello che legava me e lei, e lei e Axl, era solamente diverso, ognuno speciale a modo proprio. Perché, ne ero certo, quello che ci legava era speciale.
Ripercorsi sfogliando, come si fa con un album di fotografie, tutti i ricordi fino a giungere a quell'ultima e indimenticabile notte. E fu lì che venni interrotto.
Sentii scorrere sulle mie e spalle e sul torace nudo le mani di quella ragazza che occupava la mia mente. La sentii abbracciarmi da dietro e baciarmi teneramente una guancia. «Buongiorno Biondino.» «Buongiorno Bellezza.» mi voltai nella sua direzione e mi alzai. Guardandola negli occhi la baciai castamente sulle labbra. Sorrise. «Non ho mai avuto così tanti sinceri "Buongiorno" come da quando mi sveglio con te...» ammise. «Davvero? Ciò mi lusinga.» premette di nuovo le labbra sulle mie.
Saul entrò. «Sembrate già una coppietta.» affermò ironico. «Peccato...» lo guardai assottigliando lo sguardo. «Cosa vuol dire "peccato"?» «Insomma, non è giusto che solamente te e Axl abbiate avuto determinati trattamenti di favore.» mi avvicinai bruscamente al chitarrista. «Senti, accozzaglia di ormoni in visibilio che non sei altro. Amy non è una merce pronta al commercio, chiaro? Non puoi averla.» sibilai. «Stai calmo, cazzo!» affermò sghignazzando. Scorsi sul volto di Amy dello stupore.
Lasciai quella cucina chiudendomi in camera e sbattendo la porta. Ci mancava solamente che pure lui la toccasse.
Buttai giù qualche consistente sorso di Vodka, prima di accasciarmi a peso morto sul letto a fissare il soffitto. Saul poteva avere chi voleva, perché proprio lei!? Il solo pensiero che lui potesse anche solo sfiorarla, baciarla, averla per sé, mi mandava in bestia. Ok, forse era folle, ma io sentivo già Mia quella ragaza e volevo che Mia restasse. Non potevo nemmeno lontanamente pensare al fatto che qualcun'altro potesse averla, non riuscivo a concepirlo... Ne ero Geloso, e tanto.
Dopo diversi minuti, con gli occhi chiusi, sentii qualcuno entrare in camera e chiudersi la porta alle spalle. «Duff, mi dici che ti è preso?» era Amy. «Niente, stai tranquilla.» risposi tagliando corto. «Perché hai reagito così con Slash? Non che non mi abbia fatto piacere, ma forse hai un po' esagerato. Scherzava.» «No, su questo non scherza affatto, fidati.» risposi, allora, con un tono che non ammetteva alcuna replica.
Aprì l'armadio iniziando a scorrere fra i vari attaccapanni cercando qualcosa da indossare. La sorpresi da dietro abbracciandola. «Ehi...» disse. «Vorrei solamente che Hudson ti stesse alla larga, così come gli altri. È così difficile da capire?» «Perché?» «Deve esserci un motivo specifico?» «No, se non fossi così determinato a tenermi distante da loro.» «Li conosco, per loro saresti solo una scopata.» «E per te no? Dai Michael, non sono scema.» la feci voltare verso di me. «Se pensi di essere per me solo del semplice e banale sesso, allora sì, lo sei.» si stupì nuovamente. «Sono abituata ad essere usata, non fare il cavaliere per poi rivelarti come tutti gli altri.» strinsi i suoi fianchi avvicinando il mio bacino al suo per non permetterle di allontanarsi.
«Non ti sto usando, non sto facendo la faccia buona, non sei solo dello stupido sesso. Credevo lo avessi capito.» «Non voglio illudermi e legarmi troppo a qualcuno per l'ennesima volta, con il rischio di rimanerci fottuta e basta.» «Non sarà così, te lo prometto.» dissi, osservandola negli occhi e accarezzando il suo viso. «Ma come faccio a fidarmi?» «Fallo e basta.» «Ho paura.» «Anche io, non sai quanta.» appoggiai la mia fronte alla sua.
«Di cosa hai paura, Michael?» sorrisi amaro. «Di rovinare il nostro rapporto, di ferirti... Ho paura di farmi del male, di quello che ci aspetta. Di non essere sufficientemente presente al tuo fianco, di essere un peso con i miei dannati vizi. Ho paura di così tante cose che non mi basterebbe una settimana per elencarle tutte.» «È tutto ciò che spaventa anche me.» «Lo so. Ma... Ma dammi una possibilità, piccola. Proviamoci.» «Cosa ti sta spingendo a dirmelo?» attesi diversi istanti, non so nemmeno io perché. «Perché tu mi piaci, Amy.» ammisi. E poi, con delicatezza estrema, posai le mie labbra su quelle della ragazza. Le sfiorai sentendo il suo respiro a solleticare le mie, per poi premere sempre di più, godendo della loro forma a cuore semplicemente perfetta e di quella corposità unica.
Iniziai a baciarla, percependo immediatamente la sua risposta. Le avevo aperto il mio cuore, com'era stato possibile? Le mie mani che la accarezzavano dolcemente lungo i fianchi e le sue che mi cingevano la vita. La mia lingua toccò la sua trascinandola in una danza che diede un tocco di passione a quel bacio. Sentii percorrermi da brividi.
Avvertii qualcosa di umido scendere sotto il mio polpastrello, poggiato sul suo volto. Mi accorsi che era una lacrima e mi fermai. «Cosa succede?» «Non riesco a credere che quello che mi hai detto sia vero.» «Lo è, ogni singola parola.» si rifugiò contro al mio petto, sfogandosi, mentre io l'abbracciavo come a doverla proteggere dal mondo.

~Fall to Pieces.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora